Perché il centrodestra scommette sul disastro Coronavirus per cacciare Conte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-04

Puntare sulla rovina del governo giallo-rosso, ma in realtà del Paese, non è un gran che. Ma si sa che tra Salvini e Conte, così come tra Renzi e Conte, è in corso una partita spietata, che prevede che a conclusione dei rispettivi duelli uno solo resti in piedi

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Marcello Sorgi sulla Stampa di oggi spiega che il centrodestra scommette sul disastro Coronavirus per cacciare Giuseppe Conte e avvicinarsi alle tanto agognate elezioni, anche se il rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari e il possibile accorpamento con le regionali fa pensare a un’Italia impossibilitata a votare prima del 2021:

Perché allora Salvini più dichiaratamente, ma anche Berlusconi e Meloni, che pure avevano votato il primo decreto d’emergenza del governo, hanno innestato la retromarcia? Innanzitutto perché pensano che la crisi del coronavirus sarà lunga, e il governo, che al momento gode di un certo consenso, malgrado le incertezze e le esagerazioni dei primi giorni, alla fine ne sconterà le conseguenze, nel senso che non sarà in grado di approntare i rimedi necessari al crollo dell’economia che s’annuncia, nell’Italia che già barcollava sul filo della recessione, prima che arrivasse l’epidemia a peggiorare la situazione.

Puntare sulla rovina del governo giallo-rosso, ma in realtà del Paese, non è un gran che. Ma si sa che tra Salvini e Conte, così come tra Renzi e Conte, è in corso una partita spietata, che prevede che a conclusione dei rispettivi duelli uno solo resti in piedi. Inoltre i leader dell’opposizione, nonché l’ex-premier e fondatore di Italia viva, considerano possibile il fallimento dell’iniziativa per ottenere maggiore flessibilità dall’Europa, in forza di un evento imprevisto e catastrofico come l’epidemia da coronavirus, sebbene il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, abbia annunciato maggiore disponibilità da parte della commissione europea.

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Coronavirus: la nuova zona rossa (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Tra il dire e il fare di Bruxelles, in effetti, troppo spesso c’è di mezzo il mare. E non è detto che al primo vertice le rivalità tra i membri del Nord dell’Unione, più gelosi di politiche di rigore che singolarmente sono abituati a rispettare, e quelli meridionali, al momento più colpiti dall’emergenza, possano riaffiorare difficoltà come quelle che in passato hanno impedito accordi seri su problemi gravi e incombenti, come l’immigrazione. E questo anche a dispetto del fatto che Francia e Germania potrebbero presto aggiungersi alla lista dei partner europei che reclamano un sensibile cambio di linea da parte delle autorità europee.

Inoltre va considerato che la questione dei profughi siriani, riaperta all’improvviso dal leader turco Erdogan, aggiunge tensione a tensione, e non fa prevedere sbocchi positivi. Non è la prima volta, anche in tempi recenti, che i rapporti tra governo e opposizione passano per un tentativo di appeacement e subito dopo riprecipitano nel muro contro muro. In fondo anche Berlusconi, all’inizio del suo mandato, diede una stretta di mano simbolica a Napolitano, allora suo avversario. Ma ne seguì il ventennio che sappiamo. Stavolta c’erano e rimangono tutte le ragioni per ripensarci, in presenza di un problema così grave che riguarda il mondo intero. Eppure, sbagliando, le nostre opposizioni, esterne e interne al governo, preferiscono scommettere sul disastro.

Leggi anche: Il referendum verso il rinvio e l’accorpamento con le Regionali

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