Chi ha rubato il MoVimento 5 Stelle ai dissidenti di Genova?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-23

Il pasticcio delle comunarie pentastellate di Genova segna la fine della stagione dell’uno vale uno e della democrazia diretta del M5S (che non è mai iniziata). I dissidenti però, come i soldati giapponesi abbandonati nella giungla, non si arrendono e mettono in atto un sabotaggio per far tornare il MoVimento alle sue origini. Con messaggi in codice e qualche colloquio con garanzia di anonimato. Come questo

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Beppe Grillo ha imposto la dura legge del Blog sui 5 Stelle genovesi dopo l’esito sgradito delle votazioni online per la scelta del candidato sindaco del MoVimento a Genova. Dalle comunarie, svoltesi con il “Metodo Genova” che prevedeva una serie di votazioni e graticole prima di arrivare al voto finale, era uscita vincitrice Marika Cassimatis. Ma il voto è stato annullato e così le seconde “grillarie” (come le chiamava qualche giorno fa Marco Travaglio sul Fatto) estese tra l’altro a tutti gli iscritti pentastellati e non solo ai genovesi hanno deciso che il candidato sindaco sarà Luca Pirondini, lo sconfitto del primo ballottaggio.

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Alcuni dissidenti hanno tirato fuori questa foto di Alice Salvatore con Federico Pizzarotti durante una festa del M5S a Lerici nel 2014

