Mutui, i tassi in crescita per lo spread

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-13

I ritocchi ai tassi delle principali banche italiane dopo i mesi di crescita del differenziale tra BtP e Bund

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L’annosa querelle su mutui e spread, di recente rinfocolata dal MoVimento 5 Stelle con l’utilizzo distorto di un articolo del Sole 24 Ore, oggi arriva a un punto fermo: il quotidiano di Confindustria pubblica i ritocchi ai tassi delle principali banche italiane dopo i mesi di crescita dello spread tra BtP e Bund. A rompere gli indugi era stata Intesa Sanpaolo che da luglio ha aggiornato di 5 punti base (0,05%) il tasso finito offerto sui mutui a tasso fisso. Per poi intervenire con altri ritocchi a ottobre e novembre. A parte qualche eccezione – fra cui Bper Banca che ad ottobre ha tagliato il costo dei mutui di surroga di 25 punti base – la linea intrapresa dagli istituti di credito è di aumentare i tassi sui nuovi prestiti. L’articolo è firmato da Vito Lops, ovvero lo stesso autore del pezzo usato dal M5S.

I fattori che stanno spingendo a riprezzare i tassi dei nuovi mutui sono numerosi. E vertono intorno a un unico punto: il tendenziale aumento del costo della raccolta del denaro all’ingrosso. Il balzo dello spread sul mercato obbligazionario (BTp-Bund) – che a maggio quotava 120 punti base e da diverse settimane orbita in area 300 – ha indebolito il patrimonio delle banche italiane (che in portafoglio hanno circa 400 miliardi di titoli di Stato).

Questo a cascata potrebbe impattare sui tassi che gli istituti pagherebbero per emettere nuovi bond bancari, uno dei canali di raccolta del denaro. Senza dimenticare che da inizio 2019 la Bce chiuderà i rubinetti del quantitative easing, ovvero non comprerà più nuovi BTp sul mercato secondario, e questo potrebbe indebolirebbe ulteriormente i valori in patrimonio.

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Le variazioni ai tassi delle principali banche italiane (Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2018)

Inoltre, sui futuri mutui a tasso fisso ci sono altre due ragioni. Dallo scorsa estate i tassi Irs (una delle due gambe, insieme allo spread deciso dalla banca, che compongono il tasso fisso) sono saliti di 10-15 punti base. Quindi una buona parte dell’aumento in corso dei tassi è dovuto proprio a questo adeguamento tecnico.

Va poi detto che nel 2018 gli spread sui fissi hanno toccato il minimo storico intorno a quota “0”, trasformando il mutuo in un prodotto ponte per attirare clienti a cui vendere in un secondo momento altri strumenti finanziari più profittevoli. Una strategia commerciale difficilmente praticabile a lungo.

Il quotidiano segnala anche che molti istituti stanno facendo melina sulle erogazioni. Dato che il tasso del preventivo in molti casi viene congelato per 60-90 giorni, c’è tutto l’interesse a far decadere questa finestra temporale in modo tale da applicare ai nuovi clienti i tassi aggiornati e certamente più cari rispetto a quelli offerti in fase di richiesta.

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