L’incontro tra Paolo Savona e Mario Draghi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-11

Un mese dopo aver chiesto udienza, il ministro degli Affari Europei si fa ricevere a Francoforte per spiegare il suo piano da 50 miliardi (in biglietti di piccolo taglio?)

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Un mese fa Paolo Savona, durante un incontro in Parlamento, sostenne che avrebbe visto di lì a poche ore Mario Draghi, governatore della Banca Centrale Europea, per illustrargli il suo piano da 50 miliardi. L’incontro si è concretizzato un mese dopo:

L’incontro – confermato da Francoforte, che usa una formula di rito, «si è parlato della La profezia: se l’Ue non allargu, i cordoni della borsa rischia di crollare su se stessa situazione economica dell’area euro» – è stato chiesto più di un mese fa dal ministro più silente del governo, che finora ha rilasciato solo un’intervista ai giornali.

L’occasione è quella per un chiarimento tra le due parti. A maggio, mentre lo spread continuava a salire e si tentava di formare il governo con Savona nella posizione di ministro dell’Economia, alcune indis crezioni parlarono di un intervento diretto da parte del presidente della Bce, contrario all’ipotesi che l’economista potesse diventare il guardiano dei conti. Sono passati quasi due mesi: «Non c’è stato alcun veto su di lei», avrebbe detto il presidente Draghi al suo interlocutore.

paolo savona euklid

Il ministro – economista sardo di 83 anni – è volato a Francoforte comunque con più idee in testa. Presentare il suo progetto di riforma della Bce, discutere del piano di investimenti da 50 miliardi e soprattutto cercare una sponda per tentare di strappare più margini di deficit a Bruxelles. Improbabile ambizione, visto che non è questo il compito del presidente della Bce.

«Se a Bruxelles continuano così diventano i più grandi alleati dei populisti», racconta una fonte. Quello a cui sta lavorando Savona dunque – e che ha presentato a Draghi – è un progetto per avere 50 miliardi di investimenti pronti da spendere. L’export italiano è infatti superiore all’import per 2,7 punti percentuali, circa 50 miliardi appunto, che per il ministro andrebbero spesi e scomputati dal deficit, utilizzandoli come volano per la crescita (l’effetto moltiplicatore). Posizione però contestata da molti economisti, che avvertono quanto sia in pericolo la stabilità finanziaria nel caso di spesa in deficit, soprattutto per un Paese con un debito pubblico come il nostro.

Leggi sull’argomento: Il piano A di Paolo Savona spiegato

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