MOSE: cos’è il Modulo Sperimentale Elettromeccanico per fermare l’acqua alta a Venezia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-11-14

La storia del Modulo Sperimentale Elettromeccanico per fermare l’acqua alta a Venezia spiega perché oggi la laguna annega in un mare di soldi buttati. Al suo completamento (è al 94%) mancano 200 milioni già stanziati. Doveva costare 3,4 miliardi di euro, ne costerà 5,49. Doveva essere finito nel 2016, adesso la data è il 2021

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«Mi amareggia l’inerzia del governo centrale. Solo promesse: il Mose non si sa dov’è, le grandi navi continuano a schiacciarci. I veneziani sono allo stremo», ha detto ieri il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. L’acqua alta a Venezia ieri ha riaperto il dibattito su a che punto è il Mose, il sistema di paratoie mobili pensato per difendere Venezia e costituito da 78 paratoie mobili posizionate sui fondali in grado di chiudere le tre bocche di porto attualmente fermo al 94% dei lavori e il cui nome (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) evoca quello di Mosè che separava nella Bibbia le acque del Mar Rosso.

Cos’è il MOSE

Doveva costare 3,4 miliardi di euro, ne costerà 5,49. Doveva essere finito nel 2016 e oggi manca l’ultima tranche del finanziamento, 200 milioni, mentre la conclusione dei lavori è adesso prevista nel 2021-2022. Racconta oggi Repubblica che il Mose oggi è costruito al 94%. Il denaro per finirlo c’è, perché lo Stato ha messo a disposizione l’intero importo, solo che per percorrere l’“ultimo miglio” servono i 200 milioni fermi al Provveditorato di Venezia.  Possono sbloccarli solo a Saldo avanzamento lavori come da capitolato del progetto.

Secondo il piano dei commissari, già nell’autunno 2020 le barriere, seppur in fase di sperimentazione, si chiuderanno per difendere la città dalle maree. E serviranno almeno 80 milioni di euro all’anno per la manutenzione, che saranno pagati dall’ente gestore ancora da individuare. Una parte, assai nutrita, di ingegneri idraulici e ambientalisti dubita però della reale efficacia del Mose. Già nel 2006 uno studio di Principia, leader mondiale nel campo della modellistica, metteva in guardia: con particolari condizioni di mare (onda di 2,2 metri con frequenza di 8 secondi), si può generare l’effetto “risonanza”, che rende le paratoie instabili e inefficaci.

cos'è il mose a venezia
Cos’è il MOSE (La Repubblica, 14 novembre 2019)

Armando Danella, membro dell’associazione AmbienteVenezia, consulente della ex giunta Cacciari, spiega: «Nel 2003, quando hanno definito il progetto Mose, hanno calcolato un innalzamento del livello del mare, dovuto al riscaldamento globale, di appena 22 centimetri in un secolo. Ipotizzavano di azionarlo 6 volte all’anno, quando l’alta marea raggiungeva 1 metro e dieci dal medio mare. Hanno sottovalutato tutto: le più recenti previsioni stimano in 90 centimetri l’innalzamento del livello del mare, e infatti già nel 2018 il Mose sarebbe entrato in funzione venti volte. In questo modo, senza il ricircolo dell’acqua e l’ossigenazione necessaria, la Laguna diventerà una fogna».

A che punto è il Modulo Sperimentale Elettromeccanico per fermare le acque a Venezia

La sua è una storia di ritardi, polemiche, inchieste e tangenti. La prova di innalzamento delle barriere del 4 novembre è slittata a causa delle troppe vibrazioni, l’entrata in funzione prevista per il 2022 è a rischio. L’unica certezza sono i 5,5 miliardi di euro che i governi hanno sborsato fino a oggi ai quali vanno aggiunti 700 milioni per la riparazione delle strutture già rovinate e circa cento milioni l’anno per garantire il funzionamento e la manutenzione di un’opera che doveva essere pronta otto anni fa e costare 1,6 miliardi di euro. Racconta oggi La Stampa:

Dalla presentazione del progetto alla posa della prima pietra sono trascorsi 11 anni, era stato il premier Berlusconi, il 14 maggio 2003, a dare il via ai lavori anche se non tutti a Venezia erano convinti che quella fosse la soluzione migliore. Il Consiglio comunale spedì a Roma una decina di alternative ma nel 2006 il ministro dei Lavori Pubblici Di Pietro riferì che l’esame comparato aveva un unico vincitore: il Mose.

a che punto è il mose
A che punto è il Mose (La Stampa, 14 novembre 2019)

Il progetto prevedeva 78 paratoie mobili lunghe fino a 29 metri, posizionate alle bocche di porto della Laguna, collocate in cassoni di calcestruzzo adagiati sul fondale e pronte a entrare in funzione con una marea di 110 centimetri. I lavori proseguirono nonostante qualche intoppo come il cedimento delle nave speciale che doveva sollevare le barriere o l’esplosione di un cassone nel fondale di Chioggia.

Uno studio del Cnr sullo stato di salute della Laguna lanciò l’allarme dell’erosione dei fondali a causa dell’impatto dei lavori, ma il Mose era un treno in corsa e il 12 ottobre 2013 il sindaco Orsoni e il ministro delle Infrastrutture Lupi applaudirono l’innalzamento della prima paratoia.

I ritardi, le tangenti, i soldi buttati nel Modulo Sperimentale Elettromeccanico

“Il Mose è un’opera discussa ma è stata realizzata al 93 per cento sono stati spesi tanti fondi, ci sono stati scandali, ma credo ci siano tutti gli elementi per completarla nel modo più rapido ed efficace”, ha detto ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “I primi interventi sono già finanziati”, gli ha fatto eco la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli. Oggi a seguire il progetto ci sono due commissari del Consorzio Venezia Nuova (Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, il terzo – Luigi Magistro – si è dimesso), nominati nel 2015 dall’Anticorruzione dopo la retata della Guardia di finanza che decapitò il Sistema Mazzacurati.

Funzionava così: il patron del Consorzio Giovanni Mazzacurati (morto in California lo scorso settembre a 87 anni, senza sottoporsi al processo) ungeva con mazzette, favori e regali tutta la filiera da cui dipendeva l’avanzamento del progetto Mose e il rubinetto dei finanziamenti. È andata avanti fino al 2014, quando il pool di magistrati veneziani scoperchiò il Sistema.

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La cronologia dei lavori e dei ritardi del MOSE (Corriere della Sera, 14 novembre 2019)

Sono arrivate condanne in primo e secondo grado, più una sfilza di patteggiamenti tra gli imprenditori, e spesso si dimenticano le reali dimensioni dello scandalo Mose: i finanzieri hanno calcolato che il Consorzio, tra il 2004 e il 2014, si è mangiato 250 milioni di euro in tangenti, sovrafatturazioni, evasioni fiscali, fondi neri, consulenze fittizie; solo in mazzette sono stati dissipati almeno 40 milioni di euro, tutti (e anche qualche milione in più) rientrati nelle casse dello Stato grazie alla strategia seguita dai pm veneziani per accordare i patteggiamenti agli indagati.

Oggi Venezia annega in un mare di soldi buttati.

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