Perché dopo aver abiurato il fascismo Giorgia Meloni non toglie la “fiamma” nel simbolo del suo partito?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-11

Il discorso poliglotta della leader di Fratelli d’Italia per rassicurare i mercati e le istituzioni internazionali, ma poi c’è quel riferimento alle radici legate ad Almirante (che rivendicava il suo ideale fascista)

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I sostenitori di Fratelli d’Italia stanno puntando il dito contro i “rivali politici” di Giorgia Meloni al grido di: siete contenti ora che ha abiurato e condannato il fascismo e tutto ciò che ha provocato? Fanno riferimento all’ormai famoso video inviato dalla leader di Fratelli d’Italia alla stampa estera. Una sorta di memorandum in tre lingue (francese, inglese e spagnolo) per assicurare i principi democratici del suo partito e del possibile governo che sarà chiamata a guidare. Insomma, dopo anni in cui è stata accusata di fare melina quando le veniva chiesto di prendere una posizione netta di condanna nei confronti di quel rigurgito storico, finalmente tutto ciò è arrivato (anche se rivolto all’estero e non propriamente al suo elettorato). Belle parole, insomma, ma perché allora nel simbolo di FdI c’è ancora e ci sarà quella fiamma tricolore che ha il chiaro sapore nostalgico?

Fiamma tricolore nel simbolo, ma Giorgia Meloni abiura il fascismo

Per chi non avesse chiaro in mente di quale simbolo stiamo parlando, mostriamo il logo del partito guidato da Giorgia Meloni.

Il logo parla molto chiaro: sopra il nome della segretaria, poi il cerchio concentrico con il vero simbolo del partito. Fratelli d’Italia, con una bella fiamma tricolore ad accompagnare il tutto. Ma qual è il significato? Si tratta di una rivendicazione delle radici storiche del partito. Proviamo a procedere a ritroso per arrivare al punto di partenza.

Il simbolo di Fratelli d’Italia, quello nella versione attuale, risale all’ultima campagna elettorale per le Politiche (quindi nel 2018), quando il logo è stato accompagnato dal nome di Giorgia Meloni. Solo un anno prima, nel 2017, era arrivata la prima versione, quella in cui compariva per la prima volta solamente il nome del partito. Nel 2014, invece, i cerchi concentrici univa il nome di Fratelli d’Italia a quello di Alleanza Nazionale. Con quella fiamma sempre presente.

Quella fiamma tricolore sempre presente per rimarcare le radici. Ma quali radici? Quelle del Movimento Sociale Italiano di Almirante, di chiarissima e rivendicata ideologia neofascista. Insomma, basi da sempre rivendicate nella storia di quel partito che poi si è lentamente trasformato in Fratelli d’Italia. Quella stessa fiamma che già nel recente passato Ignazio La Russa aveva definito non cancellabile: “La fiamma non si tocca, è un segno di coerenza”.

Coerenza che non è coerente con quella versione moderata di Giorgia Meloni alla stampa straniera. Perché in tre lingue ha detto di abiurare (lei stessa, il suo partito e il centrodestra) il fascismo e tutti i suoi retaggi storici. Ma quella fiamma, simbolo del fascismo e della creazione di ricreare un movimento analogo (e basato sugli stessi principi) nel secondo dopoguerra, è ancora nel simbolo. E gli italiani lo troveranno sulla propria scheda elettorale il prossimo 25 settembre. Questione di (in)corenza.

(foto IPP/Matteo Rossetti)

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