Tutti contro Moscovici ma il vero problema siamo noi

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2018-09-15

Nell’Italia delle 50 sfumature di anti europeismo c’è un tema che registra solitamente un’unanimità sconcertante. Si tratta della reazione pavloviana a qualsiasi critica al nostro paese che provenga “dall’Europa”. La difesa dell’onore della patria impone una reazione generalizzata di sdegno, a tratti isterica, paragonabile a quella di una vergine vestale insidiata nella sua virtù. Non si …

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Nell’Italia delle 50 sfumature di anti europeismo c’è un tema che registra solitamente un’unanimità sconcertante. Si tratta della reazione pavloviana a qualsiasi critica al nostro paese che provenga “dall’Europa”. La difesa dell’onore della patria impone una reazione generalizzata di sdegno, a tratti isterica, paragonabile a quella di una vergine vestale insidiata nella sua virtù. Non si vuole affermare che qualcosa di simile non avvenga un po’ in tutti gli stati, ma nel caso italiano esistono delle peculiarità. Lo sdegno si basa sempre su una rivendicazione della propria sovranità, che sarebbe come sottolineare con fierezza la proprietà della nostra auto in caso di tamponamento (che ci azzecca?). Riecheggiano sempre le stesse frasi trite e ritrite, dal “non rispettano il voto degli italiani” al “a questo chi lo ha eletto” fino al sempre verde “non accettiamo lezioni da nessuno”.

Tutti contro Moscovici ma il vero problema siamo noi

Il canovaccio è più o meno sempre lo stesso: si parte da una dichiarazione molto articolata, si isola una singola frase, una battuta, una metafora, una chiosa frizzante, e ci si indigna. Ovviamente noi possiamo usare toni sprezzanti sia verso noi stessi che verso l’esterno. Ecco che le continue allusioni verso una Germania che rimane sempre nazista, il definire chiacchierone e bugiardo il presidente francese o affermare che la Tunisia sia un paese che esporta galeotti, sono tutte dichiarazioni che passano in cavalleria. Solo rimanendo ad esempi recenti si possono citare il caso Dijsselbloem (che per la stampa nostrana avrebbe definito gli italiani donnaioli alcolizzati); il caso Der Spiegel (italiani scrocconi) e il caso Ottinger (che voleva insegnare a votare agli italiani con il ricatto dei mercati). Da notare che nel caso del settimanale Der Spiegel la marea anti tedesca fu particolarmente ridicola, in quanto il governo tedesco non può intervenire sui giudizi della libera stampa, così come il nostro governo non può censurare giudizi sprezzanti dei giornali italiani verso la Germania. Ma veniamo al presente, ovvero alle dichiarazioni di Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari. Dopo alcune dichiarazioni di rito sulla collaborazione con il nostro ministro Tria, Moscovici ha dichiarato in modo esplicito quello che tutti sanno (o dovrebbero sapere), ovvero che l’Italia è un problema per l’Eurozona (si signori, la cosa potrà offendervi, ma è così). Infatti l’interdipendenza economica/finanziaria tra gli stati rende le istituzioni europee molto attente e preoccupate circa i destini dell’Italia. Moscovici parla quindi di alcune somiglianze tra il clima odierno e quello degli anni ‘30, anche in forza (come sottolinea lui stesso) della sua storia e sensibilità personale, essendo figlio di un esule ebreo. Dettosi spaventato, Moscovici ha quindi tenuto ad sottolineare che non è il caso di esagerare e sdrammatizzando ha dichiarato: “Non c’è Hitler, forse dei piccoli Mussolini da verificare”.

moscovici renzi

Piaccia o non piaccia il riferimento ai piccoli Mussolini da verificare era un’espressione che tendeva a smorzare la paura espressa poco prima. I piccoli Mussolini sono da intendersi in contrapposizione al “grande” Hitler. Piaccia o non piaccia nel mondo Hitler è visto come il genio del male, mentre Mussolini come il dittatore da operetta che lo scimmiottava, nonostante all’inizio il dittatore italiano sia stato il modello del dittatore tedesco. Piaccia o non piaccia il parlamento europeo ha appena attivato una procedura ex art. 7 del Trattato UE contro il governo di uno stato membro (l’Ungheria di Orban) per violazione dello stato di diritto così come ispirato dai valori UE, non proprio un pettegolezzo. Ma al di là del legittimo giudizio individuale sulle parole di Moscovici, ha stupito ancora una volta (o meglio non ha stupito) la reazione dei media italiani. Può essere interessante analizzare non già quella scontata dei piccoli intellettuali o dei piccoli giornali schierati, ma quella di uno dei più importanti giornalisti e conduttori italiani: Enrico Mentana. Se un conduttore bravo e preparato come Il direttore del Tg La7 (per gli standard italiani dei conduttori) cade nel riflesso pavloviano, allora la situazione è davvero preoccupante. Mentana cade con tutte e due le scarpe nella trappola psicologica.

