Il referendum verso il rinvio e l’accorpamento con le Regionali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-04

In considerazione del fatto che poi dovranno essere ridisegnati i collegi elettorali (i parlamentari scenderanno da 945 a 600: 400 deputati e 200 senatori) – chiuderebbe la “finestra elettorale” di autunno. Dunque, le eventuali elezioni anticipate, finirebbero alla primavera del prossimo anno

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Il Coronavirus rinvia il referendum sul taglio dei parlamentari. E allo studio c’è un election day da tenersi il 17 o il 31 maggio per votare insieme alle elezioni regionali in Veneto, Puglia, Campania, Toscana, Liguria, Marche. Con un risparmio di 300 milioni di euro derivato. Il Messaggero spiega oggi che il governo ha intenzione di muoversi in questo modo:

«Aspetteremo fino all’ultimo giorno per decidere il rinvio e lo faremo sulla base della situazione sanitaria», ha detto il premier Giuseppe Conte durante il vertice con i capigruppo di maggioranza e opposizione. Una volta deciso il rinvio, il governo proverà a convincere i governatori di Toscana, Campania, Liguria, Marche, Puglia e Veneto a svolgere le elezioni regionali lo stesso giorno di maggio. Domenica 17 o 31. Per così celebrare, in un solo election day, anche le comunali in programma a Venezia, Trento, Bolzano, Macerata, Agrigento, Matera, Chieti, Arezzo, Reggio Calabria, Mantova, etc.

L’accorpamento garantirebbe un risparmio di oltre 300 milioni di euro. Lo slittamento del voto referendario fa gola ai grillini, in quanto porterebbe al voto più elettori a favore del “sì”, e piace a Conte e alla maggioranza rosso-gialla perché – in considerazione del fatto che poi dovranno essere ridisegnati i collegi elettorali (i parlamentari scenderanno da 945 a 600: 400 deputati e 200 senatori) – chiuderebbe la “finestra elettorale” di autunno. Dunque, le eventuali elezioni anticipate, finirebbero alla primavera del prossimo anno.

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Il referendum sul taglio dei parlamentari (Il Messaggero, 4 marzo 2020)

«E molto probabilmente», sostiene un esponente di alto rango della coalizione, «si andrebbe anche più in là, visto che nel 2022 ci sarà da eleggere il nuovo capo dello Stato…». In sintesi: «Sarà quasi inevitabile arrivare al 2023, termine naturale della legislatura». Dietro il rinvio c’è però una ragione più “nobile”: permettere ai cittadini del Nord, sotto assedio dal coronavirus, di poter essere informati sulle ragioni del voto referendario. «A questo punto è quasi impossibile svolgere la consultazione», afferma il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro, «in metà del Paese infatti non si può fare la campagna elettorale a causa dell’epidemia».

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