La vera storia della pagina Noi che vogliamo un’Italia a 5 Stelle

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-12

Ha fatto molto scalpore ieri una card dedicata a Sara Marcozzi, candidata presidente della Regione Abruzzo per il M5S, diffusa da una pagina non ufficiale di fan del MoVimento. Ma se si va alla ricerca degli autori della pagina si scopre un curioso intreccio di pagine dedicate alle mamme, ai gattini e ai cani eroi, come mai?

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«Noi Che Vogliamo Un’Italia a 5 Stelle è una pagina amatoriale creata per consentire ai simpatizzanti di commentare e valutare le attività del movimento». Si giustifica così su Facebook e senza firmarsi l’amministratore della pagina Facebook divenuta improvvisamente famosa ieri per una card di ringraziamento a Sara Marcozzi, la candidata M5S uscita sconfitta alle regionali di domenica in Abruzzo.

Che cos’è Noi che vogliamo un’Italia a 5 Stelle

La card, che aveva ottenuto quasi duemila condivisioni è stata rimossa dopo che Enrico Mentana aveva dedicato un post ai contenuti “autolesionisti” pubblicati dai gruppi e dalle pagine Facebook dei sostenitori del MoVimento. Il contenuto del meme era infatti offensivo nei confronti degli elettori abruzzesi la cui maggioranza veniva descritta come ignorante e connivente con la politica del clientelismo e del servilismo (e sì, c’è anche un marchiano errore nel “ha avuto la migliore” invece che “la meglio). Di per sé il tono di questa card – che usa un’immagine ufficiale unicamente come base per contenuti prodotti da “fan” – non è tanto diversa da commenti e post di insulti che si leggevano ieri in altri gruppi di sostenitori ed elettori pentastellati.

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Il MoVimento 5 Stelle, come tutti i partiti politici, ha diversi canali di diffusione per la propaganda. I social sono la componente più immediata e diretta. Molte delle pagine Facebook che fanno riferimento al M5S però sono pagine non ufficialiovvero non hanno un legame diretto con la macchina della comunicazione pentastellata ma ne rilanciano i contenuti. A volte, rielaborando gli stili e le parole d’ordine dei 5 Stelle ne creano di loro. Non è questo il posto per discutere sul fatto che uscite di questo genere facciano male al MoVimento, basti per il momento prendere atto di una cosa: sono reazioni tipiche di una parte dell’elettorato pentastellato molto rumorosa sui social. Così tipiche che appunto è facile scambiare la propaganda non ufficiale della pagina Noi che vogliamo un’Italia a 5 Stelle per una pagina di simpatizzanti, magari un po’ sprovveduti e poco avvezzi alla comunicazione sui social

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Un’impressione che viene confermata da post come quello tutti in maiuscolo in cui si chiede di cambiare subito la legge elettorale per le regionali per evitare il fenomeno – stigmatizzato anche dalla propaganda ufficiale del MoVimento – delle accozzaglie di partiti con decine di liste “civetta” a sostegno di un candidato presidente.

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Dopo aver cancellato la card sulla Marcozzi l’admin della pagina ha postato  un messaggio in cui si scusa per la polemica nata “per un semplice errore di distrazione/ortografico” (ma non per il contenuto stesso della card) e ribadisce che Noi che vogliamo un’Italia a 5 Stelle «è una pagina amatoriale creata per consentire ai simpatizzanti di commentare e valutare le attività del movimento». Ed è qui che la faccenda si fa interessante.

Leggi sull’argomento: Per i grillini gli abruzzesi si meritano il terremoto (e niente Reddito di Cittadinanza)

Il network di pagine Facebook collegato a 5stellenews 

Fino a ieri sera infatti tra le informazioni della pagina – che fa riferimento al sito non ufficiale www.5stellenews.com (che oggi è curiosamente “in manutenzione”) – c’erano un numero di telefono (0863451605) e un indirizzo email (animaliavideo@gmail.com). Questa mattina nelle info della pagina il numero di telefono – che questa mattina suona a vuoto – è scomparso mentre l’indirizzo email, dei simpatizzanti, è ancora presente.

