Economia
Pensione di cittadinanza: come la promessa (non) verrà mantenuta
Alessandro D'Amato 13/11/2018
La viceministra Castelli lo annunciava con l’aria di chi ha finito il set di pentole ma ha ancora la Mountain Bike con il cambio Shimano: «Come promesso. Partiremo il primo gennaio con le pensioni di cittadinanza, portando le minime a 780 euro». Ma non andrà così. Perché non ci sono abbastanza soldi
Sembrava ieri ma era soltanto il 14 settembre scorso quando la viceministra Laura Castelli, rimangiandosi la promessa del reddito di cittadinanza pronto a gennaio 2019, annunciava con l’aria di chi ha finito il set di pentole ma ha ancora la Mountain Bike con il cambio Shimano: «Come promesso. Partiremo il primo gennaio con le pensioni di cittadinanza, portando le minime a 780 euro. Intanto ci occuperemo della riforma dei centri per l’impiego. Abbiamo calcolato che ci vogliono 3-4 mesi. Successivamente partirà il reddito di cittadinanza».
La pensione di cittadinanza
E invece no. La pensione di cittadinanza a 780 euro, «un segno di civiltà» come diceva Luigi Di Maio, finirà nelle tasche di soli 500 mila pensionati, un 15% appena dei 3 milioni e 200 mila che vivono grazie all’integrazione al minimo e che oggi ricevono 507 euro e 42 centesimi al mese. Spiega oggi Valentina Conte su Repubblica che lo stanziamento sarà di 900 milioni sui nove miliardi a disposizione, ovvero il 10%.
Il resto verrà così suddiviso: 7,1 miliardi al reddito di cittadinanza (di cui 2,2 miliardi già messi dal governo Gentiloni per il Rei) e 1 miliardo ai centri per l’impiego. A conti fatti dunque, i più fortunati tra i pensionati poveri riceveranno 138 euro al mese. Passando così a 645 euro e 42 centesimi. Non proprio la soglia “di cittadinanza”. «L’Europa ci dice che il minimo per riuscire a sopravvivere è 780 euro al mese», insisteva Di Maio in tv poco più di un mese fa.
Una promessa che non manterrà. «Per la prima volta vogliamo dare qualcosa ai pensionati e non trattarli come vacche da mungere». Cos’è successo invece? Le risorse a disposizione, come già sembrava chiaro a molti osservatori, sono insufficienti per arrivare a tutti. E la riuscita del reddito di cittadinanza viene considerata prioritaria, sebbene ci siano «difficoltà potenziali» nella sua attuazione, ammette ora Stefano Buffagni, sottosegretario a Palazzo Chigi.
Ecco perché la platea dei pensionati di cittadinanza verrà ristretta.
Mamma, mi si è ristretta la pensione di cittadinanza!
Quindi non tutte le pensioni da 500 euro saliranno e non tutte arriveranno alla soglia di 780 euro, quella “di civiltà”. Un limite sarà la soglia ISEE a 9630, un altro sarà la casa di proprietà, anche se il 60% delle famiglie sotto la soglia di povertà vive in affitto. E ci saranno altri paletti per restringere la platea, altrimenti i soldi non bastano.
Senza pensare che i pensionati poveri non sono solo quelli al minimo. Ci sono gli invalidi (Salvini prometteva di intervenire: «Un milione di invalidi civili vivono con 278 euro al mese», diceva). E i pensionati sociali: 2,9 milioni di persone. In tutto, quasi 7 milioni. Beneficiarne solo 500 mila significa arrivare al 7%. Avendo però creato una fortissima aspettativa nel Paese.
È già successo con la quattordicesima di Renzi. File ai Caf e proteste di quanti scoprirono che non spettava a tutti, ma solo alle pensioni fino a due volte il minimo. La questione è delicata. I pensionati sono una fetta importante dell’elettorato.
E chissà cosa succederà quando i numeri del reddito di cittadinanza non piaceranno agli elettori.