Cultura e scienze
«Io, attaccato e insultato perché non sono allarmista sul Coronavirus»
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-03-03
Matteo Bassetti, direttore della Clinica delle malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della Società italiana terapia anti-infettiva (Sita), si sfoga su Facebook
Matteo Bassetti, direttore della Clinica delle malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della Società italiana terapia anti-infettiva (Sita), si sfoga su Facebook perché viene attaccato sul Coronavirus: “Continuo a subire attacchi personali e a ricevere insulti, si mette anche in dubbio la mia professionalità da parte di non addetti ai lavori. Questo perché cerco di spiegare che le infezioni da Covid-19 sono gestibili, in molti casi curabili e nella maggioranza dei casi di lieve impatto sulla salute. Certo, una piccola parte ha complicanze e può andare incontro a morte”, scrive Bassetti.
«Io, attaccato e insultato perché non sono allarmista sul Coronavirus»
E conclude: “La mia posizione non piace perché non è in linea con gli allarmismi di molti giornalisti e colleghi. Io continuo a fare il mio lavoro assistendo anche i pazienti con Covid-19 con il supporto di una squadra fantastica di medici e infermieri”. Anche nei giorni scorsi Bassetti aveva invitato tutti a non fare allarmismo: «Un soggetto può morire per coronavirus ( ovvero il virus ha contribuito direttamente alla sua morte) o con il coronavirus (il virus è presente ma il suo ruolo non primario nella morte)».
Nei giorni scorsi Bassetti aveva anche parlato della questione dei test del tampone a pioggia: «Questo numero comprende casi con definizione OMS di caso sospetto poi divenuti certi, polmoniti senza altra diagnosi, contatti di casi certi e sindromi influenzali». Fanno la stessa cosa anche all’estero? Secondo Bassetti la risposta era negativa, ed eraper quello che per il momento in Francia e Germania il numero di casi è inferiore: «gli altri paesi europei, in particolare Francia e Germania hanno fatto lo stesso? Assolutamente no. Quanti casi avrebbero con questo metodo di rilevamento?».
Ma Ricciardi qualche giorno fa ha ribadito più volte che la Francia si è comportata in maniera corretta (non bloccando i voli diretti o facendo controlli della febbre) semplicemente intercettando, tracciando e facendo seguire dalle prefetture i cittadini di ritorno dalla Cina: «io vorrei capire quell’indicazione che dice il Governatore Zaia di fare tutti i test quale tecnico gliel’ha data? – ha ripetuto Ricciardi – Perché se tutta la Francia ne fa 400, come fa il Veneto in un paese che si chiama Vò a fare 3.500 test?». Il Capo della Protezione Civile aveva spiegato che la richiesta di fare un controllo a tappeto era arrivata dalla Regione Veneto anche se per l’esponente dell’OMS «non può esserci un modello lombardo, veneto deve esserci un unico approccio italiano».