Economia
Pensioni, il condono sui contributi e i 400mila di quota 100
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-09-21
In Italia si evadono undici miliardi l’anno. Si potrà pagare con un forte sconto dagli anni dell’università a quanto non versato da autonomi e imprese
La Lega ha un’altra proposta sulle pensioni da inserire nella Legge di Bilancio: il condono sui contributi previdenziali. C’è scritto nero su bianco nel comunicato reso noto a tarda sera: la riforma delle pensioni con quota cento «sarà realizzata con misure di buon senso, compresa la pace contributiva nell’ottica di favorire l’aumento volontario della contribuzione da parte dei lavoratori». Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon dice che «ci si sta ragionando» ma di questo si tratta: «Riguarderà ciò che non è stato versato dal 1996». La Stampa, in un articolo firmato da Alessandro Barbera, spiega che si tratta di cifre enormi: basti dire che secondo le stime del presidente Inps Tito Boeri in Italia si evadono undici miliardi l’anno. Si potrà pagare con un forte sconto dagli anni dell’università a quanto non versato da autonomi e imprese.
La proposta di riforma della legge Fornero che arriverà sul tavolo del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è quella originaria avanzata dalla Lega, la “quota 100”: si potrà andare in pensione se sommando l’età anagrafica e quella contributiva si arriverà a 100. L’età minima indicata è 62 anni con 38 di contributi. Per ora, la proposta leghista non prevede paletti, quindi quota 100 libera, il che porterebbe in pensione nel 2019 più «di 400 mila persone», calcolano i responsabili economici del partito, e il costo stimato per poterla realizzare è di circa 8 miliardi. L’ipotesi «quota cento» prevede l’accesso alla pensione già a 62 anni d’età, purché si abbiano 38 anni di contributi (la somma fa appunto 100). Ma si potrebbe lasciare il lavoro anche a 63 anni (con 37 di contributi), a 64 (con 36) e a 65 (con 35). Questa appena illustrata è l’ipotesi più generosa. Consentirebbe a una platea potenziale di 492mila lavoratori di andare in pensione nel 2019. Il costo sarebbe appunto di circa 8 miliardi. Che salirebbe se, come vuole Matteo Salvini, si abbassasse a 41 anni e mezzo anche il requisito per la pensione anticipata.
Spiega Enrico Marro che per contenere i costi ci sono diverse possibilità:
La prima prevede di alzare l ’asticella del minimo di contributi richiesto per quota 100. Se si portasse a 36 (facendo fuori la combinazione 65 anni + 35 di versamenti) la platea di potenziali pensionati in più scenderebbe a 450 mila. Se il limite salisse a 37 anni di contributi la platea si ridurrebbe a 433mila e la spesa aggiuntiva a 7 miliardi.
Ma anche questa soluzione sarebbe costosa. Ecco perché si studiano anche altre ipotesi: applicare il ricalcolo contributivo (sui versamenti dal 1996 in poi) per chi va in pensione con quota 100, che significherebbe prendere un assegno più basso (del 10-15% nella gran parte dei casi); consentire non più di due anni di contributi figurativi e agganciare quota 100 agli scatti biennali della speranza di vita.
Infine, l’ipotesi più restrittiva prevede di limitare nel primo anno quota 100 solo a determinate categorie di lavoratori svantaggiati,sulla falsa riga dell’Ape sociale (ne beneficiano a 63 anni e 36 di contributi disoccupati, invalidi e lavoratori con disabili a carico e, a 63 anni e 30 di contributi, chi svolge lavori gravosi).