Nino Spirlì: il leghista che vuole dire “negro” e tira fuori il rosario

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-02

«Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se quando usiamo la parola “zingaro” noi a priori la volessimo utilizzare per dare un giudizio negativo. Per “negro” è la stessa cosa. Io sono calabrese e dico ‘nigru’. In dialetto calabrese u nigru è u nigru, non c’è altro modo per dire negro. Nessuno mi può impedire di usare questo termine»

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Nino Spirlì, vicepresidente della Regione Calabria in quota Lega ieri intervenendo a un dibattito organizzato dalla Lega a Catania in vista del processo a Salvini per il caso Gregoretti ha fatto parlare di sé per aver rivendicato l’utilizzo di alcune parole che sono ritenute offensive: «Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se quando usiamo la parola “zingaro” noi a priori la volessimo utilizzare per dare un giudizio negativo. Per “negro” è la stessa cosa. Io sono calabrese e dico ‘nigru’. In dialetto calabrese u nigru è u nigru, non c’è altro modo per dire negro. Nessuno mi può impedire di usare questo termine». Ma Spirlì ha mai chiesto a una persona nera cosa ne pensa?

nino spirlì video negro 1

Non è la prima volta che il vicepresidente della Regione Calabria fa parlare di sé per le sue provocazioni. Qualche tempo fa scriveva su Facebook: “O Immacolata Concezione, Maria Madre di Dio e Madre Nostra, quanto dà fastidio ai bestemmiatori e figli di satana la mia Fede! Più prego, mentre vivo e lavoro, più schiumano odio e rabbia! Rafforzami ogni giorno di più”. Spirlì, che è di Taurianova, è un personaggio piuttosto curioso visto che proprio oggi in un’intervista a CulturaIdentità dice di sé: “Io sono molte cose: omosessuale, cattolico praticante, leghista convinto, di destra, amante dei viaggi e della letteratura. Tutto questo è Nino Spirlì. Dichiararsi non significa schierarsi, significa rivelarsi”.

nino spirlì

Nella stessa intervista Spirlì parla della quarantena e dell’importanza della famiglia: “Il dramma del coronavirus dovrebbe spingere i ragazzi a riflettere: esso ha dato la dimensione della potenza della famiglia e della terra d’origine. Appena è montata la paura, hanno messo da parte le ambizioni e hanno cercato solo di tornare a casa. Le suggestioni sono state vinte dal terrore della pandemia. Ora io dico loro: restate, solo qui potete stare davvero bene. Se voi rimarrete tutto diventerà più vivo e più ricco”. E infine: dal coronavirus la Calabria ne uscirà “vincitrice, come tutta l’Italia. Ci sarà qualche ferita da rimarginare: lo faremo costruendo cose belle e ripartendo dal nostro patrimonio identitario”.

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