Come la Cassimatis vuole incastrare Beppe Grillo e il M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-20

La candidata prepara le carte per il tribunale. Per far annullare la decisione del garante politico che l’ha esclusa in base ad accuse non provate. Intanto a Genova i dissidenti si organizzano

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Marika Cassimatis si prepara a una conferenza pubblica dove rispondere alle domande sul suo caso. Ma soprattutto sul suo profilo facebook non ha dubbi, e si autodefinisce “candidato sindaco del M5S alle prossime Comunali” nonostante Beppe Grillo l’abbia cacciata venerdì scorso. E il motivo di queste dichiarazioni è uno: la professoressa si prepara a portare in tribunale il MoVimento 5 Stelle per far annullare la decisione del garante politico che l’ha esclusa in base ad accuse che non ha mai sottoposto all’opinione pubblica né alla candidata, tenendole per sé in nome della #trasparenzaquannocepare che ha contraddistinto e caratterizzato tutta la vita politica del M5S e questi ultimi tempi in particolare.

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Lo status di Marika Cassimatis

Come la Cassimatis vuole incastrare Beppe Grillo e il M5S

A muoversi, come da pronostici,  dovrebbe essere l’avvocato romano Lorenzo Borré, che patrocina le cause degli espulsi e ha già ottenuto in alcuni casi il loro reintegro: a Napoli, ad esempio, in 23 sono stati riammessi. In tutto sono 31 gli espulsi dal M5S in giro per l’Italia difesi da Borré. Quello di Marika Cassimatis a Genova potrebbe diventare il suo trentaduesimo caso, come scrive oggi il Corriere della Sera: Borré si è già studiato le modalità con cui Grillo ha cancellato la candidatura a sindaco della professoressa. L’aver chiamato al voto on line militanti di tutta Italia per elezioni relative al solo Comune di Genova — secondo il legale — solleva forti problemi di legittimità.

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Luca Pirondini con Alice Salvatore

«Bisognerebbe approfondire la validità della clausola di riserva e, se ritenuta valida, se il comportamento della Cassinatis integri o meno quelle violazioni dei principi del movimento richiamati nella clausola. Io la decisione la impugnerei», aveva detto qualche giorno fa Borré. E in effetti sono tante le perplessità sulla decisione di Grillo. Anche procedurali,: Beppe ha affidato la scelta di partecipare alle amministrative con il secondo classificato o non partecipare agli attivisti di tutta Italia invece che solo ai genovesi:

Un punto che va contro l’articolo 2 del regolamento del Movimento («Alla votazione per argomenti di interesse regionale o locale sono ammessi al voto solo gli iscritti residenti nell’ambito territoriale interessato»). I militanti «ortodossi» della Lanterna chiedono chiarimenti via web. Nel Movimento fanno muro e spiegano che la natura del voto è cambiata. «Grillo in realtà non ha violato il regolamento: si tratta di ratificare una scelta del garante e quindi ne hanno diritto tutti», precisano i Cinque Stelle.
E ancora: «Nessuno rinnega la democrazia diretta. Abbiamo riscontrato in ritardo un problema e agito di conseguenza». Ma le difese d’ufficio (e il silenzio degli eletti sulla vicenda) non bastano a chiudere la discussione interna. Il dietrofront su Cassimatis ha lasciato strascichi anche in Parlamento. Con Di Battista (e non solo lui) eufemisticamente perplesso. «Così si crea un grave precedente», il ragionamento dei dubbiosi. E anche chi si schiera con il leader condividendone la scelta, si pone delle domande sulla modalità. Si teme che il «caso Genova» possa essere ripreso da qualsiasi gruppo mettendo a rischio le votazioni future.

L’eterna lotta tra Beppe Grillo e la legalità

Intanto ieri Francesco Battistini, consigliere regionale ligure uscito poco più di due settimana dal MoVimento e a ridosso del ‘caso’ Marika Cassimatis, è tornato a farsi sentire alla Costituente di Alternativa Libera, diretta da Massimo Artini e che, a Roma, ha riunito gran parte degli ex grillini: dai pizzarottiani di Parma ai liguri, dai fuoriusciti emiliani ai parlamentari come Maria Mussini: “Dire che Cassimatis è una dissidente è falso, lei si è sempre impegnata nel Movimento e in tutte le sue iniziative. E la votazione fatta a tutti gli iscritti è stato un colpo di mano e allargare a tutta Italia una votazione locale viola lo Statuto”, attacca Battistini che confessa: “per andarsene un po’ di coraggio ci vuole, io ho ricevuto minacce di morte, offese. Ma dalla convention di Palermo tutto ci ha fatto capire che il M5S va verso una deriva autoritari, con cerchi magici in ogni Regione.

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Il post con cui Beppe Grillo caccia Marika Cassimatis

Ma l’effetto domino annunciato da Cassimatis ieri – che tra l’altro ha creato un apposito hashtag – potrebbe davvero portare alla nascita di un qualcosa di più che una corrente dissidente interna al movimento. Tanto che, annunciano Il Corriere della sera e La Repubblica, per i prossimi giorni i dissidenti potrebbero anche decidere di organizzare una protesta davanti alla villa di Grillo sulle colline di sant’Ilario.

Leggi sull’argomento: Beppe Grillo caccia la candidata sindaca di Genova

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