Coronavirus: ma è vero che in Italia si fanno più test del tampone che all’estero?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-24

Da qualche giorno circola la notizia che in Francia sono stati fatti solo 400 tamponi per il coronavirus contro i 4.000 fatti nella cittadina di Vò Euganeo. Ma in realtà il dato francese riguarda la “capacità” diagnostica giornaliera e non il numero di tamponi effettuati dall’inizio dell’epidemia di coronavirus

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«Troviamo tutti questi malati in questo momento, perché, semplicemente, abbiamo cominciato a cercarli. Cioè abbiamo iniziato a porci il problema se certe gravi forme respiratorie simil-influenzali fossero o meno provocate dal coronavirus», così in una lettera alla Stampa la virologa Ilaria Capua. Sempre ieri durante lo speciale di In Mezz’ora in più dedicato a COVID-19 andato in onda su Rai 3 Walter Ricciardi, membro del comitato OMS, ha chiesto al Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli: «Siete dati voi a dare indicazioni al paese di Vò di fare i tamponi nasali a 4.000 persone quando tutta la Francia ne riesce a fare 400? Siete stati voi a dare questa indicazione che non è evidence based?»

Chi ha consigliato al Presidente del Veneto di fare 4.000 tamponi a Vò Euganeo?

Insomma, la storia è abbastanza semplice: più tamponi si fanno più è alta la probabilità di individuare casi di infezione da COVID-19. Questo è uno dei motivi per cui, dalla scoperta dei due casi indice in Lombardia e in Veneto c’è stata un’impennata del numero di diagnosi di pazienti affetti dal nuovo coronavirus. Come spiegava ieri Direttore dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova Matteo Bassetti  «questo numero comprende casi con definizione OMS di caso sospetto poi divenuti certi, polmoniti senza altra diagnosi, contatti di casi certi e sindromi influenzali».

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Fanno la stessa cosa anche all’estero? Secondo Bassetti la risposta è negativa, ed è per quello che per il momento in Francia e Germania il numero di casi è inferiore: «gli altri paesi europei, in particolare Francia e Germania hanno fatto lo stesso? Assolutamente no. Quanti casi avrebbero con questo metodo di rilevamento?». Ma Ricciardi ieri ha ribadito più volte che la Francia si è comportata in maniera corretta (non bloccando i voli diretti o facendo controlli della febbre) semplicemente intercettando, tracciando e facendo seguire dalle prefetture i cittadini di ritorno dalla Cina: «io vorrei capire quell’indicazione che dice il Governatore Zaia di fare tutti i test quale tecnico gliel’ha data? – ha ripetuto Ricciardi nel corso della trasmissione – Perché se tutta la Francia ne fa 400, come fa il Veneto in un paese che si chiama Vò a fare 3.500 test?». Il Capo della Protezione Civile aveva spiegato che la richiesta di fare un controllo a tappeto era arrivata dalla Regione Veneto anche se per l’esponente dell’OMS  «non può esserci un modello lombardo, veneto deve esserci un unico approccio italiano».

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Ma da dove viene la storia che la Francia ne ha fatti 400? Da una dichiarazione fatta dal neo-Ministro della Salute francese Olivier Ve’ran in un’intervista a Le Parisien durante la quale ha annunciato che la Francia aumenterà «il numero di laboratori dotati di test diagnostici per poter arrivare a condurre diverse migliaia di analisi al giorno e su tutto il territorio, contro i 400 di oggi». Non è chiaro quindi quanti test abbia fatto ad oggi la Francia ma solo che la “capacità” diagnostica è di circa 400 tamponi al giorno. Non c’è stata la necessità di fare un test su larga scala perché sapendo dall’inizio quali potevano essere i potenziali pazienti “zero” francesi era più semplice seguirne l’andamento e ricostruirne gli spostamenti. In Lombardia e in Veneto invece quando si è scoperto il contagio era ormai troppo tardi per risalire a tutti i contatti avuti dai pazienti infetti e per questo è stato necessario fare un maggior numero di test su tutta la popolazione delle aree coinvolte. In base ai dati forniti dal Ministero della Salute alle ore 12 di oggi sono 219 le persone contagiate dal nuovo coronavirus Sars-CoV-2 in Italia. Di queste 5 persone sono decedute e una persona è guarita. Delle 213 persone in osservazione e trattamento, 99 sono ricoverate con sintomi, 23 sono in terapia intensiva e 91 sono in isolamento domiciliare.

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