Economia

Pensioni, quota 100: le soluzioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-20

Le strategie per contenere la spesa. L’ipotesi di un fondo per il ricambio generazionale

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Il Corriere della Sera oggi riepiloga la questione di quota 100 per le pensioni, ovvero il meccanismo che la Lega e il MoVimento 5 Stelle vogliono introdurre nella prossima legge di Bilancio per superare la Fornero. Dal primo gennaio 2019 per andare in pensione di vecchiaia servono 67 anni d’età (e 20 anni di contributi). È possibile anche la pensione anticipata, ma per accedervi, sempre dal prossimo gennaio, occorrono, a prescindere dall’età, almeno 43 anni e 3mesi di contributi per i lavoratori, un anno in meno per le lavoratrici. L’ipotesi «quota cento» prevede l’accesso alla pensione già a 62 anni d’età, purché si abbiano 38 anni di contributi (la somma fa appunto 100). Ma si potrebbe lasciare il lavoro anche a 63 anni (con 37 di contributi), a 64 (con 36) e a 65 (con 35). Questa appena illustrata è l’ipotesi più generosa. Consentirebbe a una platea potenziale di 492mila lavoratori di andare in pensione nel 2019. Il costo sarebbe appunto di circa 8 miliardi. Che salirebbe se, come vuole Matteo Salvini, si abbassasse a 41 anni e mezzo anche il requisito per la pensione anticipata.

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Pensioni, il sistema attuale (Corriere della Sera, 20 settembre 2018)

Spiega Enrico Marro che per contenere i costi ci sono diverse possibilità:

La prima prevede di alzare l ’asticella del minimo di contributi richiesto per quota 100. Se si portasse a 36 (facendo fuori la combinazione 65 anni + 35 di versamenti) la platea di potenziali pensionati in più scenderebbe a 450 mila. Se il limite salisse a 37 anni di contributi la platea si ridurrebbe a 433mila e la spesa aggiuntiva a 7 miliardi.

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Pensioni, le ipotesi i riforma (Corriere della Sera, 20 settembre 2018)

Ma anche questa soluzione sarebbe costosa. Ecco perché si studiano anche altre ipotesi: applicare il ricalcolo contributivo (sui versamenti dal 1996 in poi) per chi va in pensione con quota 100, che significherebbe prendere un assegno più basso (del 10-15% nella gran parte dei casi); consentire non più di due anni di contributi figurativi e agganciare quota 100 agli scatti biennali della speranza di vita.

Infine, l’ipotesi più restrittiva prevede di limitare nel primo anno quota 100 solo a determinate categorie di lavoratori svantaggiati,sulla falsa riga dell’Ape sociale (ne beneficiano a 63 anni e 36 di contributi disoccupati, invalidi e lavoratori con disabili a carico e, a 63 anni e 30 di contributi, chi svolge lavori gravosi).

Leggi sull’argomento: Pensioni, quota 100? La pagano le aziende

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