Politica
La Camera ha votato la fiducia al governo Meloni con 235 voti
neXtQuotidiano 25/10/2022
Tutto secondo copione, via libera all’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia
Buona la prima. Il governo Meloni ha incassato la fiducia della Camera con 235 voti. Questa mattina la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto il discorso, durato poco più di un’ora, per chiedere la fiducia alla Camera dei deputati. Dalle 13 alle 17:20 circa si è svolta la discussione generale con gli interventi dei deputati, poi c’è stata la replica di Meloni e le dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari.
L’articolo 94 della Costituzione stabilisce che «il governo deve avere la fiducia delle due Camere» e che la fiducia deve essere ottenuta entro dieci giorni dalla formazione del governo. Dopo aver ottenuto la fiducia alla Camera ci sarà la votazione al Senato nella giornata di domani, mercoledì 26 ottobre. Il voto di fiducia, sia alla Camera sia al Senato, avviene per appello nominale e il voto di ogni componente è quindi pubblico. Le votazioni, sia quella di oggi che quella di domani, appaiono quasi una formalità, vista l’ampia maggioranza dalla coalizione di destra. Dopo i voti di fiducia, il compito del Parlamento sarà di formare le commissioni permanenti, cioè gli organi collegiali che hanno competenze su una materia e sono incaricati di esaminare i disegni di legge prima che vengano discussi.
Il discorso di Meloni per chiedere la fiducia
Meloni ha sottolineato la rapidità con cui si è formato il nuovo governo, dicendo che dal giorno delle elezion alla formazione del governo è trascorso «uno dei lassi di tempo più brevi della storia repubblicana». Poi ha sottolineato l’importanza simbolica del suo ruolo in quanto «prima donna a capo del governo di questa Nazione». Meloni ha affrontato vari argomenti e ha detto che la coalizione di destra farà di tutto per realizzare una riforma per trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale, prendendo come modello il semipresidenzialismo francese. Meloni ha preso nuovamente le distanze dal fascismo, definendo le leggi razziali del 1938 «il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre».