Monti spiega che il MES fu deciso da Berlusconi premier con Giorgia Meloni ministra

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-11

L’ex premier ricorda che “Il Fesf prima e il Mes poi” sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 “con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo” in un governo che si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega”, con Giorgia Meloni che “ne faceva parte come ministro per il Pdl, Matteo Salvini era europarlamentare della Lega”

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L’accordo raggiunto all’Eurogruppo, “pur con diverse ambiguità, è un altro passo in avanti verso una risposta europea alla crisi da Coronavirus”, dopo le misure prese dalla Commissione e dalla Banca centrale europea. Esordisce cosi’ in un editoriale sul Corriere della Sera l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, per il quale a suo avviso “l’Italia non è uscita male dal negoziato” anche se ora “vi è il rischio di un cattivo uso del risultato ottenuto”. Ovvero, “si guardi bene il governo dal fare uso di cio’ che e’ stato ottenuto nel negoziato, il Mes (Meccanismo europeo di stabilita’) a condizioni leggere” e non creda, adesso, “la gretta Europa, di aver fatto qualcosa a favore dell’Italia e degli altri Paesi piu’ colpiti” perche’ “ha respinto i coronabond, quindi stia zitta, l’Italia dovrà fare da se'”. Monti spiega poi che sono questi due “i mantra utilizzati, uno verso il governo e l’altro verso l’Europa”, utilizzati “insidiosamente sia in partiti all’opposizione, Lega e Fratelli d’Italia, sia forse nel Movimento 5 Stelle, asse portante del governo”, i quali “potrebbero mettere in difficolta’ il premier Giuseppe Conte in vista del Consiglio europeo del 23 aprile e della Fase 2 nella lotta alla pandemia”.

Monti spiega che il MES fu deciso da Berlusconi premier con Giorgia Meloni ministra

Poi l’ex premier chiamato nel 2011 a sostituire Berlusconi e risollevare le sorti dell’Italia afflitta da un elevatissimo spread, ripercorre la storia di quella stagione scrivendo che il Mes “rappresenta l’evoluzione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria” e che “Il Fesf prima e il Mes poi” sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 “con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo” in un governo che si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega”, con Giorgia Meloni che “ne faceva parte come ministro per il Pdl, Matteo Salvini era europarlamentare della Lega” e dunque “la decisione di istituire il Mes fu presa a livello Ecofin il 9-10 maggio 2010” con la precisazione che “la sua attivazione sarà soggetta a forte condizionalità, nel contesto di un sostegno congiunto Ue/Fmi, e avrà termini e condizioni simili a quelli del Fmi”.

chi ha firmato il mes lega

“Non sarò certo io, perciò, a raccomandare a Conte di andare sotto le forche caudine di meccanismi preparati in Europa da un governo Berlusconi-Lega, che poi passò ad altri l’onere di evitare il default dell’Italia” scrive ancora Monti, e però oggi, a causa del coronavirus, “la situazione è completamente diversa” e “la natura della crisi è differente” e in ogni caso ” l’Italia non e’ guardata male come allora, ‘colpevole n. 2’ dopo la Grecia e che se fosse esplosa avrebbe mandato anche l’euro in frammenti”. Quindi? Quindi “i crediti del Mes per rimettere in sesto e in marcia quei Paesi, verrebbero erogati con la sola condizione che i fondi siano utilizzati per le finalità prestabilite”, sottolinea l’ex primo ministro del 2011, il quale però nel descrivere la situazione odierna esorta i lettori “a mettersi nei panni, diciamo, di risparmiatori e contribuenti tedeschi, che apprendono i seguenti fatti” come per esempio: “Il governo giallo-verde chiede, nella prima bozza del suo programma, che la Bce condoni all’Italia 300 miliardi di euro di debito pubblico; politici di primo piano dicono ‘ce ne freghiamo dell’Europa, delle regole europee’, ‘facciamo tutto il disavanzo che vogliamo’; tutti i partiti fanno a gara a chi promette tasse più basse e tutti rifiutano di considerare tasse sul patrimonio; leggono le stime, ufficiali, sull’evasione fiscale; vedono che ogni anno ci sono condoni fiscali, previdenziali, edilizi, valutari; apprendono che l’Italia non riesce a utilizzare i fondi che già riceve dalla Ue; sentono che Beppe Grillo al Parlamento europeo ha invitato l’Europa a non finanziare l’Italia perché in quel modo finanzia la mafia”. Per poi concludere, sulla stessa linea di Conte: “Ma quegli stessi politici italiani esigono solidarietà dall’Europa”.

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