Perché il referendum sulla legge elettorale sarà bocciato dalla Consulta

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-01

Enzo Cheli, e vicepresidente della Consulta, spiega perché c’è il fondato rischio che anche stavolta Calderoli abbia proposto una legge incostituzionale

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C’è il fondato sospetto che Roberto Calderoli abbia proposto un’altra legge incostituzionale. A metterlo nero su bianco è oggi Enzo Cheli, ex vicepresidente della Consulta, che espone tutti i suoi dubbi sul quesito che vuole introdurre il maggioritario tramite referendum: il problema a monte della richiesta delle otto regioni è che la Corte Costituzionale ha sempre statuito che la legge elettorale è “costituzionalmente necessaria”. Ciò significa che per il buon funzionamento del nostro regime parlamentare il corpo elettorale deve avere sempre a disposizione una legge elettorale vigente e funzionante così da poter essere chiamato in qualunque momento alle urne». L’intervista rilasciata a Liana Milella per Repubblica

Calderoli, l’esperto di leggi elettorali della Lega, sostiene che la legge che residua non solo sarebbe praticabile ma già la battezza Popolarellum.
«Questa tesi è infondata. Il referendum abrogativo mira a cancellare la parte proporzionale della legge Rosato (che riguarda quasi due terzi del sistema) per adottare di risulta un sistema elettorale interamente maggioritario fondato tutto su collegi uninominali. Se il referendum fosse accolto il Rosatellum diventerebbe immediatamente inoperante perché andrebbero ridefiniti come uninominali gli attuali collegi plurinominali. E per questo ci vuole una legge».

Secondo Calderoli il governo ha già una delega recente per farlo. Non è così?
«Questa delega è stata concessa con una legge varata dalla precedente maggioranza per modificare i collegi dopo la riduzione del numero dei parlamentari e non riguarda il Rosatellum. È comunque sicuro che la delega non potrà essere messa in atto prima della decisione della Consulta che pertanto il prossimo gennaio si troverà davanti a collegi non ancora riformati».

roberto calderoli

È proprio sicuro che la Consulta non possa consentire il taglia e cuci sul Rosatellum?
«Anche se la Consulta dovesse farlo per l’intreccio istituzionale che si va configurando il referendum non si potrà fare».

Scusi, ma perché?
«La ragione è questa: quando, a ottobre, verrà varato il taglio del numero di deputati e senatori la struttura del Parlamento cambierà e di conseguenza sarà necessario varare una nuova legge elettorale di cui già si parla. Che si ispirerà inevitabilmente, per sua natura, a principi diversi e avrà contenuti normativi differenti dal Rosatellum. E questo impedirà che si possa operare un trasferimento del quesito referendario dal Rosatellum alla nuova legge elettorale. La strada, quindi, del referendum, ancorché ammesso, resterà di fatto bloccata».

Cioè una volta approvata la nuova legge elettorale la vecchia non esiste più e quindi il referendum cade?
«Proprio così, la legge cade e l’Ufficio centrale della Cassazione dichiara il referendum superato. Questo avviene in base all’articolo 39 della legge del 1970 che regola il referendum abrogativo».

Salvini però conta sulla vittoria e già pensa alle elezioni. Dove sbaglia?
«Sbaglia nel fatto che il referendum non ci potrà essere e quindi non ci sarà neppure una vittoria».

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