«Meloni? L’ho fatto cacciare l’altr’anno»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-05-01

Nella nuova inchiesta sugli ambulanti le intercettazioni dei Tredicine: Alfiero si vanta di aver fatto cacciare l’assessore al commercio, ufficialmente dimissionario

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«Meloni? L’ho fatto cacciare l’altr’anno»: dall’informativa della Guardia di Finanza e del X gruppo della Municipale, agli atti dell’inchiesta sul racket delle licenze rivelata ieri dal MessaggeroAlfiero Tredicine si vantava con il direttore dell’Ufficio Rotazioni dell’VIII dipartimento, Alberto Bellucci, di avere fatto cacciare l’ex assessore al Commercio, Adriano Meloni, colpevole di non avere obbedito alle sue direttive.

«Meloni? L’ho fatto cacciare l’altr’anno»

Nell’inchiesta ci sono quaranta indagati in tutto, compresi Dino e Mario Tredicine, sindacalisti, e due pubblici ufficiali: Bellucci, appunto, e il suo braccio destro, Fabio Magozzi. Sono tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata all’induzione illecita a dare o promettere utilità e al falso, per avere pilotato le assegnazioni dei posteggi in cambio di mazzette. Per gli inquirenti, il direttore dell’VIII dipartimento era il «trait d’union delle associazioni di categoria con il Comune di Roma.

L’intercettazione, riportata oggi da Repubblica Roma, va ancora più a fondo, visto che Tredicine sembra citare anche l’erede di Meloni, Carlo Cafarotti: «Ve faccio neri, Meloni (l’ex assessore al commercio, ndr) l’ho fatto caccià l’altro anno, st’anno ve faccio caccià pure quest’altro (l’assessore Carlo Cafarotti, ndr), compresi gli amministrativi».

adriano meloni coidicine

Le dimissioni di Meloni arrivarono a marzo dello scorso anno dopo una crisi profonda tra l’allora assessore e il gruppo 5 Stelle, specie con il consigliere Andrea Coia, presidente della commissione commercio, che Meloni apostrofò “Coidicine” per la sua presunta vicinanza ai Tredicine. All’epoca Andrea Coia, presidente della Commissione Commercio in Campidoglio, esultò per l’addio del “nemico”.

L’indagine sui Tredicine sulle rotazioni degli ambulanti

Le intercettazioni raccontano di  mazzette pagate in tutta Roma per ottenere le postazioni migliori e di funzionari disposti ad accettare soldi e a chiudere un occhio sulle anomalie. Come sarebbe successo nel VII Municipio, dove dal piano di delocalizzazione dei banchi dalle strade centrali a quelle periferiche sarebbe stato “miracolosamente” escluso un ambulante e sindacalista, Osvaldo Sambucini. I colleghi, e pure il funzionario Bellucci, sembrano non avere dubbi: «Ha fatto una marchetta», dicono intercettati.

dino tredicine ambulanti

Oggi Repubblica Roma sente Adriano Meloni, che a Lorenzo D’Albergo dice: «Io cacciato dai Tredicine? Mi vien da ridere. Se ha davvero questo potere, allora mi riassumesse».

«Mi pare evidente. Erano molto contenti che io non ci fossi più. Avevo cercato di fare ordine, di portare avanti il lavoro impostato dalla giunta Marino. Ma i presidenti di municipio e Coia (Andrea, consigliere 5S e presidente della commissione Commercio, ndr) si sono messi di mezzo. Il regolamento per il commercio su area pubblica ha reso la vita facile ai Tredicine».

Insomma, le vecchie ruggini con Coia non sono superate.
«Non è più Coia, è Coidicine. Chi altro dà retta a quelli lì?».

Ecco, appunto. Senta, ma lei ha mai ricevuto i Tredicine?
«No, per carità. Mentre nelle tante commissioni organizzate da Coia c’erano sempre. Che tipi… era sempre uno show. Non facevano altro che sbraitare. Se è vero quello che si legge, spero vengano puniti».

Dicevano di voler far fuori anche il suo successore, Cafarotti.
«Strano, penso sia ben allineato con Coia. Comunque non credo abbiano mai avuto quel potere. Forse neanche quando in consiglio comunale c’era Giordano Tredicine avevano la forza di cacciare un assessore. In ogni caso meno male che c’è la procura a vigilare su certe porcate».

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