Il microscopio della discordia che fece litigare Beppe Grillo e Stefano Montanari

una sentenza di primo grado del Tribunale di Reggio Emilia nella quale venne stabilito che i coniugi ricercatori potevano continuare ad utilizzare il “microscopio a scansione ambientale Q200 FEG ESEM QUOTA 200 FEI” che però sarebbe rimasto all’Università di Urbino. A titolo di compensazione ai Montanari l’Associazione Bortolani avrebbe dovuto corrispondere le spese di viaggio da Modena ad Urbino.
In tutta questa parte della vicenda Grillo è rimasto zitto. Non ha preso le difese di Montanari e per questo il farmacista modenese sostiene che fu lui ad essere sfruttato da Grillo il quale poi “gli fece togliere” il microscopio e non il contrario. In più occasioni Montanari ha ribadito di aver lavorato lui per Grillo, e non il contrario, e che il comico avrebbe semplicemente utilizzato il suo lavoro per fare comizi e spettacoli teatrali. Secondo il titolare di Nanodiagnostics i “fondi furono raccolti esclusivamente per acquistare il microscopio e perché fosse usato da me e dal gruppo che dirigo. Ogni altra destinazione del microscopio costituirebbe una truffa verso chi ha versato denaro”. Tra i donatori però figura anche Grillo stesso, che donò i 36mila euro dell’incasso dello spettacolo di Modena.

Ma perché Grillo “scaricò” Montanari? I due fecero assieme circa 200 spettacoli, poi dopo l’acquisto del microscopio Montanari decise che non aveva più senso “essere portato in giro come un fenomeno da baraccone” e i rapporti si fecero meno frequenti. Secondo Montanari però il motivo era un altro: “nel febbraio del 2008 io mi candidai alla Camera dei Deputati con la lista civica chiamata Per il Bene Comune, venendo indicato come candidato alla presidenza del consiglio”. Il Dottore ritiene che «la mia “discesa in campo” disturbava Beppe Grillo o, meglio, il suo gestore Gianroberto Casaleggio che aveva partorito le famose Liste Cinque Stelle. E nemmeno piaceva ad Antonio Di Pietro, che fa parte della scuderia di Casaleggio e che, a Grillo pensionato, vedrà confluire sul suo partito – un partito di cui lui è, come si suol dire, padre padrone – gli orfani del comico trasformato tanto incredibilmente quanto provvisoriamente in maestro di pensiero». Insomma il motivo sarebbe tutto politico. Peccato che nel frattempo il M5S sia diventato uno dei principali partiti italiani e che l’IDV e Di Pietro siano usciti dall’orbita della Casaleggio Associati.