La democrazia online che non funziona

Tra i motivi che hanno portato Beppe a chiedere ai suoi di “fidarsi di lui” (per la gioia della senatrice Elena Fattori, più realista del re) e ad annullare il risultato delle votazioni ci sono voci che danno la Cassimatis vicina a dissidenti ed eretici; fuoriusciti del MoVimento ligure che in questi mesi si sarebbero avvicinati alla candidata sindaca e si sarebbero infiltrati per ribaltare l’esito di un voto che alla vigilia appariva scontato dal momento che Pirondini era il favorito della consigliera regionale Alice Salvatore (e di conseguenza di Beppe Grillo). Luigi Di Maio, sul quale a dirla tutta dovrebbe pesare gran parte della responsabilità dell’accaduto visto che quando esisteva il Direttorio era il responsabile per gli enti locali e per il territorio (i meetup invece sono affidati a Roberto Fico), ha spiegato che “il nostro sistema è aperto ma dobbiamo proteggerlo dagli approfittatori”. La Salvatore invece ha spiegato che non è stata estromessa la candidata né sono state annullate le votazioni (davvero?) ma il problema era nella lista della Cassimatis al cui interno c’erano troppi “non idonei”. In realtà pare che i possibili dissidenti in lista fossero davvero pochi, c’è chi dice due o tre persone:
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È andata davvero così? I comuni mortali sanno solo che dei 700 votanti che hanno partecipato alla votazione online 362 hanno votato per la Cassimatis e 338 per Pirondini. Grillo – che ne avrebbe la possibilità – non ha parlato di chi ha votato chi e fornito prove circa la distribuzione dei voti quindi non è possibile dire con certezza (come invece fanno Pirondini e i suoi dal momento dell’annuncio dei risultati) che quei 24 voti di scarto sono tutti o in parte attribuibili ai dissidenti. Certo, i dissidenti potrebbero essere anche di più, ma questo significherebbe che la linea ufficiale del partito è stata messa – democraticamente, elettronicamente – in minoranza. Il punto è che all’interno del MoVimento genovese i dissidenti – che in realtà sono persone che fanno ancora parte a pieno titolo del MoVimento – non sono una pattuglia organizzata e compatta. C’è chi è nostalgico della guida di Gianroberto Casaleggio e c’è chi invece semplicemente lotta per un M5S che sia più movimentista e dove gli attivisti e la base possano tornare ad avere quel ruolo fondamentale che hanno avuto dal 2008 ad oggi. I dissidenti insomma non sono fuoriusciti e se hanno votato è perché è stato loro consentito, e se è stato loro consentito significa che quello che hanno detto, scritto o fatto non è in contrasto con il regolamento del partito altrimenti sarebbero stati espulsi. Ma quanti sono numericamente e sono davvero in grado di condizionare una votazione? Fermo restando che gli attivisti che partecipano regolarmente a riunioni e assemblee sono poco più di un centinaio (quindi una minoranza rispetto ai 700 votanti) i cosiddetti dissidenti sono ancora meno, poco più di una decina pare. Non abbastanza per far vincere – da soli – la Cassimatis.
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Pare quindi che Grillo abbia agito non in base ai dati ma proprio perché alcuni esponenti importanti del MoVimento genovese non gradivano la Cassimatis (la quale a dirla tutta non è che fosse particolarmente gradita nemmeno a diversi dissidenti). Del resto la candidata, prima di arrivare al ballottaggio, è passata attraverso un il complicato procedimento del “Metodo Genova” che prevedeva che i candidati sindaci venissero scelti dai candidati consiglieri e successivamente sottoposti alle “graticole” prima di poter accedere al ballottaggio. Possibile che nessuno, durante questo laborioso e sofisticato processo anti-truffa e anti-infiltrati si sia accorto che la Cassimatis era “una spia” al soldo di pizzarottiani e altri dissidenti? Sembra davvero difficile. Del resto dov’era il Garante del MoVimento quando succedeva tutto questo? Forse era impegnato a sbrogliare le grane di Roma, non si può negare che Grillo ha avuto tutto il tempo per bloccare la candidatura della Cassimatis per tempo, prima che si arrivasse al voto online, eppure non l’ha fatto. C’è chi sostiene che in realtà il voto elettronico questa volta “sia sfuggito di mano” agli uomini della Casaleggio che non si sarebbero accorti di quanto stava accadendo e che il favorito sta perdendo. E se invece fosse la prova che la Casaleggio non trucca i risultati? Certo, ci vorrebbe un ente certificatore del voto elettronico che lo verificasse in maniera indipendente.
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In mancanza di certezze c’è spazio per retroscena e retroscenismi, c’è chi sostiene che la Cassimatis sia stata in realtà “punita” per aver sottoscritto nel 2015 una lettera (firmata all’epoca da una trentina di attivisti) nella quale si criticava l’atteggiamento della Salvatore rispetto alla promessa – non mantenuta – di ridursi lo stipendio da consigliere regionale. Un altro appunto fatto alla Salvatore era la nomina (avvenuta nel 2015) di Enrico Maria Nadasi, commercialista di Grillo e uno dei tre soci dell’Associazione Movimento 5 Stelle che di fatto controlla il partito, nel Cda di Filse, la società partecipata della Regione Liguria per l’attuazione della politica regionale in campo economico e sociale (ovvero la finanziaria della Regione Liguria).

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Il deputato genovese Battelli era pronto a sostenere la Cassimatis ma poi è stato costretto a fidarsi di Beppe

Radio l’Onta, la voce della dissidenza

Ma dove stanno questi dissidenti che hanno “fatto vincere” la Cassimatis? L’abbiamo chiesto direttamente a uno di questi non molto misteriosi dissidenti, quale ci ha spiegato che un buon punto di partenza per scoprirlo è la pagina Facebook di Radio l’Onta dove vengono pubblicati comunicati “in codice” rivolti ai “resistenti espulsi o autosospesisi dal MoVimento. Radio l’Onta dice infatti di essere “un sevizio di coordinamento e informazione riservato ai Resistenti espulsi o autosospesisi dal MoVimento 5 Stelle ligure ed ai loro fiancheggiatori. Ad intervalli regolari verranno trasmessi comunicati in codice il cui significato apparirà chiaro solo ai Resistenti. È bene che i messaggi abbiano massima diffusione anche se non compresi“. Uno degli ultimi messaggi pubblicati da Radio l’Onta è emblematico:

– Il Cantante non ha voce
– A Sant’Ilario hanno la roba buona
La Gita a Roma non è stata una passeggiata
– Certe cose sono destinate a “frinire”

