La nuova autocertificazione per i prestiti alle imprese

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-20

Cambia il DL Liquidità: a guidare tutte le richieste di finanziamenti accompagnati dall’ombrello statale dovrà essere l’autocertificazione

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Il Sole 24 Ore racconta oggi di un correttivo al decreto liquidità che dovrebbe essere approvato oggi dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera. Nella nuova versione il testo dovrebbe cancellare sia le montagne di carta chieste fin qui alle imprese, sia il lungo elenco di obblighi che secondo le banche sono alla base dei ritmi lenti che hanno caratterizzato fin qui l’avvio della macchina dei prestiti. Perché a guidare tutte le richieste di finanziamenti accompagnati dall’ombrello statale dovrà essere l’autocertificazione.

La mossa è figlia di un lungo confronto all’interno della maggioranza. Italia Viva in particolare ha chiesto di appianare gli ostacoli di burocrazia bancaria che il debutto operativo del decreto liquidità aveva evidenziato. Ottenendo alla fine un’intesa con Pd e Cinque Stelle, che dal canto loro hanno sottolineato l’esigenza di mantenere forme di controllo contro gli abusi. Il punto di equilibrio finale dovrebbe poggiare su due punti chiave: la manleva per le banche, scaricate dagli obblighi di controllo puntuale su ogni singola posizione. E la responsabilità dei candidati al prestito, con le sanzioni previste per chi dichiara il falso.

Un modo, questo, per concentrare i problemi su chi tenta l’abuso, liberando la strada per gli altri. Nella nuova impostazione, infatti, il semaforo verde per il prestito si accenderebbe sulla base di sei dati comunicati dal richiedente. In un’impostazione che riguarderebbe sia i prestiti più grandi, quelli coperti dalla tutela Sace, sia i più piccoli, che passano attraverso il fondo di garanzia, compresi i microfinanziamenti fino a 25mila euro caratterizzati dalla copertura pubblica al ioo per cento. L’intero meccanismo, secondo un’altra novità portata dall’emendamento, si estenderebbe anche ai professionisti e alle loro società. Per imboccare questa corsia rapida al prestito, imprese e professionisti dovranno certificare sei dati. In primo luogo bisognerà attestare che i problemi della società, che rendono indispensabile il finanziamento con l’aiuto pubblico, nascono dalle ricadute economiche dell’emergenza epidemiologica, e in particolare dal lockdown che ha limitato, in molti casi fino ad azzerarla, l’attività.

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Sarà la stessa impresa, poi, ad attestare la veridicità dei dati aziendali presentati per ottenere il prestito. E, terzo punto, a garantire che il finanziamento sarà utilizzato per sostenere i costi del personale e gli investimenti degli stabilimenti italiani. Una clausola, quest’ultima, cruciale già nel testo originale del decreto liquidità, e ulteriormente rafforzata dall’emendamento approvato a Montecitorio sull’onda del caso Fca. Per bussare alle porte delle banche bisognerà inoltre dichiarare di non avere problemi in termini di interdittiva antimafia, e di non essere stato colpito negli ultimi cinque anni da condanne per evasione fiscale che comportino l’esclusione dai pubblici uffici. L’ultimo tratto del confronto si concentra sul peso da attribuire alle forme di controllo sulle autodichiarazioni.

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