Il caso dell’immunità di gregge a Ortisei

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-19

Finora sono state testate 456 persone fra i 20 e i 59 anni d’età e si è scoperto che il 49 per cento è risultato positivo. Forse, anche inconsapevolmente, queste persone hanno contratto il coronavirus, anche se i due terzi dei testati ha dichiarato di non aver avuto sintomi

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In Italia l’R0 o erreconzero, ovvero l’indice che misura la velocità di diffusione del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19, è sceso attualmente sotto lo zero. Era a 3 all’inizio dell’emergenza mentre oggi, ha detto Franco Locatelli del Consiglio Superiore di Sanità, è all’incirca a 0,8. Questo significa che una persona non ne contagia più almeno una. Ma non in tutta Italia perché, visti i numeri, è evidente che Lombardia e Piemonte, in particolare, viaggiano ben sopra l’1. Se si prende un altro indicatore, il numero di infetti per ogni 100mila abitanti, oggi la Sicilia è la regione con meno contagiati in rapporto alla popolazione, seguita da Calabria e Basilicata; al contrario Val d’Aosta, Lombardia e Provincia autonoma di Trento sono i territori con il numero più alto di positivi. Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo, osserva oggi sul Messaggero: «Ogni giorno siamo sempre attorno a 3.000 nuovi casi positivi, ma questi valori risentono molti della quota di tamponi eseguiti. Il valore più concreto a cui fare riferimento è quello delle terapie intensive, ma ci sono anche parametri complementari: ad esempio i codici rossi in Lombardia, per i pronto soccorso, sono tornati ai livelli pre-coronavirus. Ha un senso ipotizzare che in Lombardia o in Piemonte siamo a un R0 a 1,1 o 1,2 e in Sicilia e Calabria a 0,7 o 0, 8 ma è una conclusione, diciamo, “spannometrica”. Sono sincero, credo che i viaggi interregionali vadano monitorati. Non sarà semplice».

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L’epidemia in Italia (Il Messaggero, 19 aprile 2020)

In questa ottica è interessante notare, racconta ancora il giornale romano, cosa sta succedendo a Ortisei in provincia di Bolzano: alla fine di marzo, i malati erano 41, ma adesso, che una fetta della popolazione si sta sottoponendo ai test sierologici, emerge che in tanti hanno già gli anticorpi.

Del fatto che ci sia già un’immunità di gregge è sicuro Simon Kostner, un medico che, come volontario, sta effettuando gli esami in un centro alberghiero di Ortisei. Dapprima concepiti esclusivamente per il personale dell’albergo i test ora sono stati estesi alla popolazione con un contributo spese di trenta euro a persona. Finora sono state testate 456 persone fra i 20 e i 59 anni d’età e si è scoperto che il 49 per cento è risultato positivo. Forse, anche inconsapevolmente, queste persone hanno contratto il coronavirus, anche se i due terzi dei testati ha dichiarato di non aver avuto sintomi. I test, messi a disposizione dal proprietario dell’Hotel, sono 1.000 e sono stati importati dalla Cina.

L’immunità di gregge è la capacità di un gruppo di resistere a un’infezione. E si verifica grazie a un vaccino, o perché la maggior parte degli individui di quella comunità comincia a sviluppare gli anticorpi. È così che i soggetti immuni forniscono una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità, visto che la diffusione di un’epidemia dipende dal numero di contatti e trasmissioni della malattia tra infetti e suscettibili.

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