Il Cantante ovviamente è Pirottini e Sant’Ilario è dove Grillo ha la residenza. Ma cosa significa che la gita a Roma non è stata una passeggiata? A quanto pare Grillo è andato a Roma per mettere in riga alcuni parlamentari, soprattutto Alessandro Di Battista che avrebbe detto “sono stanco di metterci la faccia”, un’esternazione prontamente raccolta da Annalisa Cuzzocrea e poi smentita – pare – proprio dopo la gita a Roma del Garante che avrebbe un bel da fare a tener buoni Di Maio, Di Battista e Fico che con la testa sono già alle prossime elezioni politiche.
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Nei giorni scorsi dissidenti delusi del M5S su Radio l’Onta hanno parlato di mercato delle vacche, di tradimenti e di mancanza di fiducia nella leadership e del Garante. Tutte cose che più o meno si leggono sulle bacheche degli (ex) pentastellati genovesi e che aggiungono poco al quadro generale se non la conferma che la decisione di sbarazzarsi sia soprattutto dettato da logiche di spartizione interne che poco hanno a che vedere con i reali “crimini” della Cassimatis nei confronti del MoVimento. Anche se Putti ha detto di voler accogliere a braccia aperte la Cassimatis (che nel frattempo annuncia una battaglia legale nei confronti del M5S) il lavoro dei fuoriusciti dal MoVimento si concentra sul progetto Effetto Genova. La frantumazione del MoVimento continua e più a lungo Grillo continuerà con questa linea maggiori saranno le defezioni e minori le possibilità di contare qualcosa nella politica genovese. Radio l’Onta intanto ha già iniziato a “fare scuola” ed è comparsa da poco una pagina leccese delle gole profonde del M5S dedita a sbugiardare i comportamenti scorretti dei portavoce. C’è però da rilevare che i dissidenti adottano una tecnica in tutto e per tutto simile a quella della casa madre: poca trasparenza sui contenuti dei messaggi “cifrati” e considerazioni politiche ed esistenziali per “iniziati”. Non è certo così che si può riformare il M5S.
 

Ma cosa vogliono i dissidenti genovesi?

In due parole: più democrazia. Che è esattamente quello che chiedono molti degli attivisti che sono stati espulsi in questi anni. I dissidenti non sono vicini – o meglio non sono così interessati – ad Effetto Genova il movimento fondato da Paolo Putti con Emanuela BurlandoMauro Muscarà e Stefano De Pietro ovvero tre dei quattro consiglieri comunali del M5S che hanno lasciato il MoVimento. Se Effetto Genova guarda a Federico Pizzarotti e ad Effetto Parma i dissidenti genovesi non hanno alcuna intenzione di lasciare il M5S. La loro è una lotta dall’interno per chiedere in buona sostanza che il MoVimento torni alle origini. Ma a quanto pare Grillo non sa che farsene di loro perché non è con gli attivisti che si va al Governo del Paese. Se domani Pirondini e la Salvatore decidessero che anche i cosiddetti dissidenti possono essere coinvolti nella stesura del programma molti di loro probabilmente tornerebbero all’ovile. Perché a creare i dissidenti non è stata la loro voglia di spaccare il MoVimento per vedere l’effetto che fa ma il metodo adottato dai vertici pentastellati per controllare il partito annullando i principi fondativi dell’uno vale uno e della democrazia diretta. Due precetti che non sono però mai stati applicati ma che per i dissidenti che continuano a vivere l’illusione del 5 Stelle sono fondamentali e vitali. Chi sono i responsabili? In molti puntano il dito contro i “veri padroni del M5S” ovvero il triumvirato composto da Massimo Bugani, David Borrelli e Davide Casaleggio alla guida dell’Associazione Rousseau. Ce la faranno i custodi della rivoluzione a 5 Stelle a non farsi epurare dalla nuova classe dirigente che hanno contribuito a creare?

Leggi sull’argomento: Come la Cassimatis vuole incastrare Beppe Grillo e il M5S

 

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