Politica

Il braccio di ferro tra Salvini e Meloni sul Viminale e la minaccia dell’appoggio esterno della Lega al governo

neXtQuotidiano 29/09/2022

Ieri c’è stato il confronto tra i due leader sulla formazione della squadra che comporrà il prossimo esecutivo. E lo strappo sul Ministero dell’Interno prosegue

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Come accade ogni qualvolta si deve dare vita a un nuovo esecutivo, le varie anime che compongono una maggioranza hanno non poche difficoltà nel trovare un accordo per spartirsi le poltrone dei vari Ministeri, Presidenze parlamentari e sottosegretariati. Il totoministri, anche questa volta – nonostante la netta maggioranza ottenuta da Fratelli d’Italia alle ultime elezioni -, continua a rivelarsi una disciplina faticosa. A complicare le cose sono i rapporti interni, come quello decollato solo davanti alle telecamere tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Perché, ed è una cosa nota, il leader della Lega (conscio del calo dei consensi) ha puntato la sua campagna elettorale sul Viminale. Ma la prossima Presidente del Consiglio non sembra essere d’accordo con lui.

Meloni Salvini, il leghista chiede il Viminale e lancia un aut aut

“Di poltrone e ministeri parleremo solo dopo il voto”. Questo è il ritornello che il duo Meloni-Salvini hanno ripetuto nel corso degli ultimi due mesi. Ma le campagne elettorali si sono districate su binari differenti. Con obiettivi differenti. E una volta passato all’incasso (non esaltante) delle urne, il leader della Lega è tornato a chiedere con insistenza il ritorno a Viminale. Come riporta il quotidiano “La Repubblica”, sarebbe arrivato anche un aut aut da parte del segretario del Carroccio:

Alcuni fedelissimi di Salvini fanno sapere alla vincitrice delle elezioni che per il segretario il Viminale è una pregiudiziale: quel posto non può che andare a lui, visto quanto si è speso sui temi della sicurezza e della lotta all’immigrazione clandestina. Non ci sono alternative. È una questione strettamente legata alla presenza del Carroccio nel governo. Nell’aria tesa dei Palazzi romani viaggia addirittura la minaccia di appoggio esterno da parte della Lega.

Tensioni che, come riporta lo stesso quotidiano, sarebbero trapelate anche da fonti interne a Fratelli d’Italia. Poi, nel pomeriggio, l’incontro a Montecitorio e il comunicato stampa in cui si parla di “comunione di intenti” tra i due leader di partito. Ma il posto di Salvini al Viminale, almeno per il momento, sembra essere vincolante. Perché martedì scorso, il segretario del Carroccio ha riottenuto la “fiducia” del consiglio federale – che si è tenuto nella sede milanese di via Bellerio – con un vincolo: la sconfitta è stata brutta, ma occorre che lui sia (di nuovo) Ministro dell’Interno.

Giorgia Meloni, però, sembra avere un’idea diversa. Perché sul capo di Salvini pendono ancora le accuse – e il processo – per il caso Open Arms. E le stesse perplessità sul bis arrivano anche dal Quirinale che, ovviamente, sta monitorando la situazione attorno alla formazione del nuovo governo. La strada, dunque, sembra essere ancora in salita.

Chi se non Salvini?

Per la prima volta nella sua vita politica, dunque, Giorgia Meloni si trova ad affrontare un ruolo di alta responsabilità e le prime grane padane sono già state messe sulla tavola imbandita a festa dopo la vittoria di domenica scorsa. Le soluzioni nel menù potrebbero essere tante: se non sarà Salvini al Viminale, la poltrona di Ministro dell’Interno potrebbe andare al leghista Nicola Molteni, già sottosegretario dello stesso dicastero durante il mandato di Salvini e quello doppio (nel Conte-2 e nel governo Draghi) di Luciana Lamorgese. Ma dagli ambienti di Fratelli d’Italia circola anche il nome di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma ed ex capo di Gabinetto al Viminale proprio nell’anno in cui Salvini ha guidato il Ministero dell’Interno.

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