I poteri forti che vogliono ostacolare Gianluigi Paragone

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-20

La Commissione d’inchiesta sulle banche non parte. E lui accusa il M5S e Di Maio

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Gianluigi Paragone ha un diavolo per capello. Federico Capurso sulla Stampa racconta come il senatore grillino ex giornalista leghista in RAI sia arrabbiato per la commissione d’inchiesta sulle banche che non parte:

Si lamenta perché si stanno trascurando i suoi temi, quelli finanziari, sui quali ha costruito la carriera, prima giornalistica e poi politica tra le file del Movimento 5 stelle, diventando senatore e presidente in pectore della Commissione di inchiesta sulle banche. Ma quello della sua Commissione è un tasto dolente. «Non è normale essere ancora fermi, in attesa della pubblicazione in gazzetta ufficiale», sbuffa. Quando la commissione sarà operativa, poi, non è dato saperlo.

«Magari stanno aspettando che il sistema bancario venga riparato», punge Paragone, «ma io non sto qui a fare lo zimbello di nessuno. Ho un nome e un percorso personale da difendere. Se le cose continuano così, io la disponibilità a fare il presidente non la do più». La rabbia, dopo qualche minuto, scivola via. E uno stato d’animo più insidioso, per chi è agli esordi nella politica politicante, viene messo a nudo: «La verità è che sono demoralizzato».

Paragone sostiene che i poteri forti lo stiano ostacolando:

Per colpa del «sistema», dice, ma anche per come si sta comportando la sua stessa maggioranza, a cui sta mancando il coraggio di fare le cose giuste sulla partita delle banche. «Si illudono i cittadini se si va a Vicenza e gli si dice che in una settimana saranno pronti i decreti per i rimborsi ai truffati». Erano i primi di febbraio quando arrivò quella promessa. Sul palco, a fianco di Paragone e con il microfono in mano, c’era Luigi Di Maio.

«A Luigi ho accennato di questi problemi. Lui è sicuro che le cose andranno avanti e si risolveranno. Io invece ho l’impressione che non si stia rendendo conto di quello che gli stanno costruendo alle spalle». I sospetti, ancora una volta, ricadono sul sottosegretario di palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti e sui suoi incontri (smentiti) con il governatore della Bce Mario Draghi.

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