Medicina, omeopatia, mele e pere

di Giovanni Palombo

Pubblicato il 2017-05-28

Medicina o omeopatia? Iniziamo col dire che la domanda è mal posta perché, come avrebbe detto il mio professore di farmacologia: “Stiamo paragonando le pere con le mele”. La diversità è dovuta proprio alle differenti basi teorico scientifiche che governano le due discipline. La medicina convenzionale ( oggi definita EBM , cioè medicina basata sulle evidenze) …

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Medicina o omeopatia? Iniziamo col dire che la domanda è mal posta perché, come avrebbe detto il mio professore di farmacologia: “Stiamo paragonando le pere con le mele”. La diversità è dovuta proprio alle differenti basi teorico scientifiche che governano le due discipline. La medicina convenzionale ( oggi definita EBM , cioè medicina basata sulle evidenze) è una scienza incerta, piena di dubbi ed insicurezze, che è sempre concentrata a migliorarsi, a minimizzare gli effetti collaterali ed ogni piccolo passo viene lungamente ponderato, misurato, verificato. Il medico, posto dinanzi al paziente e alla sua patologia, per risolvere il quesito clinico sa di poter contare sulle Linee Guida Internazionali e sui protocolli operativi in esse codificate.
In sintesi , a titolo di esempio, se un paziente è affetto da diabete il medico applicherà i protocolli codificati per la cura di quella patologia. Userà il farmaco X ai dosaggi previsti e per i tempi stabiliti e monitorerà nel tempo i risultati ottenuti. Se i progressi non saranno soddisfacenti , egli somministrerà al malato un altro protocollo fino a quando non si sarà raggiunta la guarigione o si sarà ottenuta una gestione ottimale della patologia. Il medico non fa mai ” di testa sua”, non crea o inventa cure fantasiose, non usa farmaci a casaccio perché è consapevole del fatto che le indicazioni riportate sulle linee guida rappresentano la via più efficace e meno pericolosa per il trattamento di una certa malattia. Ai protocolli operativi si giunge dopo un lungo percorso di confronto tra i vari gruppi di ricerca internazionale, dopo una attenta analisi dei dati acquisiti, dopo che, cioè, la comunità scientifica ha sentenziato che, con le conoscenze attuali, di meglio non si riesce a fare.
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Quando una multinazionale presenta un nuovo farmaco miracoloso per la cura di una certa malattia, i gruppi di ricerca si mettono al lavoro in tutto il mondo e lo testano, lo verificano e solo dopo che i dati raccolti ne evidenziano le virtù , ne viene approvato l’uso. Questa procedura è infallibile? Certo che no, abbiamo avuto negli anni delle cantonate clamorose, tanto che protocolli in uso anni fa ora sono stati del tutto abbandonati . Questo modo di procedere (che chiameremo METODOLOGIA CLINICA) è, però, lo strumento più efficace per garantire la sicurezza del paziente. Alla fine si ottiene una sorta di standardizzazione che permette la continua analisi e verifica dei processi clinici e dei risultati ottenuti su larga scala. L’omeopatia, invece, rifiuta proprio il concetto di ” terapia standard” e punta decisamente all’uso di protocolli personalizzati che valutano il paziente come una specie di unicum ed irripetibile. Nella visione omeopatica l’universo ha creato te , essere irripetibile , che abbisogni di una terapia concepita come fosse un vestito fatto su misura….solo per te. La tua ” anima” viene classificata a matrice ” carbonica o solforica” ( tanto per citare un paio di definizioni ) e questo indirizzerà le scelte terapeutiche successive.
La medicina convenzionale usa i farmaci che sono composti chimici, sovente derivati da sostanze presenti in natura -la salicina presente nella corteccia del salice è la base dell’ aspirina sintetica- che esplicano una precisa azione su un meccanismo biologico ben determinato. Il farmaco influenza una determinata reazione chimica all’interno di un processo metabolico di cui si conosce tutto, che è misurato e misurabile, con precise caratteristiche di farmacocinetica e farmacodinamica. Insomma , dietro alla pastiglia che ingoiamo c’è un mondo fatto di numeri, statistiche, valutazione rischio/beneficio, con una precisa definizione delle interferenze biologiche che il farmaco causa all’interno dell” organismo. Tutto questo processo è identico dall’Europa all’Australia e ciascun medico sa esattamente quello che accadrà nel corpo del paziente fin nei minimi dettagli. L’omeopatia e l’ omeotossicologia , invece, rifiutano questo approccio razionale e percorrono le immense praterie del convincimento personale, delle scelte fideistiche, del rifiuto della scienza e dei rigidi paletti di verifica che essa impone.
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Da qualche mese la FDA (l’autorità americana che vigila sui farmaci) ha imposto che sulle confezioni dei rimedi omeopatici vi sia chiaramente scritto ” non serve a niente e se lo assumi lo fai a tuo rischio” proprio perché ad oggi non esiste alcun dato o alcuno studio che certifichi incontrovertibilmente gli effetti e l’ efficacia di tali rimedi. C’è da sottolineare che nelle facoltà di Medicina e di Farmacia non è mai esistito un esame di omeopatia perché sarebbe alquanto complicato chiedere agli studenti di cambiare il loro habitus mentale (fatto di estrema concretezza) e abbracciare le nebbie della superstizione. I migliori risultati l’omeopatia, li ottiene nel trattamento di disturbi psicosomatici, di non meglio precisate allergie, di disturbi funzionali connessi più alla sfera emotiva/emozionale del paziente che non a problematiche organiche vere e proprie. Perché alcuni medici sposano l’ omeopatia? È una bella domanda.
L’autore è medico e chimico farmaceutico

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