Ecco perché il passaporto sanitario di Sicilia e Sardegna sul Coronavirus non servirà a niente

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-25

Giuseppe Ippolito, direttore Scientifico dell’Inmi Lazzaro Spallanzani di Roma, durante la trasmissione Agorà su Rai3, ha spiegato oggi che le patenti di immunità e i passaporti sanitari non esistono anche se Sicilia e Sardegna pensano di sì

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Giuseppe Ippolito, direttore Scientifico dell’Inmi Lazzaro Spallanzani di Roma, durante la trasmissione Agorà su Rai3, ha spiegato oggi che le patenti di immunità e i passaporti sanitari non esistono anche se Sicilia e Sardegna pensano di sì. Nei giorni scorsi abbiamo spiegato perché il patentino di immunità dal Coronavirus immaginato dal governatore della Sardegna Solinas è una fregnaccia. Nei commenti all’articolo una nutrita serie di diversamente intelligenti laureati all’università della Strada e buoni a nulla ma capaci di tutto si era presentata a dire che invece esistono. Oggi a dire la stessa cosa è Ippolito ad Agorà.

Ecco perché i test rapidi di Sicilia e Sardegna sul Coronavirus non servono a niente

Il quale, con una pazienza talmente infinita da farci pensare che ormai stia puntando alla santità, spiega che nel Regno di Sardegna e di Sicilia non esistono, come nel resto d’Italia, non ci sono test validati. “Vediamo quando saranno validati se funzionano”, spiega Ippolito, “perché tutti i test non funzionano nella stessa maniera. Questo patentino di immunità, come ha spiegato l’OMS, ha spiegato che non esiste. Noi lo abbiamo detto da sempre come comitato tecnico-scientifico. I test sono utili a fini epidemiologici. E poi dietro c’è un affare privato miliardario: un test sierologico si paga e bisogna pagare anche il tampone. Viviamo in Italia e bisogna avere un prezzo politico concordati. Chiunque prema per fare test molecolari di popolazione non conosce l’epidemiologia”, conclude Ippolito.

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Come mai questo sfogo? Il motivo dell’uscita è da ricercarsi nell’articolo del Messaggero che oggi illustrava la volontà da parte di Sicilia e Sardegna di inventarsi un passaporto sanitario per consentire di arrivare a trascorrere le vacanze nelle due isole. Spiega il governatore Solinas al Messaggero:

«La Sardegna sarà un’isola Covid-free. È importante per i sardi ma soprattutto rappresenta un attrattore formidabile per il turismo nazionalee internazionale». Dal 3 giugno vuole chiedere il “certificato di negatività” a chi arriva in Sardegna, ma non esiste questo strumento. Solinas: «Chi voglia raggiungere un porto o un aeroporto sardo dovrà presentarsi all’imbarco munito di un certificato che ne attesti la negatività al virus. Questo gli consentirà, una volta arrivato, di poter vivere in sicurezza una vacanza degna di tale nome e con minori limitazioni che in qualunque altra parte del mondo. Puntiamo ad un test semplice, economico ed affidabile, diffuso su larga scala. Guardiamo con interesse al lavoro fatto sull’analisi salivare in New Jersey, che ha già ricevuto l’approvazione dell’Fda ed è utilizzata dai primi di maggio, nonché al test perfezionato dall’Università dell’Insubria, pronto ad essere sviluppato a livello industriale. Chiediamo ora al Governo di fare la sua parte, liberalizzando nel Paese la possibilità per i cittadini di eseguire con facilità i test rapidi nei laboratori della propria città o dal medico di base».

Come abbiamo spiegato con l’ausilio di un esperto, in realtà non funziona così.

Secondo Solinas il test rapido salivare (Trs) è affidabile come i tamponi: «Abbiamo proposto alla Conferenza delle Regioni una posizione unitaria per chiedere al Governo la liberalizzazione del Trs insieme a tutti i test rapidi che le autorità sanitarie dovessero ritenere validi». Il governo ha già detto che non si può fare. «Se Roma non ci dovesse ascoltare, complicherebbe inspiegabilmente la soluzione del problema e farebbe ritardare di qualche settimana l’avvio della stagione turistica in Sardegna, ma abbiamo già previsto due diversi scenari di controllo degli arrivi» conclude il governatore Solinas.

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