Milena Gabanelli boccia il programma Lega-M5S sull’immigrazione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-18

«La gestione dell’accoglienza passerà in mano pubblica? Sarebbe ora, ma il progetto qual è? Temo che chi ha definito la “bozza” non conosca bene il fenomeno»

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Milena Gabanelli in un contributo sul Fatto Quotidiano boccia oggi il programma Lega-M5S sull’immigrazione:

Escludendo la questione “moschee”, che da quanto capisco deve ancora essere vagliata, tutti gli altri sono propositi condivisibili, ma giusto propositi, poiché non intravedo una linea operativa chiara. La gestione dell’accoglienza passerà in mano pubblica? Sarebbe ora, ma il progetto qual è? Un piano vero di accoglienza (che quindi definisce in tempi brevi chi ha diritto a restare e chi no, faccia i corsi di lingua, di formazione ed educazione alle regole della democrazia) prevede l’assunzione di personale dedicato, e questo crea lavoro per gli italiani; l’utilizzo e quindi il ripristino di immobili pubblici.

Una simile organizzazione favorisce l’integrazione, rassicura la popolazione. Tutto questo necessita di risorse, da pretendere, almeno in parte, da Bruxelles. Leggo che invece si intende dirottare risorse per agevolare i rimpatri. Temo che chi ha definito la “bozza” non conosca bene il fenomeno.

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I costi e le coperture del contratto di governo Lega-M5S (Osservatorio Conti Pubblici Italiani)

Nel giro di opinioni sul contratto di governo Lega-M5S affonda il coltello anche Tomaso Montanari, che già aveva manifestato rumorosamente il suo dissenso rispetto all’accordo con il Carroccio:

Mi colpisce quanto sia difforme il contratto con la Lega rispetto al programma originale dei 5 Stelle sul patrimonio culturale. Lì si diceva esplicitamente che le riforme di Franceschini sarebbero state abrogate, che si sarebbe dovuto puntare sulla tutela, sulle sovrintendenze, su tutto quello che in questi anni è stato massacrato. Invece qui si parla solo di valorizzazione, si usa la parola sfruttamento più volte.

Si tratta il patrimonio culturale come se fosse il petrolio d’Italia. Era la dottrina di Gianni De Michelis negli anni 80, poi filo conduttore di tutte le politiche di privatizzazione del patrimonio culturale negli anni successivi. Non c’è una parola sulla valorizzazione della cultura, ma una declinazione puramente economicistica, liberista, di mercato. È un programma di destra, ma la destra dell’austerity, non quella sociale. I 5 Stelle protestavano contro Franceschini, con questo programma potrebbero tranquillamente confermarlo ministro.

Leggi sull’argomento: Il contratto di governo M5S-Lega e le coperture che non ci sono

 

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