Olga Smirnova: la prima ballerina russa che lascia il Bolshoi per protesta contro la guerra in Ucraina

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-17

La 30enne ha deciso di lasciare il Paese e di provare grande vergogna per quello che la Russia sta facendo all’Ucraina

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La Russia continua a perdere pezzi “d’arte” a causa della decisione del Cremlino di invadere e fare guerra all’Ucraina. Nelle scorse settimane, infatti, il direttore d’orchestra Tugan Sokhiev aveva annunciato le sue dimissioni dal ruolo (non solo per protestare contro il conflitto). Il giorno seguente anche Jacopo Tissi, primo ballerino italiano del famoso teatro Bolshoi, aveva deciso di abbandonare il Paese rinunciando a quell’incarico di prestigio. E oggi è arrivata la conferma: anche la prima ballerina del teatro di Mosca, Olga Smirnova, ha salutato la Russia e lasciato vacante quel posto. Perché prova vergogna per quello che il suo Paese sta facendo.

Olga Smirnova, la prima ballerina del Bolshoi lascia la Russia per protesta

La notizia era nell’aria da giorni. Non a caso, infatti Olga Smirnova si era già espressa all’inizio del mese contro le decisioni del Cremlino. E ora è arrivata la conferma: la ormai prima ballerina del Teatro Bolshoi (una vera e propria star in Russia) ha lasciato Mosca. Ma potrà continuare nel suo lavoro con il Dutch National Ballet olandese, come confermato dalla BBC. Troppo grande il dolore e la vergogna per le decisioni del Cremlino. Inoltre, lei si è sentita toccata in prima persona avendo il nonno ucraino. E nei giorni scorsi già si era schierata apertamente contro la guerra:

“Non avrei mai pensato che mi sarei vergognata della Russia, sono sempre stato orgogliosa dei talenti dei russi, dei nostri successi culturali e atletici. Ma ora sento che è stata tracciata una linea che separa il prima e il dopo. Fa male che le persone muoiano, che le persone perdano il tetto sulla testa o siano costrette ad abbandonare le loro case. E chi avrebbe pensato qualche settimana fa che tutto questo sarebbe accaduto? Forse non siamo nell’epicentro del conflitto militare, ma non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa catastrofe globale”.

Parole invecchiate nel tempo. Perché da questa dichiarazione sono passate bombe, missili e morti. Perché da quel 24 febbraio i militari russi hanno sparso sangue di innocenti civili ucraini per le strade di tutte le città del Paese. Da Nord a Sud.

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