Opinioni

Michele Emiliano è talmente grillino che nomina un berlusconiano all’AQP

neXtQuotidiano 22/03/2018

Il nuovo consiglio di amministrazione di Acquedotto Pugliese, con la nomina a presidente dell’esponente forzista Simeone Di Cagno Abbrescia, sta mettendo alla prova la tenuta dell’amministrazione Emiliano, ad iniziare dal Consiglio regionale della Puglia dove le opposizioni e parte della maggioranza di centrosinistra hanno annunciato battaglia. Simeone Di Cagno Abbrescia è stato sindaco di Bari […]

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Il nuovo consiglio di amministrazione di Acquedotto Pugliese, con la nomina a presidente dell’esponente forzista Simeone Di Cagno Abbrescia, sta mettendo alla prova la tenuta dell’amministrazione Emiliano, ad iniziare dal Consiglio regionale della Puglia dove le opposizioni e parte della maggioranza di centrosinistra hanno annunciato battaglia. Simeone Di Cagno Abbrescia è stato sindaco di Bari prima di Emiliano e suo sfidante al ballottaggio del 2009. È stato anche deputato di Forza Italia. Nella giornata in cui ha dovuto salutare un assessore, esponente del Partito Democratico, per un audio in cui Michele Mazzarano si vantava di aver fatto assumere otto persone all’ILVA, Emiliano con la nomina di Di Cagno Abbrescia ha dovuto anche salutare l’appoggio di Sinistra Italiana alla sua giunta.

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“Abbiamo deciso di lasciare la maggioranza di Michele Emiliano in Puglia”, ha scritto in un post su Facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Come giustamente dicono in queste ore i compagni pugliesi, la nomina nel Cda di Acquedotto pugliese di Simeone di Cagno Abbrescia, ex sindaco di Forza Italia di Bari e ed ex deputato, è solo la goccia – prosegue il leader di SI – che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso che si è via via riempito in questi anni, per i tanti, troppi errori commessi in una azione di governo incerta, senza idee, senza visione e in molti casi sbagliata. L’azzeramento delle migliori pratiche dell’esperienza del governo Vendola, a partire dalle politiche giovanili, una gestione scellerata della sanità, la programmazione dei fondi europei bloccata con una economia che boccheggia, e la totale mancanza di collegialità nelle scelte, hanno determinato la rottura”.

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