Chi sono i parlamentari M5S che volevano votare la fiducia al governo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-14

Tre esponenti di spicco e una decina di senatori erano contrari alla linea di Conte

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C’è chi dice no, ma alla fine – probabilmente – seguirà l’onda lunga della decisione presa da Giuseppe Conte dopo il confronto con tutti i parlamentari e dirigenti del MoVimento 5 Stelle. Nella lunga giornata di mercoledì – quella condizionata dagli incontri, dalle trattative e dalle telefonate per trovare un punto di equilibrio -, il dibattito interno all’universo pentastellato è stato acceso. Solo in tarda serata si è arrivati alla decisione critica: uscire dall’Aula del Senato e non votare la fiducia al governo Draghi sul dl Aiuti. Ma c’è chi ha provato (seppur in minoranza) a spingere per un ripensamento e un comportamento differente (soprattutto per via degli effetti) rispetto a quanto accaduto lunedì alla Camere dei deputati.

MoVimento 5 Stelle, chi sono quelli che volevano votare la fiducia

Ci sono nomi di spicco del MoVimento 5 Stelle. Un fronte governista che ha provato a convincere tutti che la mancata fiducia all’esecutivo non fosse la strategia giusta. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, questo fronte è guidato dal Minisgro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che ha dichiarato:

“Rischiamo di regalare il Paese al centrodestra, di mettere in difficoltà la coalizione progressista ed essere accusati di mettere a rischio il Pnrr”.

La sua voce e il suo appello, però, non sono stati ascoltati. Così come le parole pronunciate (durante l’incontro tra Conte e i parlamentari di Camera e Senato) dall’ex Viceministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni e dal capogruppo M5S a Montecitorio Davide Crippa.

Si tratta di esponenti che – con ruolo differenti – hanno già partecipato al voto di lunedì alla Camera dei deputati, quando il MoVimento uscì in blocco (tranne il deputato Francesco Berti, che ieri è passato a Insieme per il Futuro di Luigi Di Maio) e non votò la fiducia sul dl Aiuti a Montecitorio. Ma la loro voce è quella di una decina di senatori pentastellati che non avevano alcuna intenzione di seguire pedissequamente la strada del mancato appoggio al governo su questo decreto ed erano contrari a quella che, inevitabilmente, sarà una crisi di governo.

Dieci senatori che, dunque, potrebbero anche decidere – come fatto da Berti lunedì a Montecitorio – di rimanere in Aula e votare la fiducia al governo. Oppure, seguendo l’onda lunga della decisione presa al termine di 14 lunghe ore di riunioni, decidere di seguire le indicazioni, ma poi uscire dal gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle (andando, forse, a rifocillare quel gruppo di dimaiani che ancora non si è potuto formare ufficialmente a Palazzo Madama).

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