Minidirettorio M5S Roma: fine di un bluff

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-09-08

Con una motivazione non scevra di umorismo involontario lo “staff” che controllava la sindaca si scioglie. Ripercorriamo la sua nascita e la sua evoluzione per scoprire che la Raggi in due mesi ha fatto più di tutti gli altri grillini: si è liberata della Lombardi, ha fatto piangere Di Maio e ha chiuso anche con la Taverna. Vediamo come ha fatto

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Con un annuncio piuttosto nascosto sul blog di Beppe Grillo il minidirettorio romano del MoVimento 5 Stelle formato da Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli dichiara il suo scioglimento perché «Oggi quella macchina amministrativa è partita, le premesse e le condizioni iniziali sono venute meno ed è quindi giusto che ora proceda spedita esclusivamente sulle sue gambe». Chiunque abbia anche solo guardato di sfuggita i titoli di qualsiasi giornale trovato dal barbiere può apprezzare quale sia stata la partenza rombante della Giunta Raggi e quanto stia procedendo spedita.

Minidirettorio M5S Roma: fine di un bluff

Per comprendere, al di là della verità breznevianamente ufficiale, cosa sia successo al minidirettorio bisogna riavvolgere il nastro fino al 18 maggio scorso e seguire la storia anche se sembra un pochino complesso. Virginia Raggi, allora semplice candidata sindaca del MoVimento 5 Stelle a Roma, rilascia infatti un’intervista a L’Espresso nella quale parla di uno staff che la seguirà in Campidoglio e fa affermazioni un tantinello discutibili:

Al punto 2 il codice dice: “Le proposte di atti di alta amministrazione verranno preventivamente sottoposte a parere tecnico-legale a cura dello staff coordinato dai garanti del Movimento 5 Stelle”. Questo vuol dire che prima di prendere una decisione su atti di alta amministrazione lei dovrà parlare con qualcuno a Milano. A quale titolo questo staff interviene nelle decisioni che lei dovrà prendere su Roma?

«È uno staff tecnico legale coordinato dai garanti. Avvocati che ci aiutano, per esempio, a fare ricerche legali sulle persone da nominare. È una garanzia ulteriore avere più occhi che controllano determinati atti come le nomine. Noi riteniamo che sia utile avere la possibilità di confrontarsi con qualcuno che si avvicina e propone la propria candidatura, anche come assessore».

Quando si comincia a parlare di questo staff nell’intervista (che potete leggere su L’Espresso interamente e di cui qui riproduciamo la parte che ci interessa) le domande di Alessandro Gilioli si fanno sempre più precise e puntute, mentre le risposte si fanno sempre più tremolanti ed esitanti. Soprattutto c’è una replica che colpisce più di tutto: «Se Beppe Grillo me lo chiedesse mi dimetterei», dice la sindaca chiaro e tondo. Ma anche le altre risposte fanno discutere e in effetti mettevano in dubbio, allora, l’autonomia politica dell’aspirante sindaca. Anche perché i nomi dello staff che “è un ufficio legale” non sono mai usciti, mentre la sindaca ogni volta che ha un dubbio giustamente si rivolge a Cantone.

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La domanda sui nomi dello staff (L’espresso)

Sei giorni dopo, il 24 maggio, dal nulla spunta il direttorio romano (dal monte). I componenti sono Roberta Lombardi, Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli, ovvero un onorevole, un senatore, un europarlamentare e un consigliere regionale eletti a Roma. E la Raggi rilascia un’intervista a Ballarò e scrive uno status su Facebook in cui parla del tema e si riferisce al minidirettorio come ad uno “staff”:

«Sì, li ho nominati io e sono persone con cui ho collaborato in questi anni. Io ho nominato quattro persone con cui ho già collaborato: Paola Taverna siede al Senato, Roberta Lombardi alla Camera, Fabio Massimo Castaldo in Europa e Gianluca Perilli in Regione. Lei si renderà conto che Roma è la capitale d’Italia e le questioni di Roma hanno rilievo nazionale, regionale e in Europa: Roma ad esempio non è in grado di accedere ai finanziamenti europei perché a Roma non c’è un ufficio che se ne occupa. Noi dobbiamo parlamentarizzare tanti temi: tutta la questione delle precarie dipende dalle leggi: sono donne che hanno visto l’amministrazione rinnovare il contratto a tempo determinato per vent’anni. Il governo sta mettendo tutti i comuni in una situazione gravissima. Idem per i rifiuti, il cui piano regionale è fermo al 2012».

