Il professor Remuzzi dell’Istituto Mario Negri dice che i nuovi positivi al Coronavirus non sono contagiosi

di Mario Neri

Pubblicato il 2020-06-19

In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera il direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi dice che i nuovi positivi al Coronavirus SARS-COV-2 non sono contagiosi. Remuzzi parla dei risultati di uno studio dell’istituto e spiega al quotidiano la questione, che potrebbe avere grandi ripercussioni se la scoperta fosse confermata: «Qui all’Istituto Mario Negri stiamo …

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In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera il direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi dice che i nuovi positivi al Coronavirus SARS-COV-2 non sono contagiosi. Remuzzi parla dei risultati di uno studio dell’istituto e spiega al quotidiano la questione, che potrebbe avere grandi ripercussioni se la scoperta fosse confermata:

«Qui all’Istituto Mario Negri stiamo per pubblicare uno studio, che contiene alcune informazioni utili per capire, almeno così mi auguro».

Di cosa si tratta?
«Una breve premessa, spero non troppo noiosa, sul funzionamento dei tamponi. Per la ricerca del virus si usa la tecnica della reazione a catena della polimerasi (Pcr), in grado di amplificare alcuni specifici frammenti di Dna in un campione biologico».

Fino a qui tutto bene.
«Per il Covid-19, funziona così. Il genoma del coronavirus presente sui tamponi, ovvero l’Rna, viene trascritto a Dna e amplificato mediante tecnica Pcr, che aumenta enormemente il materiale genetico di partenza. Più elevato è il contenuto sul tampone di Rna, quindi di virus, e meno dovrà essere amplificato».

La vostra ricerca? 
«Abbiamo condotto uno studio su 133 ricercatori del Mario Negri e 298dipendenti della Brembo. In tutto, quaranta casi di tamponi positivi. Ma la positività di questi tamponi emergeva solo con cicli di amplificazione molto alti, tra 34 e 38 cicli, che corrispondono a meno di diecimila copie di Rna virale».

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Cosa significa?
«Che sono casi di positività con una carica virale molto bassa, non contagiosa. Li chiamiamo contagi, ma sono persone positive al tampone. Commentare quei dati che vengono forniti ogni giorno è inutile, perché si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale».

Quanto dobbiamo amplificare per avere una positività contagiosa?
«Sotto le centomila copie di Rna non c’è sostanziale rischio di contagio, secondo un lavoro appena pubblicato da Nature e confermato da diversi altri studi. Quindi, nessuno dei “nostri” 40 positivi risulterebbe contagioso. Questo significa che il numero dei nuovi casi può riguardare persone che hanno nel tampone così poco Rna da non riuscire neppure a infettare le cellule. A contatto con l’Rna dei veri positivi, quelli di marzo e inizio aprile, le cellule invece morivano in poche ore».

Abbia pazienza, ma uno studio del Mario Negri non fa primavera.
«Infatti. Uno studio del Center for Disease Prevention della Corea su 285 persone asintomatiche positive, ha rintracciato 790 loro contatti diretti. Quante nuove positività? Zero. E le risparmio altri studi che vanno in questa direzione».

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