In un post su Facebook e soprattutto nell’edizione serale del telegiornale del 13 settembre, definisce a più riprese le parole di Moscovici “gravi”, “infelici” e “immotivate”. Sin qui nulla da dire. Poi i toni salgono e le parole del commissario europeo diventano “giudizi da bar sui governi dei singoli stati membri” che non dovrebbero essere permessi, o “pagelle” che non rientrerebbero nei suoi compiti (in realtà il suo compito sarebbe più o meno proprio questo, ma andiamo oltre). Il peggio, però, deve ancora venire. Mentana ricorda che Moscovici è un “esponente di un paese che ha già frizioni forti con il nostro, cioè la Francia e che è espressione di un partito che comunque in Francia è sull’orlo dell’estinzione”. Fermi tutti! Allora, cominciamo noi a sentirci un po’ europei prima di recitare il mantra noioso di un’Europa diversa basata sulla cultura e non sulla finanza. Pierre Moscovici non è un esponente francese, è un commissario europeo che a norma dei trattati istitutivi non accetta né sollecita istruzioni dai paesi membri per svolgere in piena indipendenza e nell’interesse della UE la sua funzione (siamo abbastanza realisti da capire i limiti di queste asserzioni ma formalmente è cosi). Lo stesso accade per i membri del board della BCE (ma ci arriveremo a breve). In ogni caso c’entra nulla che Moscovici sia francese, visto che si stava sicuramente riferendo anche alla Le Pen, così come c’entra nulla la supposta rivalità tra il suo paese natale e Italia. Inoltre pare davvero scorretto e fuori luogo ricordare che il suo partito di appartenenza in Francia sia attualmente al 6%. Cosa voleva dire il confuso Mentana? Che i commissari europei possono parlare solo se i loro partiti di origine riscuotono un buon successo elettorale? Chi ha il vento in poppa elettoralmente può permettersi di dire tutto? chi non lo ha deve essere rispettoso e tacere? Questo indipendentemente dal ruolo istituzionale che si ricopre? Mattarella può ancora parlare visto che la maggioranza che lo ha eletto è ora minoranza? O ha meno diritto a farlo? Non vorrei scomodare Freud ma uno scivolone del genere è per un giornalista molto preoccupante. Davvero preoccupante.

 

eleonora brigliadori mentana vaccini - 8

Ma il capolavoro di Mentana (in senso ironico ovviamente) è un altro. Come sappiamo nelle stesse ore il governatore della BCE Mario Draghi aveva avuto per il nostro governo parole ben più dure. Si badi bene, per il nostro governo in modo specifico non per tutti i movimenti populisti europei in genere. Draghi in sostanza afferma che membri del governo hanno parlato con troppa superficialità creando dei danni al nostro paese e che non è compito della BCE levare le castagne dal fuoco: “Purtroppo abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese”, “tutto ciò non ha contagiato granché altri paesi dell’Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano”, “Il nostro mandato non è garantire che il deficit dei governi sia finanziato a qualsiasi costo”. Un’indebita intrusione nella nostra sovranità? Ma no, tranquilli, Draghi e italiano e per Mentana può dire quello che vuole, mica è uno sporco francese esponente di uno stato nemico. In realtà anche Draghi (come gli altri membri del board) ha il dovere di svolgere la sua attività senza sollecitare né accettare istruzioni dai paesi membri. In altre parole Daraghi è il presidente della BCE ed agisce per finalità estranee agli interessi specifici dell’Italia. Ma per il familismo italiano congenito Mario Draghi è uno dei nostri e può bacchettarci quanto vuole. Quindi Mentana può affermare senza vergogna: “Bisogna fare un distinguo, un conto le parole di Moscovici su cui mi sembra di essere stato chiaro un conto quelle di Draghi che sicuramente non è né anti italiano né anti questo o quel governo almeno le parole del presidente della BCE andrebbero ascoltate con il dovuto rispetto”. Ecco, Moscovici vuole male al governo italiano e all’Italia, Draghi ci vuole bene, sopportiamolo che poi magari al momento giusto ci può fare un favore. Mentana, spiace per lui, sembra quasi il personaggio di un film di Alberto Sordi che incarna tutto il bizantinismo, il familismo e la furbizia italiana.

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