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Lo status di Virginia Raggi che presenta lo staff di eletti

Ora, i più attenti di voi si saranno accorti che il minidirettorio non è composto da avvocati. Eppure nel codice di comportamento (sul quale, si vocifera, la sindaca abbia nel frattempo chiesto un parere legale) sembrava proprio che ci si riferisse agli avvocati.  È evidente che rispetto alla risposta (e all’intervista in cui la Raggi affermava: “Se me lo chiedesse Grillo mi dimetterei”) deve essere cambiato qualcosa.
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Dal codice di comportamento sottoscritto da Virginia Raggi

Virginia Raggi soffriva lo staff

Insomma, questo minidirettorio che viene costituito a sorpresa e in fretta e furia con criteri geografici (strano: per il direttorio nazionale non si sono seguiti i criteri geografici) e che viene chiamato “staff” sembra proprio essere nato dal nulla. Ma lasciamo il passato prossimo e torniamo all’oggi. Il 14 luglio scorso un articolo di Repubblica anticipa che Roberta Lombardi lascerà il minidirettorio romano, a quanto pare per dissidi con la Raggi e per iniziativa di Beppe Grillo:

A Virginia Raggi – che un po’ quel faccia a faccia lo temeva – Beppe Grillo ha assicurato tutto il suo appoggio. Di più, quel che le avrebbe promesso – seduti sui divanetti dorati del suo ufficio – è quel che lei chiede invano da me si: non dover più trattare nulla con Roberta Lombardi, la deputata che è nel “minidirettorio” romano e che ha cercato di condizionarne le scelte. Ha vinto la battaglia contro Frongia e Marra, la prima capogruppo alla Camera del Movimento. Ma dopo aver perso quella su Daniela Morgante – che lei e il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito volevano inserire come capo di gabinetto – potrebbe aver perso la guerra.

Quattro giorni dopo – ma questa è soltanto una coincidenza – Paola Muraro scopre di essere indagata e lo comunica alla sindaca. Il 22 luglio – e questa chissà se è una coincidenza – l’Unità scrive che Paola Taverna al bar del Parlamento se ne è uscita con una frase criptica e sibillina all’indirizzo della Raggi davanti a testimoni: «La Raggi? Tanto prima cade e meglio è. Vedrai, vedrai che casini verranno fuori». La Taverna smentisce tutto. Nel frattempo è successo che Stefano Vignaroli, compagno della Taverna e onorevole romano che ha suggerito intorno al 10 giugno il nome della Muraro come assessora, venga indicato dai giornali come sostituto della Lombardi nel direttorio. Anche lui smentisce. Ma la sindaca, durante l’audizione in commissione Ecomafie, a chi gli chiede chi abbia avvertito dell’indagine sull’assessora, risponde: «Stefano Vignaroli, Paola Taverna, un deputato regionale e un europarlamentare (ovvero Perilli e Castaldo, ndr)». Poi succede quello che tutti sapete, compresi i guai di Di Maio. E succede anche che la povera Raggi e il suo portavoce Teodoro Fulgione vengano “intercettati” dal Fatto che riporta una loro conversazione al telefono mentre dall’altro capo del filo c’è proprio Di Maio. Nella conversazione una frase che pronuncia Fulgione sembra molto interessante:

Fulgione: “Chi sa della mail? Non dobbiamo rivelare la questione della mail” (il portavoce chiede a Di Maio di una mail, presumibilmente quella in cui  la Taverna ha chiesto di avvertirlo, ndr).

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La mail inviata da Taverna a Di Maio (Il Messaggero)

Inutile ricordare che il giorno dopo la mail finisce pubblicata. In compenso, finita la telefonata con Di Maio, la Raggi pronuncia un’altra frase molto interessante:

Raggi: “Non posso chiedere scusa così, dobbiamo trovare un modo. Però che bello, hanno capito che le persone che stanno creando problemi sono quelle loro. Io devo avere senso di responsabilità nei confronti della città in questo momento: per questo (Muraro, ndr) non dovrebbe dare le dimissioni”.

Il resto della storia la sapete tutti: ieri con un P.S. in stile Grillo che non era all’inizio comparso nel post la Raggi ha annunciato che il tempo di Marra come vicecapodigabinetto era finito. Una fine simile farà il superstipendio di Salvatore Romeo, seguendo ufficialmente i dettami dell’anticorruzione. E il minidirettorio romano ieri si è sciolto e non avrà quindi più alcuna funzione di controllo dell’operato della sindaca e di raccordo con i vertici nazionali. Brava Virginia, te la sei giocata alla grande!

Leggi sull’argomento: Cosa dice (e cosa pensa davvero) Virginia Raggi

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