Il boss dell’eolico che conferma la tangente di 30mila euro al leghista

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-07-22

L’intercettazione che secondo La Verità non esisteva fa crollare il re dell’eolico e il figlio che ammettono la promessa di soldi ad Armando Siri e il favore di Arata per farlo diventare sottosegretario. Le pressioni su Calenda non andate a buon fine

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Mentre Armando Siri ricompariva al fianco di Matteo Salvini durante l’incontro con i sindacati di lunedì scorso, due testi lo accusavano di aver effettivamente preso la tangente da 30mila euro da Paolo Arata per l’eolico in Sicilia. Si tratta di Vito Nicastri, il “re” dell’eolico ritenuto vicino ai clan, e suo figlio Manlio.

Il boss che conferma la tangente di 30mila euro al leghista

Fino a qualche mese fa, erano i soci occulti di un grande amico di Siri, Francesco Paolo Arata, il consulente della Lega per l’energia intercettato dalla Dia di Trapani mentre diceva a suo figlio e al figlio di Nicastri: «Gli do 30.000 euro perché sia chiaro tra di noi. Io ad Armando Siri ve lo dico…». Ora, spiega Repubblica, il cerchio si chiude:

Dalle carte emerge quest’altro spezzone del dialogo del 10 settembre 2018 anticipato da Repubblica un mese fa. «L’emendamento passa». E ancora: «Siri ci lavora un secondo per guadagnare trentamila euro». Poi, però, il provvedimento non passò per l’opposizione dei Cinque Stelle. Ma c’era la promessa di Arata. Tanto basta per contestare la corruzione. Nicastri e il figlio, finiti in carcere il 12 giugno, hanno deciso di svelare le grandi intese che correvano fra Trapani e Roma. «So che Siri e Arata avevano buoni rapporti», ha esordito Nicastri junior, che inizialmente aveva qualche titubanza a parlare.

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Il testo del decreto di perquisizione in cui si parla dei 30mila euro e di Siri (Corriere della Sera, 26 aprile 2019)

Poi, quando gli hanno fatto sentire l’intercettazione di Arata, ha confermato: «C’ero pure io quella sera. Siri non è stato pagato, ma Arata mi disse di avergli promesso 30 mila euro se l’emendamento fosse passato». L’8 luglio, il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi sono a Palermo per sentire anche Vito Nicastri, che ha offerto un’altra conferma: «All’epoca stavo in carcere, era mio figlio che parlava con Arata. E mio figlio mi ha detto che Arata avrebbe fatto un regalo a Siri se l’emendamento fosse passato. Un regalo che ritengo fosse quantificabile in 30 mila euro. Arata non disdegnava di pagare. Come anche io». Il “re” dell’eolico ha raccontato di tangenti pure ad alcuni funzionari della Regione siciliana per sbloccare le pratiche, come già svelato dalle intercettazioni della Dia di Trapani. Ora, il “re” dell’eolico aggiunge: «Arata mi chiese di creare provviste in contanti». Fondi neri per le mazzette.

Paolo Arata responsabile della Lega

C’è di più. Nicastri, racconta il Corriere della Sera nell’articolo di Fiorenza Sarzanini, ha spiegato i suoi rapporti con Paolo Arata, ex deputato forzista che, dichiara Nicastri sr ai pm di Roma e Palermo, «si presentava come responsabile del programma della Lega per le energie rinnovabili».

In questa veste, alla ricerca di quella modifica della legge sugli ecoincentivi che avrebbe fatto recuperarei soldi persi alle aziende di Nicastri, aveva provato ad allacciare contatti al ministero dello Sviluppo economico anche con il governo a guida Pd, quando il titolare era Carlo Calenda, tramite una funzionaria che conosceva. Poi, con il cambio politico e l’avvento della coalizione Lega-Cinquestelle, «il suo interlocutore per la questione incentivi diventò Siri».

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Da: Repubblica, 22 luglio 2019)

Le loro dichiarazioni andranno incrociate con l’intercettazione che ha fatto cambiare versione a Manlio Nicastri e altre che per i pm romani contribuiscono a sostanziare l ’accusa: «Siri… ci lavora un secondo per guadagnare 30.000 euro»; «un emendamento mi costa 30.000 euro»; «Siri è un amico come fossi tu, però gli amici mi fai una cosa e io ti pago, e quindi è più incenti…», e altre frasi ancora.

Nella testimonianza Il “re” dell’eolico racconta di quando perse un milione di euro «per una modifica della legge sugli incentivi». E di quando si aprirono nuove inaspettate prospettive grazie all’avvio della società (occulta) con Arata. Era il 2015. «Provò a fare pressioni sul ministero dello Sviluppo Economico, quando c’era Calenda, conosceva una funzionaria – precisa Nicastri – ma senza risultati». Poi, Arata iniziò a «presentarsi come responsabile della Lega per le rinnovabili». Le intercettazioni disposte dalla procura di Palermo attorno a Nicastri disegnano un percorso di favori: Siri piazzò nel programma del governo Lega-Cinque Stelle capitolo sul biometano che tanto stava a cuore alla coppia Arata-Nicastri. Poi, Arata sponsorizzò Siri per la nomina a sottosegretario. C’è altro? Sì, c’è da recitare una prece per Giacomo Amadori, La Verità e Maurizio Belpietro che hanno sostenuto per settimane che questa intercettazione non esisteva.

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