Perché Greta Thunberg rischia di diventare un grande alibi

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2019-04-19

Mettiamola così, qualcuno di voi non è favorevole a eradicare la povertà? Sono sicuro che siete tutti favorevoli e sono certo che non ci sia un solo politico al mondo che non dichiari solennemente di volerla contrastare. Tutto molto bello, allora perché la povertà, anche se in diminuzione, esiste ancora? Ci sono due ragioni fondamentali: …

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Mettiamola così, qualcuno di voi non è favorevole a eradicare la povertà? Sono sicuro che siete tutti favorevoli e sono certo che non ci sia un solo politico al mondo che non dichiari solennemente di volerla contrastare. Tutto molto bello, allora perché la povertà, anche se in diminuzione, esiste ancora? Ci sono due ragioni fondamentali:

1) Non è oggettivamente facile eliminarla perché le risorse sono scarse (nel senso economico del termine)

2) Ognuno ha idee diverse su come raggiungere quest’obiettivo e su chi dovrebbe sostenere i “costi” (per esempio ci sono quelli che non vogliono importare merci dai paesi poveri perché ci farebbero una “concorrenza sleale” e il loro sviluppo ci costringerebbe a cambiare le nostre rodate e rassicuranti abitudini). Pensate quindi che se tutti i cittadini del mondo scendessero in piazza per chiedere sic e simpliciter di combattere la povertà la cosa sarebbe utile? Probabilmente tutti torneremmo a casa emotivamente molto gratificati ma dubito che questo porterebbe a dei grandi progressi. Bene, manifestare contro i cambiamenti climatici è probabilmente una cosa ancora più generica che manifestare contro la povertà. State tranquilli che tutti i politici, le istituzioni, ogni amministratore delegato di ogni singola multinazionale, ogni bravo giornalista “progressista” e qualunque personaggio che conti qualcosa in questo pianeta, sarà dalla volta vostra parte. Questo non vi insospettisce? Questo non vi fa riflettere sul fatto che chiedere una cosa generica e gigantesca equivale a non chiedere nulla? Perché se tutti vi danno ragione è semplicemente un segnale del fatto che non state chiedendo niente. Manifestare per il voto alle donne ha avuto e ha un senso, manifestare per la liberazione di un detenuto politico anche, così come può avere senso manifestare per il ritiro dei propri militari da un particolare teatro di guerra. Manifestare ha senso tutte quelle volte che si sollecitano dei comportamenti e delle decisioni abbastanza delineate e sulle quali (almeno in via approssimativa) tutti i partecipanti alla manifestazione concordano. Immagino la vostra obiezione, cioè che sia comunque utile sensibilizzare le persone a un determinato problema. Benissimo, ma la sensibilizzazione serve a suggerire o sollecitare delle decisioni specifiche, altrimenti rimane una semplice e generica mozione degli affetti. Bisognerebbe avere una vaga idea di quello che si chiede con tanta rabbia, magari qualcosa di più complesso di fare con diligenza la raccolta differenziata e non dimenticarsi la luce del bagno accesa non trovate? È esattamente questo tipo di dibattito che è assente.

 

libero greta thunberg

Siamo bombardati da previsioni future sull’innalzamento della temperatura, da immagini di ghiacciai che si sciolgono, da documentari che ci colpiscono allo stomaco, da previsioni di siccità o inondazioni, da politici che straparlano di green economy che ci porterà ricchezza e posti di lavoro… poi Macron alza le tasse sui carburanti e la gente per protesta mette a ferro e fuoco Parigi, oppure ci lamentiamo delle bollette che sono troppo care (guardate bene la voce “oneri di sistema” state pagando il vostro vicino di casa benestante che si è istallato sul tetto un impianto a energia solare). Se la giovane Greta volesse davvero dare un contributo a questo problema gigantesco, dovrebbe avere l’umiltà di circondarsi di persone competenti per portare finalmente tra la gente un serio dibattito, qualcosa che vada oltre le solite frasi fatte che sentiamo ogni giorno. Potrebbe sollecitare la creazione di comitati o organizzazioni intermedie che facciano da cerniera tra la gente e la politica per discutere concretamente di quello che si può fare. Allora vedreste che per ogni singola iniziativa comincerebbero i distinguo e le lamentele di questa o quella parte della società, perché quando si fa sul serio è esattamente questo che accade. Persino i politici e i giornalisti che oggi ipocritamente applaudono Greta, si dividerebbero tra favorevoli e contrari a seconda della corporazione economica e sociale per cui simpatizzano. Il problema, ovviamene, non è Greta che è innocente come un bambino ed è stata coinvolta in un meccanismo più grande di lei che rischia di stritolarla psicologicamente (alla recente apparizione al Parlamento di Strasburgo ha persino pianto, immagino l’effimera e vuota commozione degli innumerevoli imbecilli presenti, tutti orgogliosi della propria sensibilità), il problema siete voi adulti che avendo le idee molto confuse la avete scelta come feticcio delle vostre ipocrisie e della vostra impotenza. Avete voluto credere alla sua ingenua convinzione che la colpa sia dei politici, dei media, delle multinazionali, del “sistema”. Che diamine! Che aspettano a muoversi? Ci prendono in giro? Eppure i dati parlano chiaro, dobbiamo costringerli a fare qualcosa. Il problema è che non sapete cosa in particolare (neanche io lo so, sia chiaro) e se lo sapete è probabilmente un’idea sbagliata e, in ogni caso, è probabilmente diversa da quella del signore che vi era accanto alla manifestazione. Eravate solo uniti dalla mancanza di contenuti nella vostra richiesta di fare qualcosa. Perché la questione è maledettamente complicata e se vi sembra semplice è segno che siete voi ad averla sottovaluta.

