Economia

Pazza idea su Alitalia e CdP

Alessandro D'Amato 19/07/2018

Il ministro Toninelli annuncia che il vettore tornerà italiano. Con la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti. Tre miliardi di buone ragioni per fermare il ministro e la sua maggioranza

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Scende in campo il ministro Danilo Toninelli e per Alitalia si profila una soluzione spettacolare: il vettore nazionale avrà «l’italianità come punto fondamentale» e «la compagnia tornerà di bandiera» perché «il 51% sarà in mani italiane» mentre il restante 49% andrà ad un partner industriale. Questa l’avete già sentita, vero?

Pazza idea su Alitalia e CdP

In effetti è proprio così: la maggioranza Lega-M5S si è messa in testa una pazza idea che è identica a quella di tanti governi che l’hanno preceduta e che fallirà, come sono fallite tutte le iniziative coraggiose intraprese dai ministri dei Trasporti e dai presidenti del Consiglio che hanno ricevuto in mano il dossier della compagnia. E fallirà facendo perdere altri soldi al contribuente italiano oltre a quelli che ha già buttato, ovvero, secondo uno studio di Mediobanca che risale al 2017, la sontuosa cifra di 7,4 miliardi di euro, quasi l’intero importo della manovrina che oggi la UE chiede all’Italia per mettere a posto i conti.

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Alitalia, il costo della flotta e i ricavi per passeggero (Il Fatto Quotidiano, 3 maggio 2017)

Come intende muoversi Toninelli? L’idea che circola negli ambienti ministeriali, ampiamente accreditata sui quotidiani di oggi, è che il 51% sia distribuito tra soggetti pubblici e parapubblici, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, che già è chiamata a salvare ILVA, e Invitalia, braccio finanziario del ministero dello Sviluppo. Sul restante 49%, spiega oggi il Corriere della Sera, gli scenari sono infiniti. Ai soliti noti che avevano già manifestato il proprio interesse (easyJet, Lufthansa, Delta Air Lines, non il fondo Cerberus) se ne aggiungono potenzialmente mille altri. La procedura di vendita è aperta. Con la scadenza del 31 ottobre, data entro la quale si dovrebbe individuare un compratore,previo accordo con i sindacati e il via libera dell’antitrust Ue. Tecnicamente« l’operazione 51%» è fattibile sotto il profilo della legislazione Ue. C’è da segnalare che ieri notte sono saltati di nuovo gli accordi tra Lega e M5S per le nomine proprio in CdP.

Hai per caso tre miliardi da buttare?

Lucio Cillis su Repubblica segnala intanto che i sindacati preferiscono come partner i londinesi di EasyJet,  che garantiscono contratti e relazioni sindacali di buon livello.

Ma occorrono molti soldi per ripartire – minimo 3 miliardi di euro – un menu indigesto per il popolo 5 Stelle. Parte di questo investimento servirà per l’acquisto dei velivoli che saranno impiegati sulle rotte del Nord America.

Ma qui il gioco si sposta al livello più alto coinvolgendo i capi di Stato: perché non si deciderà solamente se e come concedere più rotte agli italiani, ma anche la tipologia e il costruttore dei nuovi aerei, tra Boeing e Airbus. Conte, quindi, dovrà vedersela con Trump e Macron.

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I numeri di Alitalia (Corriere della Sera, 25 aprile 2017)

Non solo: il problema dovrà essere risolto mentre pende sulla testa la questione «aiuti di Stato»già ventilata da Bruxelles per il prestito ponte da 900 milioni concesso dal governo Gentiloni. Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore invece avverte:

Dopo quasi un anno nella ricerca di un compratore, i commissari di Alitalia il 10 aprile hanno ricevuto tre proposte di acquisto, ma non offerte vincolanti, da Lufthansa, easyJet e Wizz Air. Le proposte prevedono una riduzione della flotta e tagli all’occupazione. Non si sa se Lufthansa e gli altri accetterebbero di avere una quota di minoranza a fianco di soci italiani.

Questi, secondo voci, potrebbero essere la società statale Cdp (con il 25%) e un altro socio pubblico (qualcuno ipotizza le Fs) o un altro da individuare. Di certo Lufthansa non verrebbe a fare il socio-finanziatore di un’impresa controllata dallo Stato senza avere la gestione e un piano industriale credibile. Al momento pare non esserci nulla di concreto.

L’anello al naso delle cordate internazionali

Già, perché il progetto di Toninelli sconta un vulnus di partenza piuttosto importante: il ministro ritiene davvero che dopo tutti i salvataggi e i fallimenti di Alitalia, che sono conosciuti perfettamente dal contribuente italiano così come dai suoi concorrenti, ci sia qualcuno che intende lasciare lo Stato a fare il manager con i suoi soldi di partner internazionale. Tuttavia ad occhio parrebbe da escludere che ci sia ancora qualcuno con l’anello al naso pronto a farsi fregare proprio da Toninelli.

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Quanto ci è costata Alitalia (La Repubblica, 4 dicembre 2016)

E infine: Alessandro Barbera sulla Stampa segnala un altro piccolo problema da risolvere con Bruxelles: ” Se la Cassa acquisisse una quota della compagnia, il rischio concreto è la cancellazione dello status di società privata e il ritorno sotto il cappello dello Stato. Secondo alcune stime riservate, potrebbe significare un aumento del debito pubblico di oltre cento miliardi”. Ce li mette Toninelli?

Leggi sull’argomento: Così i vertici di Alitalia vogliono far pagare a tutti le loro cattive scelte manageriali

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