Perché il reddito di cittadinanza ha fatto perdere voti ai grillini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-18

Nelle regioni con più percettori del reddito di cittadinanza i voti dei grillini calano. Ecco perché

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Il reddito di cittadinanza ha fatto perdere voti al MoVimento 5 Stelle. Nonostante l’enorme impegno economico e debitorio per allargare la platea del REI e mettere insieme il sistema di ricerca di lavoro tramite i Navigator (con scarsi risultati) il rapporto fra le domande di assistenza accolte dall’Inps e i risultati elettorali dei grillini è così negativo da meritare una riflessione. Spiega oggi Diodato Pirone sul Messaggero:

La Calabria è il caso più eclatante. Qui il Reddito di cittadinanza è stato sinora assegnato a circa 74.000 nuclei familiari e coinvolge grosso modo 170.000 persone (parte dei quali minorenni e dunque senza diritto di voto) ma nelle ultime Regionali del 26 gennaio la lista grillina ha ottenuto appena 48.784 voti non riuscendo ad eleggere neanche un rappresentante in consiglio regionale. Avete letto bene: alle regionali i 5 Stelle hanno preso un terzo dei voti rispetto ai calabresi che percepiscono il “Reddito”.

Eppure il serbatoio elettorale calabrese aveva garantito ai 5 Stelle oltre 400.000 voti appena due anni fa, alle politiche del 4 marzo. E anche alle difficili elezioni europee i pentastellati nella punta dello stivale avevano racimolato quasi 200.000 voti, dimezzando lo straordinario risultato del 2018 ma segnando un risultato considerevole.

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I voti dei grillini nelle regioni con più percettori del reddito di cittadinanza (Il Messaggero, 18 febbraio 2020)

La stessa cosa è accaduta in Sardegna, dove le famiglie che possono contare sull’indennità sono 47.434, il che significa che ne godono quasi 100.000 sardi, ma i voti sono calati: 396.000 voti alle politiche del 2018; 126.000 alle Europee del 2019 e appena 70.000 alle regionali di qualche settimana dopo. I “fedeli” che hanno confermato il proprio voti ai grillini sono stati il 25% a Sassari e solo il 19% a Cagliari – si legge nel report dell’Istituto Cattaneo – Un numero inferiore a quello dei “disillusi“, ovvero coloro che hanno scelto l’astensione: sono il 33% a Cagliari e il 27% a Sassari, il gruppo più consistente. Ora la domanda è: perché?

«Il punto è che il Reddito di Cittadinanza è una misura che riguarda una parte relativamente piccola della società italiana», spiega Enzo Risso, docente della facoltà di sociologia della Sapienza. In effetti la misura viene erogata a circa un milione di famiglie e coinvolge 2,5 milioni di italiani. Numeri di peso ma niente a che vedere con i 10 milioni di beneficiari degli 80 euro del governo Renzi e comunque va ricordato che a dicembre 2018 già 350.000 famiglie italiane avevano il Reddito di Inserimento, misura anti-povertà implementata dai governi di centro-sinistra. «Per capire poi perché il Reddito non produce consenso elettorale – chiosa Risso va detto che i percettori dell’indennità in gran parte sono poco interessati alla politica e sono rimasti nell’area del non-voto».

C’è da aggiungere anche un altro motivo, strettamente collegato all’ultimo segnalato da Risso: il M5S durante la campagna elettorale 2018 ha presentato la sua misura come un reddito di cittadinanza vero e proprio, ovvero che spettava a tutti (gli indigenti o i “poveri”) e che sarebbe arrivato a 780 euro. Le norme del provvedimento hanno quindi rappresentato una doccia fredda per un’aspirante platea di votanti che si è rivolta ai grillini convinta che avrebbe percepito un sussidio di quella cifra. Quando in molti si sono accorti di essere esclusi o di aver diritto a una cifra più bassa (la media è di 480 euro) hanno scelto di punire il M5S. Come era ampiamente preventivato, del resto. E come è successo per altre promesse grilline, come la TAP, il TAV, l’ILVA e prossimamente Whirlpool.

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