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Passiamo all’imbarazzante intervista di Formigli di ieri a Piazza Pulita (imbarazzante per lui non per Greta). Dopo la domanda di rito sull’incendio di Notre Dame, si passa alle immagini: un fiume in secca per motivi non meglio precisati, un orso polare sofferente, “un’isola” di plastica in mezzo al mare e un bambino somalo che sta morendo di fame. Dubito fortemente che quel bambino sia vittima dei cambiamenti climatici più di quanto lo sia del sottosviluppo (sì, meno uno stato è sviluppato meno sarà in grado di affrontare persino una banale siccità, causata o non causata dal cambiamento climatico). Poi l’intervista prosegue con la storia di Greta, perché questo interessa al grande pubblico: la storia di Greta e le previsioni catastrofiche, pure emozioni fini a sé stesse, un dibattito serio sulle possibili azioni da intraprendere sarebbe noioso quanto una conferenza sulla manovra economica, non fa audience. Si passa quindi alle solite pressioni da fare sul potere perché prenda provvedimenti, finché si arriva a un concetto palesemente privo di senso:

“Molte delle emissioni però non sono prodotte dagli individui ma dalle multinazionali e dagli stati”.

Attenzione, Il problema non è solo Greta a cui si può perdonare tutto (magari per un tempo limitato, poi se vuole essere davvero la paladina mondiale della causa è meglio che cominci a studiare davvero), questa concezione è condivisa da tantissimi pseudo ambientalisti. Qualcuno starebbe inquinando alle spalle dei bravi e inconsapevoli cittadini. La gente crede davvero che si possano diminuire notevolmente le emissioni con dei sacrifici tutto sommato limitati per la popolazione. Scordatevelo! Grandi diminuzioni implicano grandi costi e i costi li pagano i cittadini, non gli stati o le multinazionali. Se non capite questo continuerete ad abbaiare alla luna convinti di essere buoni in un mondo di cattivi. Manco a dirlo il costo più alto lo pagheranno i poveracci che vivono nei paesi in via di sviluppo, quelli che finalmente in molti casi la via dello sviluppo l’hanno intrapresa e che non hanno intenzione di rallentare solo perché noi ci emozioniamo davanti alla tv. Quando tuo figlio per la prima volta da quando è nato consuma tre pasti al giorno e può andare a scuola, del riscaldamento globale t’importa pochino. È questo il grande dilemma che ci si pone davanti, altro che egoismo delle multinazionali occidentali, ricerca del profitto e insensibilità dei politici. Ogni singola persona che consuma prodotti e servizi (e siamo sempre di più a farlo) è la vera causa delle emissioni di CO2. Andiamo avanti, tra una banalità e l’altra di Formigli, che si frega le mani per lo scoop e di un dibattito serio sul surriscaldamento globale non gli può fregare di meno, l’intervista continua. Scopriamo che l’ecologica Svezia è tra i dieci stati “con il più alto impatto ambientale per persona” nonostante i suoi virtuosissimi comportamenti individuali. Addirittura la Svezia importa ed esporta merci, e se non riusciamo a convincere gli svedesi a smettere di farlo, sarà ben più difficile convincere i cinesi. No, non è affatto facile. Ma parliamone dei comportamenti individuali, i genitori di Greta avrebbero smesso di usare l’aereo, date anche voi l’esempio ai vostri figli, smettete di usare l’aereo, almeno per i viaggi di piacere. Certo chi lo usa per lavoro non può permettersi di stare tre giorni in treno come Greta per spostarsi, ma almeno per le vacanze sono sicuro che potremmo tutti rinunciarci senza fatica. Bye Bye al viaggio Londra che vi piace tanto o alle vacanze sul Mar Rosso, solo vacanze in Italia, possibilmente in luoghi vicini alla vostra residenza.

