Gli ospedali pieni per COVID-19

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-30

In Lazio Campania e Liguria situazioni vicine alla saturazione: i ricoverati aumentano, rianimatori, infermieri e anestesisti scarseggiano. Oltre ai posti letto naturalmente

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Continuano a salire i pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva nel Lazio: quando vi raccontavamo dell’ordinanza che prevedeva la riapertura dei Covid Center erano 40. Ieri erano già arrivati a 45. E se ad agosto i pazienti negli altri reparti COVID erano 328 ieri siamo arrivati a ben 674. La situazione prevede  l’incremento dei posti letto nei tre hub romani Spallanzani, Umberto I e Gemelli; riapertura dei reparti di Sant’Andrea, Bambin Gesù Palidoro e Israelitico; facilitazione nei ricoveri al nosocomio militare del Celio; progressiva riattivazione delle terapie intensive nelle province, per un totale di 14 ospedali coinvolti. Non solo. Spiega il Fatto:

Si tornerà anche a utilizzare gli alberghi già convenzionati per il periodo post-dimissioni e il rispetto delle quarantene per chi non è in grado di osservare l’isolamento in casa; attivate Villa Primavera, Casa San Bernardo, Urban e Francalancia, “in corso di identificazione nuove s trutture”: l’obiettivo “è di avere entro il mese di ottobre una disponibilità di circa 500 posti” e di “70 posti nelle Rsa”. Fonti dell’unità di crisi riferiscono che “si dovrà iniziare di nuovo a fare una scrematura nei ricoveri” anche se “siamo lontani dai livelli di marzo”. Ad aprile i ricoverati nel Lazio erano quasi 1.500, le terapie intensive avevano superato i 200. Ma gli ospedali romani sono già in affanno, a iniziare dal centralissimo Policlinico Umberto I. “I reparti sono tutti pieni – racconta un infermiere – ma il guaio è che nei mesi estivi non sono stati risolti i problemi organizzativi della scorsa primavera. Non sono arrivati nuovi infermieri promessi e mancano anche gli operatori socio-sanitari”. Non solo. “Non c’è un unico reparto Covid, ma i posti letto sono in diversi padiglioni: questo mette in difficoltà noi e a rischio i pazienti”.

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Ma non è solo il Lazio il problema: anche in Liguria e in Campania. Nella regione governata da Toti ad esempio hanno adottato una politica a fisarmonica. Vale a dire che hanno scelto di predisporre o diminuire i posti letto nelle terapie intensive a seconda delle necessità. “Solo che mancano gli anestetisti e i rianiatori”, dice Maria Luisa Pollarollo, medico, presidente regionale di Aaroi-Emac, sindacato di categoria. “In Liguria ne abbiamo circa 500 ed erano già ampiamente insufficienti prima dell’epidemia”. In Campania invece la saturazione è vicina, spiega il Fatto:

Valgano a esempio i numeri del Cotugno, avamposto delle malattie infettive: 40 ricoveri nell’ultima settimana al ritmo di circa 7/8 al giorno, 8 posti di terapia intensiva tutti occupati (ma solo 4 intubati, età media in calo, circa 55 anni), 16 posti di terapia sub-intensiva tutti occupati, circa 70 ricoveri nei reparti Covid ordinari. Su un totale di 140, senza aumenti di posti letto, resta un’auto nomia di circa 10 giorni. “Ma oggi apriamo un altro reparto Covid per altri 16 posti letto”. L’impennata estiva di contagi fa correre in avanti le lancette, spostandole di circa un mese. “Ci aspettavamo questi numeri a novembre, non ora – conferma Di Mauro – c’è stata troppa irresponsabilità nelle vacanze di agosto all ’es tero”. Le statistiche dell ’ospedale Cardarelli di Napoli ribadiscono il dato: 4 posti di terapia intensiva occupati sui 6 disponibili, circa 35 posti Covid occupati su 41

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