Burofax: come Messi ha detto addio al Barcellona

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-26

Messi, un burofax per salutare il Barcellona: ieri l’argentino ha inviato un messaggio certificato, riferendo di volersi avvalere della clausola che lo svincola a parametro zero a fine stagione. Ma la società dice che non può farlo. Comincia una battaglia legale. Mentre i pretendenti rimangono a guardare

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La parola magica è burofax: dopo essere arrivato al Barcellona firmando un contratto su un tovagliolo di carta, Lionel Messi ha scelto un metodo di comunicazione aziendale popolare in Spagna, che consente alle persone di inviare un documento sicuro che verrà riconosciuto in un tribunale o da una terza parte, per dire addio ai Blaugrana.

Burofax: come Messi ha detto addio al Barcellona

Il primo giornale ad annunciare la decisione di Messi è stato TycSports, dopo che il quotidiano Olé aveva annunciato per la giornata di ieri la decisione definitiva del numero 10. Messi avrebbe inviato un burofax, un messaggio certificato, riferendo di volersi avvalere della clausola che lo svincola a parametro zero a fine stagione. E qui si innesterà il caso che darà lavoro per chissà quanto tempo agli avvocati spagnoli e argentini: i legali del Barça sostengono che la clausola scadeva il 10 giugno. L’accordo da 440 milioni di euro (lordi) per 4 stagioni che la Pulce ha firmato nel 2017 prevedeva per Leo la possibilità di liberarsi a costo zero dopo il terzo anno, quindi il 2020, a patto di avvisare il club entro il 31 maggio. La data è scaduta senza notizie dei Messi, che
però sostengono che visto che per l’emergenza coronavirus la stagione e il contratto stagionale si sono protratti fino ad agosto, la cosa vale anche per la clausola liberatoria. Che cancellerebbe così la clausola da 700 milioni dell’argentino, che già deve trovare un club disposto a versargli almeno 50 milioni di euro netti a stagione lasciandogli il 100% dei diritti d’immagine.

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Il primo contratto firmato da Messi con il Barcellona

I più esperti sostengono che la mossa del burofax costituisca solamente l’inizio di una trattativa tra la società e il giocatore, che però ha già fatto sapere di non avere intenzione di sottoporsi ai test medici previsti dai blaugrana per tutti i componenti della rosa e che non verrà in ritiro con la squadra. Una decisione che può costargli multe, ammende e squalifiche se il Barcellona decidesse di dichiarare guerra al giocatore. Che intanto ha ricevuto un inconsueto applauso su Twitter dall’ex capitano del Barcellona Carles Puyol: “Rispetto e ammirazione, hai tutto il mio appoggio, amico”, ha scritto il catalano sui social. Un messaggio che poco dopo viene rilanciato con tanto di manine che applaudono da Luis Suarez, che nel frattempo è stato in pratica licenziato dal nuovo tecnico, l’ olandese Ronald Koeman. Anche il cileno Arturo Vidal si è espresso via social dopo la notizia della mossa della Pulce, ma il post potrebbe essere autoreferenziale: “Quando metti all’angolo una tigre non si arrende, combatte”, ha scritto Vidal, a sua volta messo alla porta da Koeman.

Dove va Messi dopo il Barcellona

Ieri è partita una riunione straordinaria del cda del Barcellona, convocata dal presidente Bartomeu, una volta ricevuto il burofax di Messi. Su Internet si sono nel frattempo diffuse voci di dimissioni proprio del presidente, che in mattinata era stato attaccato dal suo predecessore Laporta con l’accusa di “voler vendere Messi”. La possibilità di perdere la sua stella terrorizza il Barcellona e i suoi tifosi, ma le avvisaglie erano chiare e per il club era impossibile smentire che dopo 20 anni con quella maglia, di cui 16 in prima squadra, più di qualcosa sia sia rotto. A pesare sulla scelta, secondo la stampa argentina, è stato l’incontro con Koeman, che avrebbe usato toni duri e quasi ultimativi con la Pulce, con frasi del tipo: “I privilegi della rosa sono finiti, devi fare tutto per la squadra”. Un po’ troppo per chi alla causa blaugrana ha dato l’anima, pur se profumatamente ripagato: Messi ha battuto ogni record: 444 gol in 485 partite di Liga, di cui 73 in una sola stagione (2011-2012), sei Palloni d’oro, miglior marcatore di Champions (115), per non dire tutti i primati di doppiette, triplette, assist, premi, titoli (10 scudetti, 4 Champions, 3 Supercoppe europee e 3 mondiali per club, per citare solo i più importanti). Di colpo, pero’, tutto sta per finire, come fosse tramontata un’epoca.

A fare il punto sui pretendenti è oggi La Gazzetta dello Sport:

Il Manchester City ha i soldi mediorientali, la dirigenza catalana, un allenatore, Guardiola, che stima Leo più di ogni altra cosa e che senza di lui non ha più vinto la Champions, un centravanti, il “Kun” Aguero, che per Messi è quasi più amico di Suarez. Una squadra che cerca disperatamente la Champions. Come Messi. E come il PSG. Altra possibile pretendente. Anche qui gli amici (come i soldi) non mancano: Di Maria e quel Neymar che abbiamo citato prima. Alcuni dicono Manchester United, però il progetto sportivo sembra poco allettante. E poi c’è l’Inter: che può essere lontana dalla conquista della Champions e indietro economicamente. Però a Milano Jorge e Leo Messi hanno appena comprato casa e il primo ha preso anche la residenza e aperto una partita Iva. Motivi fiscali legati a business collaterali dei Messi nella moda. Però è anche vero che il decreto crescita abbatterebbe il costo dell’ingaggio di Messi rispetto alla fiscalità vigente in Inghilterra o in Francia. Notte da incubo per il Camp Nou, di sogni a Milano, Parigi e Manchester.

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