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Paola Taverna al posto di Di Maio come reggente del M5S?

Alessandro D'Amato 22/11/2019

La sconfitta nel voto su Rousseau mette all’angolo il Capo Politico, ormai abbandonato anche da alcuni ex fedelissimi. E arriva l’ipotesi di una sostituzione in corsa

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Luigi Di Maio ha perso il voto su Rousseau. Per la prima volta da quando è capo politico e per la seconda volta da quando esiste il MoVimento 5 Stelle (la prima fu con il voto per il candidato sindaco di Genova nel 2017) la base vota contro i desiderata del leader, che vengono esplicitati attraverso il solito quesito ingannevole in cui votare sì significa dire no e votare no significa dire sì.

Paola Taverna prende il posto di Di Maio come reggente del M5S?

Gli iscritti a Rousseau bocciano quindi con il 70,6 per cento dei No la proposta di non presentare liste in Emilia Romagna e Calabria, chiamate alle urne il 26 gennaio. E ciò malgrado il capo politico avesse spiegato con chiarezza, nel corso della giornata, il suo orientamento. Votano in 27273, e non è la votazione meno partecipata sul portale M5S perché quella del mandato zero, qualche mese fa, è andata peggio. E per la prima volta si fa concreta l’ipotesi di una sfiducia di fatto nei confronti del Capo Politico. Che, secondo il Fatto Quotidiano, potrebbe essere sostituito alla guida dei grillini da un reggente. Il nome che si fa è quello di Paola Taverna, vicepresidente del Senato.

E adesso che si fa? I ragionamenti sulla fine dell’era Di Maio sono ormai arrivati ai tavoli più importanti, hanno fatto capolino perfino nelle riunioni ristrette dei big, sono oggetto delle telefonate tra Beppe Grillo e i maggiorenti del partito. Un “congelamento”è la via più indolore che al momento sembra farsi strada. E se, da regolamento, al posto di Di Maio dovrebbe andare il presidente del collegio di garanzia, che in questo caso è il senatore Vito Crimi, la logica vuole che il posto da reggente – se davvero Di Maio non riuscisse a reggere l’onda d’urto vada a un leader forte, riconosciuto dalla base, come Paola Taverna o Alessandro Di Battista, che però è pronto a ripartire per l’Iran.

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Tra tre settimane in ogni caso si insedierà “il team del futuro”, ovvero la squadra di referenti tematici con cui Di Maio ha tentato di arginare le richieste di collegialità dei grillini che contano, ancora convinti che sia necessaria una vera e propria segreteria politica. Secondo Repubblica invece potrebbe essere Alessandro Di Battista a sostituire Di Maio:

È ormai circondato dai governisti, ovvero da chi punta a stringere i bulloni dell’esecutivo e dunque l’intesa col Pd. È stato abbandonato da alcuni fedelissimi proprio in nome della continuità giallo-rossa: Riccardo Fraccaro ma soprattutto Alfonso Bonafede. Il ministro della Giustizia ha portato Conte nel Movimento e lo ha detto a “Luigi”: se devo scegliere tra te e lui scelgo lui. Bene, così si fa chiarezza, ha commentato il capo politico. Perché se la situazione precipita mai e poi mai, fa sapere Di Maio, lo scettro passerà nelle mani di Conte, il presidente che incarna l’alleanza con i dem: «In panchina i 5 stelle hanno un solo uomo: Di Battista. C’è una crisi? Non reggiamo? Allora tocca ad Alessandro». Il patto di ferro tra i due giovani leader regge. Il resto sta venendo giù.

Intanto Di Battista scalda i motori:

Conte è impegnato nella costruzione della sua leadership in stretto contatto con i ministri e con Grillo. Il tempo stringe. Nei suoi colloqui Di Maio insiste sulla carta di riserva Di Battista. «Un conto è il gradimento al governo, un altro conto è la campagna elettorale dove Alessandro è sicuramente più adatto di Giuseppe». L’argomento ha un suo peso. Può fare breccia anche tra chi ha paura del voto, tende a conservare il posto in Parlamento e giura fedeltà al premier. Se crolla il castello e il Movimento va da solo, allora la forza di Di Battista garantisce un minimo di sopravvivenza, anche se molto lontana dal 32 per cento.

Leggi anche: I grillini arrabbiati con Rousseau per il voto sulla “pausa” alle regionali in Emilia Romagna e Calabria

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