Perché i renziani del PD hanno bocciato De Bortoli alla RAI

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-04

«Il Pd non gradisce de Bortoli, dov’è la meritocrazia?», si è chiesto Mucchetti. «È stato posto un veto dalla maggioranza Pd e questo ci ha molto amareggiato. Si è persa un’occasione per votare un nome di grande prestigio», dice Miguel Gotor. Eppure dovrebbero ricordare il motivo della bocciatura…

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A margine dell’elezione del nuovo consiglio di amministrazione della RAI scoppia la polemica sul nome di Ferruccio de Bortoli. L’ex direttore del Corriere della Sera era stato proposto dalla minoranza del Partito Democratico ma gli sono stati preferiti Guelfo Guelfi (presidente del Teatro Puccini e spin doctor della campagna comunicativa di Matteo Renzi), Rita Borioni (storica dell’arte) e Franco Siddi (ex segretario Fnsi), oltre a Carlo Freccero, eletto in quota 5 Stelle e SEL, Arturo Diaconale, Giancarlo Mazzucca e Paolo Messa.
 
«IL PD NON GRADISCE DE BORTOLI, DOV’È LA MERITOCRAZIA?»
Il nome di De Bortoli era uscito dalla riunione precedente alla seduta della Commissione di Vigilanza, ma è stato bocciato. “È stato posto un veto dalla maggioranza Pd e questo ci ha molto amareggiato. Si è persa un’occasione per votare un nome di grande prestigio”, dice Miguel Gotor. Facili da intuire le ragioni della proposta: De Bortoli aveva firmato qualche tempo fa il famoso editoriale sul Corriere in cui parlava di “stantìo odore di massoneria nel patto del Nazareno”, nel settembre scorso, e anche dopo il suo addio alla direzione del Corriere aveva criticato pesantemente il premier. Il quale, da par suo, aveva risposto alle critiche di De Bortoli inveendo contro i “poteri forti” che erano contro di lui e il suo governo. Più di recente De Bortoli aveva detto che Renzi era un caudillo e un maleducato di talento. Di qui l’ovvia ostilità dei renziani nei confronti del nome del Corriere della Sera.

Al nostro storico collaboratore Mario Monti — che ebbe, per fortuna dell’Italia, l’incarico dal presidente Napolitano di guidare il governo — non piacquero, per usare un eufemismo, alcuni nostri editoriali. Come a Prodi, del resto, a suo tempo. Pazienza. Del giovane caudillo Renzi,che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum. Una legge sbagliata. Ad alcuni miei — ormai ex — azionisti sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie. A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza.L’elenco potrebbe continuare.

Così invece parlava De Bortoli nell’editoriale di settembre:

Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.

La fine dell’editoriale era ancora più pesante, con l’accenno allo «stantìo odore di massoneria» a proposito del patto del Nazareno, e una risposta tra le righe a chi dice che i poteri forti (o i commentatori dei giornali) di questo paese tifano trojka:

Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica,forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere incorsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra.

de bortoli renzi clone berlusconi
LA BATTAGLIA POLITICA NEL PD
“La minoranza del partito è ormai abituata ad esercitare veti. Si è presentata con un nome secco. Quello di De Bortoli è un nome autorevole ma è curioso che sia venuto dalla minoranza Pd”, ha invece fatto sapere il presidente del Pd Matteo Orfini all’uscita dalla Vigilanza. Invece il no a Ferruccio De Bortoli da parte del Pd è frutto di una “logica antica e miope”, secondo Gianni Cuperlo. Il parlamentare democratico ha commentato così la scelta del nuovo consiglio di amministrazione Rai: “Mi sarei aspettato uno scenario diverso. Con tutto il rispetto per i nuovi membri del Cda della Rai era doveroso allargare anche ad autorevolezze di altro segno. Se davvero si è detto di No a una personalità come Ferruccio De Bortoli lo si è fatto nel nome di una logica antica e miope”. “Si ha la conferma – ha aggiunto – che siano pesati più i piccoli vantaggi di notabilato e corrente rispetto alle professionalità. Peccato. Si è persa un’occasione preziosa”. “Almeno – ha concluso Cuperlo – ci venga risparmiata l’onda retorica sui partiti che fanno un passo indietro. Auguri comunque al servizio pubblico. Ne hanno bisogno l’azienda e le tante professionalità che vi lavorano con competenza e passione”. “E’ incredibile che dopo questa imbarazzante lottizzazione della Rai i vertici del Pd non trovino nulla di meglio che prendersela con la minoranza interna, rea di aver proposto una figura del livello di Ferruccio De Bortoli“, afferma infine in una nota Alfredo D’Attore, della minoranza dem. “Altro che i partiti fuori dalla Rai: Renzi e Orfini hanno organizzato un’invasione di correnti e sottocorrenti, di fronte alla quale – conclude – impallidisce anche il vecchio manuale Cencelli”.

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