Sapete dove se la mettono i pastori sardi l’elemosina elettorale di Salvini?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-18

Da una settimana Salvini ripete ai pastori che troverà una soluzione alla crisi del settore e che farà alzare il prezzo del latte. E lo farà ancora fino a domenica, perché si vota per le regionali. La verità è che Salvini non ha fatto nulla per migliorare la situazione

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«L’acconto iniziale di 72 centesimi non è un traguardo soddisfacente perché si trova sotto i costi variabili medi di produzione certificati dallo studio Ismea sulla crisi del settore» così Coldiretti boccia la proposta di 72 centesimi al litro per il latte di pecora destinato alla produzione del Pecorino Romano DOP.

Per il ministro Centinaio si potrà andare anche oltre l’euro al litro

Secondo il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio è possibile arrivare al prezzo di un euro al litro ma ci vorrà del tempo. Oggi ospite ad Uno Mattina il ministro ha confermato che l’intenzione del governo è quella di arrivare «oltre l’euro che chiedono i pastori» ma che al momento il problema è dovuto alla non richiesta del mercato” e alla conseguente “produzione al di sopra delle richieste” e al calo del prezzo.

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Anche il ministro ha riconosciuto come i dati dell’ente pubblico Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) «ci dicono che il prezzo minimo sarebbe di 74 centesimi» a fronte di costi di produzione iva esclusa che hanno raggiunto i 70 centesimi/litro.

Coldiretti e Cia bocciano la bozza di accordo

Ed è proprio il fatto che l’accordo sui 72 centesimi al litro sia al di sotto dei costi medi di produzione certificati da Ismea a non soddisfare gli allevatori e Coldiretti che chiede che nella bozza dell’accordo venga inserita «una clausola che garantisca l’obiettivo di un euro per il prezzo del latte pagato ai pastori dagli industriali, che sono i diretti beneficiari delle consistenti misure di sostegno per 49 milioni di euro messe in campo da Governo e Regione»

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Fonte: Ismea

Tra i dieci punti dell’intesa viene stabilito di fissare il prezzo al litro del latte di pecora per la produzione di Pecorino Romano a 0,72 centesimi iva inclusa come acconto per i mesi di febbraio, marzo e aprile 2019. A fine maggio, sulla base del mercuriale della Camera di Commercio di Milano, relativa al periodo giugno 2000 e 18 maggio 2019, ci sarà la verifica del valore medio del prezzo del Pecorino Romano che costituirà il prezzo base per i mesi successivi (secondo prezzo in acconto). Per il primo novembre è prevista la verifica finale del prezzo medio relativo al periodo novembre 2018-ottobre 2019. Su questa base sarà determinato il conto a conguaglio da corrispondere a saldo

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A bocciare nettamente l’accordo è la Cia-Agricoltori Italiani che ha detto no alla proposta di 72 centesimi al litro per il latte ovino. «Le richieste dei pastori partivano dalla copertura del costo di produzione pari a 74 centesimi + Iva al litro per arrivare al prezzo di 1 euro + Iva come promesso dal Ministro Salvini» scrive la Cia in un comunicato stampa dove ribadisce che la proposta attuale è molto distante dalle premesse di partenza della vertenza.

Per il Movimento dei Pastori Sardi l’accordo è un passo indietro

Nel frattempo ha iniziato a circolare un documento contenente le integrazioni da parte dei Pastori di Sardegna al documento proposto sul tavolo “Vertenza Latte” del 17 febbraio. Oltre a chiedere le dimissioni del consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop a pagina tre del documento si legge che «non si accetta un prezzo di acconto inferiore ad euro 0,75 al litro per i mesi di febbraio, marzo e aprile 2019».

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Secondo il leader del Movimento dei pastori sardi, Felice Floris la bozza di accordo è un passo indietro: «si torna così alla proposta già scartata un mese fa al tavolo organizzato dall’assessore dell’agricoltura. Allora si stava chiudendo sopra i 70 centesimi più Iva e non abbiamo accettato. E senza mettere sul piatto della bilancia i 50 milioni di euro di oggi».Insomma Salvini è andato in Sardegna promettendo di risolvere la questione e se ne è uscito con una proposta che non è per nulla migliorativa rispetto a quella cui i pastori sardi si erano opposti. Che il ministro dell’Interno stia imparando dal collega Di Maio come gestire le vertenze?

 

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