La lite sui numeri dell’Assemblea PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-19

Dopo il voto ciascuno dei due schieramenti cerca di intestarsi una vittoria che nessuno dei due ha conseguito. “È la fine dell’era Renzi nel Pd”, dice l’area di Martina. “Avevamo i numeri ma abbiamo deciso di non rompere”, fanno sapere i renziani. Chi ha ragione?

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L’Assemblea del Partito Democratico che anche oggi ha deciso di non decidere si conclude con una surreale discussione sui numeri. L’assemblea ha deciso di cambiare l’ordine del giorno e non discutere oggi sulla guida del partito e il congresso, ma rinviare a una successiva riunione. Sono stati 397 i voti a favore, 221 i contrari e sei gli astenuti. Poi ha approvato la relazione di Maurizio Martina con 294 voti a favori e 8 astenuti.

La lite sui numeri dell’Assemblea PD

E proprio questi numeri sono stati alla base della lite che è nata dopo la fine dell’Assemblea PD. Oggi erano infatti 829 i delegati registrati su una platea di 1168 aventi diritto: il risultato finale della prima votazione mostra che la maggioranza a disposizione dell’ex segretario è scesa da circa il 70 per cento di un anno fa al 57 per cento, come confermano anche fonti dell’area Renzi. “Sono numeri buoni. Avevamo la maggioranza, ma abbiamo scelto di non rompere”, spiegano i renziani all’AGI. “È la fine dell’era Renzi nel Pd”, si sottolinea dall’altra parte della barricata, fra i sostenitori di Martina, tra le fila dei delegati fedeli a Dario Franceschini e Andrea Orlando.

marzia cappelli

Ma in realtà l’area di Martina non sembra avere molto di cui rallegrarsi, visto che gli stessi numeri dicono che la relazione del reggente è stata votata da 294 delegati, ovvero dal 35% scarso dei registrati a votare. Se Renzi ha perso voti tra i delegati, Martina rappresenta una minoranza secca all’interno del Partito Democratico: 527 delegati si sono “persi” lungo le 5 ore di assemblea; 205 non hanno votato neppure alla prima votazione, quella in apertura di riunione, sullo slittamento dell’ordine del giorno, alla quale hanno partecipato 624 delegati (397 a favore, 221 contro, 6 astenuti). Cinque ore dopo, alla seconda votazione, quella sulla relazione di Martina, mancano all’appello altri 322 delegati.

«Alla conta sul segretario avremmo vinto»

Insomma, se Renzi è uscito effettivamente indebolito, anche quella che oggi si è riunita attorno a Martina è una debolezza. E di certo manca molto per arrivare a una maggioranza. Invece fonti renziane fanno notare che, senza la presenza dei delegati di area, non sarebbe passata la mozione di inizio assemblea. “Favole”, replicano dall’area che fa riferimento a Martina. Deputati vicini al segretario reggente aggiungono: “Gira questo racconto favoloso che i renziani si intestano completamente il voto iniziale sul cambio dell’ordine del giorno. Ci pare la conferma della loro grande difficoltà di oggi visto che martiniani, areadem e delegati delle minoranze hanno votato a favore. Se fossimo andati alla conta vera sul segretario oggi avremmo vinto in modo chiaro”.

maurizio martina pd

Davvero? Ma se oggi i martiniani avevano i numeri, perché hanno passato tutta la notte e parte della mattinata fino alle 12 per trovare un’intesa con i loro avversari? Perché allora non hanno deciso invece di andare alla conta sul segretario, se erano sicuri dei numeri, ma hanno cercato e trovato l’accordo sull’ennesimo rinvio? La verità è che oggi già tra i delegati nessuno è in possesso dei numeri necessari per battere l’avversario. Per questo c’è stato l’ennesimo rinvio.

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