Perché De Vito non molla la poltrona e il M5S non può togliergliela

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-07

Il presidente dell’Assemblea Capitolina è in carcere, ma non può essere revocato senza rischi. Si rischiano impugnazioni e annullamenti

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Marcello De Vito è attualmente in carcere e ieri il tribunale della libertà gli ha negato la possibilità di uscire da Regina Coeli. Ma quando le esigenze cautelari saranno venute meno – per adesso c’è il pericolo di inquinamento delle prove – il presidente dell’Assemblea Capitolina potrebbe tornare al suo posto in Campidoglio, causando non pochi imbarazzi al MoVimento 5 Stelle che lo ha trattato come un “infiltrato” quando è stato arrestato.

Marcello De Vito, in carcere e presidente dell’Assemblea Capitolina

Già, perché il M5S non può revocare la carica di presidente dell‘Assemblea Capitolina. Tanto che il capogruppo in Comune Giuliano Pacetti ancora spera che sia lui a mollarla, volontariamente.  In caso contrario, infatti, se e quando i giudici decideranno che sono venute meno le esigenze cautelari, De Vito potrebbe tornare in Campidoglio e sedere sulla poltrona più alta dell’Aula Giulio Cesare. E così la maggioranza a 5 Stelle si ritroverebbe ad avere un presidente dell’assemblea espulso dal Movimento.

Oppure il M5S potrebbe revocarlo, secondo una sfiducia disciplinata dal regolamento del Consiglio Comunale. Ma la revoca, disciplinata dall’articolo 20, è «ammessa nel solo caso di gravi violazioni della legge, dello statuto e del regolamento e deliberata a maggioranza assoluta, sulla base di una richiesta motivata, sottoscritta da almeno la metà dei componenti del Consiglio». L’articolo viene riportato all’interno di un parere richiesto dai 5 Stelle al segretario generale del Campidoglio, Pietro Paolo Mileti, e consegnato ai capigruppo venerdì sera.

Il diavolo si nasconde nei dettagli

E lì c’è un dettaglio di importanza fondamentale: come spiega oggi Repubblica Roma in un articolo di Mauro Favale,  l’articolo 20 del regolamento dell’Aula Giulio Cesare spiega che la revoca va discussa in assemblea, in una specifica seduta durante la quale anche il consigliere da “sfiduciare” ha diritto a dire la sua.

Possibilità che, almeno per il momento, De Vito non può esercitare. «Detta circostanza — spiega ancora Mileti — può costituire anche in via strumentale, motivo di impugnazione dell’atto di revoca ed eventualmente oggetto di immediato intervento da parte del Giudice di prime cure». È questa l’ipotesi che preoccupa di più i 5 Stelle, rapidissimi nell’espellere dal Movimento De Vito ma molto più cauti nel decidere cosa fare adesso.

«La certa percorribilità dell’ipotesi di revoca non pare possa essere pacificamente affermata», conclude la relazione. Che mette nei guai il MoVimento 5 Stelle, perché oggi non può muoversi senza rischiare un’impugnazione.

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