greta thunberg

 

 

Greta è vegana e sono sicuro che da domani lo diventerete anche voi, Greta non fa shopping, suggerirei a tutte le madri che partecipano entusiaste al Friday for Future di fare lo stesso: niente scarpe nuove, vestiti nuovi, borsette, accessori vari, creme, trucchi, gioielli, e amenità non indispensabili. Niente cellulari o altre diavolerie elettroniche per i vostri figli, Greta usa un cellulare di seconda mano. Basta anche con le torte di compleanno, la frutta esotica, i complicati piatti delle feste e tutti i cibi ricercati, Greta mangia solo cibi “basici” come riso e fagioli. Nessun regalo a Natale e se proprio non potete farne a meno dovrete fabbricarvelo in casa come fa Greta (ma attenti a comprare materie prime ecologiche). Greta afferma di non comprare nulla se non il cibo (non le credo e in ogni caso per il solo fatto di usufruire dei servizi dello stato svedese produce molta più CO2 di quello che pensa). Ma se riuscirete a fare tutto questo non avrete fatto ancora molto. Sarete sempre persone che usano l’auto, che guardano la tv, che hanno uno scaldabagno, che si abbonano a Netflix, che amano la casa calda d’inverno e fresca d’estate (ma quanto consuma un condizionatore?). Inoltre se il vostro stipendio ve lo permette vorrete mandare i figli a fare un viaggio studio o a un’università di grido (siete disposti a rinunciare a tutto ma per vostro figlio volete il meglio vero?). Vorrete frequentare una palestra o un corso di ballo, andare ogni tanto a cena fuori, fare una settimana bianca, prendere un caffè al bar con un amico/a (vergogna, il caffè non è davvero indispensabile per vivere). E ancora, il frigo deve essere ampio, senza lavatrice non si può vivere, vi piacciono gli abiti stirati? Lo mettiamo un ferro da stiro nel pacchetto? La lavastoviglie è comodissima, almeno un bel divano per il salotto ve lo meritate certamente, il Wi-Fi è indispensabile, lo spazzolino da denti elettrico lo ha consigliato il dentista quindi va bene, ma eviterei il dentifricio che mi sembra un lusso inutile. La sveglia elettronica inquina poco (anche se va a pile o a corrente), il pc… abbiamo detto solo di seconda mano come il cellulare (ma qualcuno dovrà pur comprarlo, non li fabbricano di seconda mano). Poi ci sono gli occhiali da sole, il tappetino per il bagno, quel portasapone tanto carino, il profumo che vi rende sexy, la macchinetta per la depilazione, il parrucchiere, il teatro, il cinema, il museo, le cuffiette trendy, il phon, Il forno a micro onde che signora mia è tanto comodo, la centrifuga, il decanter per il vino, la lampada per leggere la sera, il viaggio di nozze, l’anello di fidanzamento, la polizza vita, l’apparecchio per i denti del bimbo, le ciabatte estive e quelle invernali, la cornice in argento per la foto della povera nonna e un altro milione di cose che non mi vengono in mente. Ovviamente sulla salute non possiamo fare sconti, alle medicine, a un pronto soccorso e a un ospedale provvisto di tutte quelle macchine meravigliose per diagnosticare e curare le nostre malattie non potremmo mai rinunciare. Ma quanto mi costate in termini di CO2? Come se non bastasse in occidente c’è una larga fetta della popolazione che è già incazzata perché ritiene di consumare meno prodotti e servizi di quelli a cui pensa avere diritto. Nel resto del mondo ci sono invece 3 o 4 miliardi di persone che ci invidiano e vogliono avere e fare le stesse cose che abbiamo e facciano noi. Vogliamo parlare seriamente del problema? Quando qualcuno avrà voglia di parlarne seriamente allora potremmo decidere a cosa vogliamo rinunciare e cosa siamo disposti a pagare di più. Perché per inquinare meno o aspettiamo la naturale evoluzione della tecnologia o acceleriamo i tempi pagando di tasca nostra. I soldi e le rinunce ce li dobbiamo mettere noi, se siamo disposti a farlo e siamo in maggioranza, i politici faranno tutte le leggi che vogliamo. Ma non chiedetegli di fare qualcosa e basta.

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