«Sull'euro ha ragione la sinistra radicale»

di Guido Iodice

Pubblicato il 2014-11-24

Un editoriale del Financial Times firmato da Wolfgang Münchau: solo i partiti come Syriza (Grecia), Podemos (Spagna) e Die Linke (Germania) propongono all’incirca ciò che il “consenso” tra gli economisti suggerisce per risolvere la crisi dell’area euro

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Se sull’euro la pensate come la maggioranza degli economisti, dovreste votare per la sinistra radicale. E’ la paradossale conclusione a cui giunge un editoriale del Financial Times firmato da Wolfgang Münchau. Secondo Münchau, infatti solo i partiti come Syriza (Grecia), Podemos (Spagna) e Die Linke (Germania) propongono all’incirca ciò che il “consenso” tra gli economisti suggerisce per risolvere la crisi dell’area euro senza spaccarla, ovvero grandi investimenti pubblici e una ristrutturazione controllata dei debiti.
 
UNA SCELTA OBBLIGATA
Anche se non foste dei sostenitori della sinistra, argomenta Münchau, avreste poca scelta. Difatti i partiti del centro-sinistra supportano queste proposte solo quando sono all’opposizione, per poi dimenticarle del tutto una volta al governo, come ha fatto François Hollande, arrivando a sostenere la visione antikeynesiana secondo la quale “l’offerta crea la sua domanda”. Anche se i partiti della sinistra radicale sono ancora giovani e la loro agenda è ancora in fase di formazione, sembrano gli unici ad avere una proposta complessiva vicina a quella degli economisti. Secondo Münchau, invece, partiti come i 5 stelle in Italia e il Fronte Nazionale in Francia sono per davvero radicali, poiché propongono l’uscita dall’euro in prima istanza, come del resto Alternativa per la Germania.
 
PODEMOS HA RAGIONE 
Nacho Alvarez, uno degli economisti del team di Podemos, continua Münchau, ha recentemente illustrato la proposta del partito che, prendendo atto dell’insostenibilità del debito spagnolo, avanza l’idea di una ristrutturazione consistente in un mix composto da riduzione degli interessi, allungamento delle scadenze e haircut del debito. L’obiettivo di Podemos, secondo Alvarez, non è quello di uscire dall’euro, ma neppure di rimanervi a qualsiasi costo. Una posizione che mette al primo posto il benessere del paese. Eppure non è così in Spagna, dove Podemos viene osteggiata, rileva Münchau, e accusata di voler importare il modello venezuelano. Invece è perfettamente logico dire, come fa Podemos, che il debito è insostenibile e che non si possono accettare decenni di stagnazione per il rifiuto di riformare le politiche e le istituzioni dell’eurozona. Sei anni di crisi hanno portato Syriza ad essere il primo partito in Grecia, mentre nel caso spagnolo il rischio è che i socialisti e i conservatori possano allearsi contro la nuova forza nata dalla protesta degli Indignados. Ciò che manca ancora a Podemos – ragiona Münchau – è una visione complessiva del “dopo”. Ma sarebbe una buona idea se il partito si organizzasse a livello europeo, oltre l’alleanza con Syriza, perché è a quel livello che va portato il cambiamento.
 
LA TRAGEDIA DELL’EUROZONA
I partiti del centro-sinistra e del centro-destra, accusa infine l’editoriale del FT, stanno permettendo la deriva dell’Europa verso l’equivalente economico di un inverno nucleare. Ed è tragico che i partiti dell’estrema sinistra siano gli unici che supportino politiche sensate come la ristrutturazione del debito. La crescita di Podemos – conclude Munchau – mostra che vi è una domanda di politica alternativa e che i partiti tradizionali stanno lasciando spazio a Podemos e Syriza.
 
 
 

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