Perché la Lega Nord sta giocando coi vaccini?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-06-14

Cosa sono più importanti: i voti dei genitori preoccupati o la salute della collettività? Fino a qualche tempo fa diverse amministrazioni leghiste erano a favore dell’obbligo (e alcune lo sono ancora, ma di nascosto); ora invece Veneto e Liguria si scagliano contro il decreto Lorenzin. Come mai?

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Veneto e Liguria hanno iniziato a fare marcia indietro sul decreto Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie. Ieri il Presidente del Veneto Luca Zaia ha annunciato che la Regione farà ricorso contro il decreto che prevede l’obbligatorietà dei vaccini. La Liguria invece chiederà al governo di cambiare idea sulle sanzioni e sull’accesso a scuola limitato solo ai vaccinati. Eppure a inizio anno la Conferenza Stato-Regioni aveva dato il via libera al nuovo Piano Vaccinale dove veniva ampliata l’offerta delle vaccinazioni obbligatorie.

Cos’ha capito Zaia del piano vaccinale della Lorenzin?

Il caso del Veneto è emblematico dal momento che è l’unica regione che ha abolito del tutto l’obbligo vaccinale. In Veneto dal 2007 infatti tutte le vaccinazioni pediatriche sono facoltative. Una situazione che ha portato ad un drastico calo della copertura vaccinale. Zaia invece rivendica che proprio grazie all’approccio basato sulla raccomandazione in Veneto la copertura vaccinale è al 92,6%. Un risultato che per il Presidente del Veneto è eccezionale ma che in realtà è al di sotto della soglia minima del 95%. Il Veneto è una delle otto regioni con la copertura vaccinale più bassa, ma per Zaia invece è un successo. Il dato diffuso da Zaia inoltre prende in considerazione una fascia d’età molto ampia: tra i due e i 18 anni e non la singola coorte vaccinale.
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Come ricorda il Presidente dell’ISS Walter Ricciardi in Veneto le performance vaccinali sono tutte sotto la soglia di sicurezza. Inoltre per Ricciardi in Veneto il problema riguarda anche i richiami, per l’esavalente si parla di «meno del 5% di recupero dell’immunizzazione a 36 mesi a differenza del resto d’Italia, dove a fare il richiamo è il 18%». Zaia dice di non essere contro i vaccini ma contro l’obbligo e la coercizione. Su Twitter però scrive che il genitore deve poter stabilire col pediatra “un programma vaccinale ad hoc“. Curiosamente è proprio quello che sostengono medici radiati come Roberto Gava. C’è da chiedersi poi come mai allora in Conferenza Stato-Regioni nessuno ha contestato il Piano Vaccinale della Lorenzin.
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Matteo Salvini rilancia scagliandosi contro gli interessi delle case farmaceutiche e sollevando dubbi sulle vaccinazioni dei clandestini. Per Salvini in Veneto si è passati dall’88% del 2014 al 92,6% di oggi. Ma non si sa di quale vaccino.

Il trucchetto del Veneto per alzare la copertura vaccinale

Perché l’assessore alla Sanità del Veneto Luca Coletto nel luglio del 2016 parlava di un calo della copertura per le vaccinazioni ex-obbligatorie:

Durante gli ultimi 4 anni, 2012-2015 (coorti dei nati 2010-2013), si è passati da una copertura del 95,4% per le vaccinazioni ex-obbligatorie (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B) ad una del 91,3 % con un calo di 4 punti percentuali. La copertura per morbillo, parotite e rosolia ha subito un calo analogo passando da una copertura del 92,5% ad una dell’87,1% per il medesimo periodo. Il calo si è riscontrato su tutto il territorio regionale.