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Ed è un peccato perché basta una rapida ricerca su Google per vedere che sia il numero di telefono che l’indirizzo email sono collegati ad un numero considerevole di pagine. Tutte pagine Facebook che non hanno un carattere politico ma che hanno una cosa in comune: un elevatissimo numero di fan. Ad esempio c’è la pagina Essere Mamma o la ben più famosa Il mio gatto è leggenda da quasi 500mila “mi piace”. Se invece si cerca l’indirizzo email si trovano pagine come Animali che passione.

 

 

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In questa caccia al tesoro seguendo le briciole lasciate dal social media manager di Noi che vogliamo un’Italia a 5 Stelle – che si mostra essere così una pagina ben poco amatoriale – si incontrano altri elementi. Il mio gatto è leggenda infatti condivide spesso contenuti da un blog di Pianetadonna.it (che è un sito di Arnoldo Mondadori Editore già di Banzai Media).

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Troviamo poi un nuovo indirizzo email, più “professionale”: socialmedidasrl@gmail.com. Di nuovo cercando su google questo indirizzo, che è collegato al numero di telefono presente sulla pagina fan “amatoriale” del MoVimento 5 Stelle, altre pagine come Dolce Mente Deborah (da oltre 750mila “mi piace”), La mia cucina è leggenda, Essere Donna (570mila like), La zia acida, Hello Vodka Goodbye Dignity, Il Mondo delle donne, Gatto miao cane bau oppure Eroi con la coda.

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È evidente che la gestione di un così grande numero di pagine – e molte di queste pagina hanno uno o più gruppi collegati – è tutt’altro che un’impresa amatoriale. Così come è poco amatoriale la gestione e la pubblicazione di articoli sul sito 5Stellenews richiede una struttura organizzativa e autoriale complessa. Ci sono persone che scrivono gli articoli, altre che moderano la pagina e postano i contenuti, altre ancora che seguono i gruppi.

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Se si analizzano i post di alcune delle pagine di questo network si nota poi come tendano a pubblicare prevalentemente post da due fonti principali. Uno è il già citato blog su pianetadonna.it, l’altro è il sito bigodino.it. I due siti però appartengono a due realtà editoriali differenti, il primo a Mondadori il secondo alla media company Netaddiction, un colosso del web che edita siti come Lega Nerd, HDBlog o Dissapore. Siti che – come Bigodino.it e pianetadonna – non hanno nulla a che fare con la becera propaganda a 5 Stelle di Noi che vogliamo Italia a 5 Stelle.

Quando la politica è solo un’operazione di marketing

È quindi probabile che la persona (o le persone) che hanno in gestione queste pagine abbiano un contratto di collaborazione con questi siti al fine di aumentarne la reach e il pubblico. Su Internet nulla è gratis, e nemmeno le pagine Facebook lo sono. Più “like” ha una pagina maggiore è la sua appetibilità per chi produce contenuti per il Web. Parallelamente gli autori di queste pagine hanno messo in piedi una pagina “politica” con un sito collegato. Ma non solo c’è poco di amatoriale, c’è poco anche di politica. Perché è evidente che la semplice pagina di “simpatizzanti” (con sito annesso) è un’impresa commerciale come le altre.

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Non solo perché al sito è collegato un codice AdSense per la raccolta pubblicitaria dei click provenienti dalla pagina amatoriale ma anche perché è inserito – in modo evidente – all’interno del network di pagine gestite da questa “Medida Srl” il cui CEO, co-Founder e Owner risulta essere – sempre grazie ad una ricerca su Google – Diego Lucci che si occupa di social media marketing. Al di là della reale simpatia per il M5S da parte degli autori la scelta di spingere su contenuti “a 5 Stelle” si rivela essere una mera scelta di marketing per spremere click dai fan del MoVimento 5 Stelle (e magari farci qualche soldino). Non c’è nulla di illecito o di illegale, magari c’è una certa furbizia nel presentarsi al pubblico per quello che non si è (una pagina amatoriale di simpatizzanti). Ma questo è quello che succede quando si fa fare politica agli esperti di marketing, a tutti i livelli. E se il M5S è una grande operazione di marketing perché dovremmo impedire ad altri di guadagnarci sopra?

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