Tutto ciò che non torna nel caso del paziente oncologico rimandato a casa dal Galliera

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-11-15

La nostra ricostruzione di come è stata raccontata da parte di figure apicali dell’Ospedale Galliera di Genova la vicenda che ha visto rimandare a casa un paziente oncologico

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Alla luce del comunicato dell’Ospedale Galliera, pubblicato anche su questo giornale, in cui la direzione sanitaria smentisce la mancanza di posti letto nel reparto di Malattie infettive della struttura che avrebbe costretto un paziente oncologico a curarsi a casa invece che all’interno della struttura, per ulteriore chiarezza la redazione di Next ha voluto ricostruire punto per punto tutti i passaggi della vicenda.

Il 12 novembre il direttore del reparto di oncologia dell’Ospedale Galliera di Genova, Andrea De Censi, ha dichiarato in un incontro a Milano durante il festival del sapere di Focus organizzato insieme ad Airc: “Ho passato una giornata alla ricerca di un posto letto per un paziente in chemioterapia, con febbre a 39 e pochissimi globuli bianchi, quindi con un’infezione con rischio di sepsi grave. E non ho potuto ricoverarlo perché nel reparto di malattie infettive c’è un’occupazione molto elevata da parte di pazienti no vax con il covid. Siamo di fronte a un’altra ondata e nel mio ospedale il 60% almeno dei pazienti ricoverati con il Covid sono no vax e sono i più gravi”. Una rivelazione scioccante che non lasciava spazio a molti dubbi sul fatto che l’elevata occupazione dei posti letto nel reparto di malattie infettive avesse costretto il paziente oncologico alle cure domiciliari.

A quel punto, il 14 novembre, il quotidiano La Stampa ha intervistato sul caso il direttore sanitario del Galliera, Francesco Canale, stiamo quindi parlando della massima autorità sanitaria della struttura. A specifica domanda sulle condizioni del paziente in questione ha risposto: “Ho parlato con il dottor De Censi e con il direttore di Malattie infettive sia sul fatto sia sulle condizioni del paziente. Ora è a casa e le terapie necessarie vengono effettuate a domicilio: non vi sono particolari preoccupazioni in questo senso. È chiaro che, normalmente, questi pazienti vengono seguiti all’interno di Malattie infettive o di altri reparti, in stanze dedicate che ora sono occupate. Sarebbe stato più comodo e più tranquillo per tutti ma, al momento, il paziente non corre rischi aggiuntivi nell’effettuare la terapia a domicilio”. Come si può ben evincere da questa risposta, Canale non ha affatto smentito il suo collega, ma ha anzi confermato che – citiamo testualmente – “le stanze dedicate (ovvero riservate ai pazienti immunodepressi come quello citato da De Censi, ndr) sono ora occupate”.

Alla domanda successiva, in cui gli viene chiesto se i posti nel reparto di malattie infettive fossero effettivamente tutti occupati, Canale – contrariamente a quanto detto poco prima – risponde: “Ieri erano libere le due stanze per i pazienti fortemente neutropenici con gravi carenze di globuli bianchi (ovvero nelle condizioni del paziente di cui si parla, ndr)”.

Nella stessa frase, riferisce però poi che “non è la prima volta che non si trova posto in malattie infettive (…) e la causa non è solo la pandemia: accadeva anche prima. I pazienti prima potevano essere isolati in pronto soccorso in attesa di una collocazione adeguata”. Le stanze in cui ospitare il paziente oncologico, che prima erano “occupate”, diventano “libere” e poi nella stessa frase di nuovo occupate.

Non solo: nel corso della stessa intervista, Canale oltre a confermare i dati sconvolgenti forniti da De Censi sul 60% di presenza di no vax nei reparti di media intensità, aggiunge che il 100% dei ricoverati in terapia intensiva non ha ricevuto nessuna dose, confermando eccome una presenza massiccia e anomala di no vax nell’Ospedale.

Infine, viene diffuso nella serata di ieri un comunicato da parte della direzione sanitaria del Galliera, ovvero l’ufficio presieduto dallo stesso Canale, che smentisce le parole di Andrea De Censi e, senza citarla esplicitamente, anche parte dell’intervista: “Il paziente al momento è seguito al domicilio dove effettua le terapie previste e opportune, al pari di quelle che avrebbe potuto effettuare in ospedale. Nei prossimi giorni il paziente potrà essere seguito nella strutture di day-hospital del reparto e dal nostro servizio domiciliare. Oppure rivalutato in base alla situazione clinica e ricoverato. Al momento in cui si è deciso per l’opzione della terapia domiciliare presso la S.C. di Malattie Infettive erano comunque libere due camere di isolamento di II^ livello che sono destinate per i casi ad alta compromissione immunitaria. Nel caso in questione il ricovero sarebbe stato comunque effettuato se l’alternativa della terapia al domicilio non avesse rappresentato una valida possibilità. La Direzione valuterà tutti gli elementi per quanto avvenuto e adotterà i dovuti provvedimenti”.

Ora, al netto di tutte queste dichiarazioni, smentite e contro-smentite da parte della fonte primaria di riferimento dell’Ospedale, non abbiamo motivo alcuno per non credere all’ultima versione diffusa dal Galliera. Ma ci preme ricordare che l’intera vicenda è stata prima sollevata da un primario dello stesso ospedale, poi in buona parte confermata su un autorevole quotidiano nazionale dal responsabile della direzione sanitaria, infine smentita da un comunicato della direzione sanitaria stessa. Se c’è qualcuno che ha portato all’attenzione collettiva un tema di interesse pubblico come quello sollevato dal dottor De Censi e dal dottor Canale non sono stati gli organi di stampa, men che meno Next quotidiano, ma gli stessi organi apicali dell’Ospedale, considerati dalla redazione fonti primarie e autorevoli.

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