Cosa c’è dietro le crescenti minacce della Russia all’Occidente

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-06-08

In Russia si fa largo un filone anti-Occidentale sempre più aspro nei toni, a partire dalle parole di ieri di Dmitry Medvedev: si cerca un nemico più grande per giustificare l’invasione dell’Ucraina agli occhi della popolazione?

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Le violente frasi contro l’Occidente pronunciate dall’ex presidente russo Dmitry Medvedev sono espressione di un filone che a Mosca va diffondendosi via via di più, nella cerchia di Vladimir Putin. “Sono bastardi e imbranati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”, le parole affidate a Telegram che da ieri fanno discutere in Europa. Piotr Tolstoj, portavoce aggiunto della Duma – il Parlamento russo – e deputato di Russia Unita, ha dichiarato “Questa volta non torneremo indietro. Inostri elettori sono i primi a chiederci di creare una Grande Russia con l’Ucraina e i nostri alleati bielorussi. Solo così potremo diventare la trave portante di un polo alternativo a quello occidentale”.

Cosa c’è dietro le crescenti minacce della Russia all’Occidente

Come se la consapevolezza di aver rotto definitivamente i legami con il resto del mondo, tagliando a suon di bombardamenti e crimini di guerra i ponti con i Paesi con i quali fino al 24 febbraio si intrattenevano scambi commerciali e diplomatici, autorizzi a spingere ancora di più sull’acceleratore delle tensioni internazionali. “Ci vorranno anni per convincere la nostra gente della bontà di quel che stiamo facendo. L’Ucraina non è un nemico tale da giustificare quel che sta accadendo e servirà almeno un decennio per demilitarizzare Kiev. Ne serve uno più grande, più temibile”, sostiene il generale Vladimir Shamanov, ora deputato della Duma.

Figes: “Escalation che inaugura una fase pericolosa”

Per Orlando Figes, storico inglese esperto di Russia intervistato oggi da Repubblica, quella di Medvedev è  “anche una scelta di lealtà politica”. “Ossia – spiega – vuole sottolineare che in Russia oggi non c’è alternativa a Putin. E che se un giorno Medvedev ne prendesse il posto, la linea durissima della Russia in Ucraina non cambierebbe di una virgola. È senza dubbio un’escalation che inaugura una fase pericolosa”. E il motivo per il quale questo approccio fa presa sulla popolazione è perché “buona parte della Russia non è mai uscita dalla Guerra Fredda, specialmente la popolazione dai 45 anni in su”, sulla quale la retorica che vuole l’Occidente pronto a distruggere il Paese funziona ancora. “C’è poi un secondo motivo dell’enfasi sulla presunta russofobia – conclude Figes – e cioè stimolare la coscrizione militare e la mobilitazione della popolazione”.

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