In un comunicato stampa del 4 aprile 2017 Regione Veneto comunicava che per l’ultimo anno osservato, quello dei nati nel 2014, la copertura della vaccinazione contro il morbillo “tocca l’89,2% con un aumento di due punti rispetto al precedente rilevamento”. Per la cronaca Zaia è Presidente del veneto dal 2010.
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Curiosamente a novembre 2016 in Veneto la Giunta regionale – su proposta di Coletto e Zaia – ha approvato una misura dal titolo “misure straordinarie per il recupero delle coperture vaccinali in età pediatrica nella Regione del Veneto” nella quale si adottano “misure eccezionali” per il recupero delle coperture. Non si tratta di una reintroduzione dell’obbligo ma anche in Veneto la Regione ha previsto la richiesta del certificato vaccinale all’atto dell’iscrizione ai nidi ed alle scuole dell’infanzia.
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A che scopo?  L’elenco degli iscritti con la documentazione vaccinale verrà trasmesso al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’azienda Ulss di riferimento la quale fornirà un parere sul rischio di ammissione del bambino non vaccinato in rapporto al tasso di copertura del territorio, alla situazione epidemiologica e anche della presenza nella comunità infantile di bambini che non possono essere vaccinati per specifiche condizioni di salute. Sarà poi il sindaco a ordinare “il temporaneo allontanamento del bambino o la sua non ammissione alla struttura”. Insomma anche in Veneto si sono accorti che bisogna intervenire con misure coercitive. E visto che il tasso di copertura è generalmente molto basso chissà cosa potrà mai decidere il SISP.

La campagna elettorale della Lega Nord sui vaccini

Al di là delle cifre, che certificano che in Veneto la copertura vaccinale è ancora sotto la soglia minima, il fatto che anche la Liguria si metta di traverso al decreto Lorenzin ci dice che il problema è un altro. Nonostante l’atteggiamento di Salvini, che ha sempre strizzato l’occhio ai Genitori Preoccupati™ la Lega Nord ha espresso in passato posizioni a favore dell’obbligo vaccinale. Lo ha fatto ad esempio in Emilia Romagna, la prima regione a reintrodurre l’obbligo per l’iscrizione all’asilo. E lo ha fatto a inizio maggio proprio in Liguria dove la Lega Nord ha presentato un testo di una legge per rendere obbligatorio il rispetto del piano vaccinale per essere ammessi a scuola. All’epoca l’assesora alla Sanità Sonia Viale (Lega Nord) ha detto di essere favorevole ma ha demandato la decisione al Consiglio Regionale. A marzo la Viale si era espressa così:

ogni proposta sarà valutata e discussa attentamente ma ritengo che prima di precludere l’accesso alle comunità infantili sia auspicabile una normativa nazionale che, maturata di concerto con le regioni e con esse pienamente condivisa, equipari le vaccinazioni oggi obbligatorie per legge a quelle raccomandate. Solo in seguito potranno essere valutate eventuali proposte di modifiche dell’applicazione dell’obbligo vaccinale. Fino ad allora  è necessario proseguire a porre in atto tutte le strategie comunicative necessarie per fugare i dubbi dei genitori, da un lato ascoltandoli e manifestando comprensione per le loro paure e, dall’altro, illustrando con chiarezza i danni causati dalle malattie contro cui esistono i vaccini.

Un concetto già ribadito dopo l’approvazione del Piano Vaccinale da parte della Conferenza Stato-Regioni quando la Viale disse:

L’accordo è stato raggiunto, ma non, come detto in un primo momento, con il consenso unanime di tutte le Regioni. Si sta però verificando un percorso per fare sì che venga eliminata la distinzione tra vaccini obbligatori o raccomandati, che non ha alcun senso scientifico, e poi per rendere obbligatorie le vaccinazioni per l’accesso a nidi e scuole materne.

Ora che la legge nazionale è arrivata in Liguria hanno cambiato idea. In Lombardia invece la Lega Nord ha saputo fare ancora meglio. Ad aprile il Consiglio Regionale ha approvato la proposta di legge per rendere obbligatorie le vaccinazioni per l’accesso agli asili. La Lega Nord però si è pilatescamente astenuta ma dopo il voto il Presidente Roberto Maroni ha detto di rispettare la decisione del Consiglio perché così funziona la democrazia. Ma ora che il governo ha fatto qualcosa per contrastare il calo della copertura vaccinale la nuova linea della Lega Nord è “essere contro l’obbligo”. Anche se nei fatti l’ha sostenuto fino all’altro ieri.
 

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