Opinioni
Mascherine a 50 centesimi: lo sfogo (inutile e ridicolo) di Arcuri
Elio Truzzolillo 29/04/2020
Domenico Arcuri, commissario straordinario all’emergenza CoViD 19, ha trovato il modo di sfogare tensioni e frustrazioni accumulate in questi difficili giorni nella conferenza stampa di ieri. Il trucco è sempre quello: individuare un nemico e appellarsi al paese per unirsi e combatterlo. Non potendo prendersela con la UE (nemico sempre molto gettonato) ha scelto i […]
Domenico Arcuri, commissario straordinario all’emergenza CoViD 19, ha trovato il modo di sfogare tensioni e frustrazioni accumulate in questi difficili giorni nella conferenza stampa di ieri. Il trucco è sempre quello: individuare un nemico e appellarsi al paese per unirsi e combatterlo. Non potendo prendersela con la UE (nemico sempre molto gettonato) ha scelto i “libberisti”, categoria alla quale non mi ascrivo per la poca significanza del termine, ma che è la preferita di politici e manager pubblici quando c’è da arruffianarsi il popolo. D’altronde tutti gli indicatori italiani (tasse troppo basse, poca presenza dello stato in economia, assenza di burocrazia, pochissime regole per fare impresa, basso debito pubblico, pochi corporativismi, vicenda Alitalia, ecc.) testimoniano un evidente eccesso di “libberismo” a cui porre rimedio. Se non avete colto l’ironia vi sconsiglio di continuare la lettura dell’articolo.
L’occasione per prendersi una così facile gloria è stata data dalle critiche ricevute per l’iniziativa di fissare un prezzo imposto di 50 centesimi per le mascherine chirurgiche. Brevissimamente, cosa avevano detto i “libberisti”? Avevano fatto notare una verità palmare: fissare un prezzo imposto è inutile o aumenta la scarsità. Più precisamente è inutile se il prezzo di mercato è già inferiore ai 50 centesimi, aumenta invece la scarsità in caso contrario. Questo per il semplice fatto (che capirebbe anche un bambino) che un rivenditore rinuncerebbe ad acquistare tutti i lotti disponibili sul mercato a un prezzo uguale o maggiore di 50 centesimi, allo stesso modo un’impresa rinuncerebbe a produrre mascherine se non fosse in grado di venderle al distributore a un prezzo ben inferiore ai 50 centesimi. Se qualcuno non capisce questo fatto che mi pare di per se stesso evidente, la colpa potrebbe essere dei “libberisti” che non si sono spiegati bene.
“Avrei tanta voglia di parlare dei liberisti che dai loro divani, tra un cocktail e un videomessaggio, emettono sentenze quotidiane, ma non lo farò”.
Le parole del Commissario Arcuri stanno facendo discutere.
Parecchio#liberistidadivano pic.twitter.com/OuCjLSc9of
— Pietro Raffa (@pietroraffa) April 28, 2020
Ma veniamo ad Arcuri che descrive i “libberisti” come gente intenta a bere cocktail e centrifugati sui loro divani:
“Io ho fissato un’ordinanza che fissa il prezzo massimo di vendita delle mascherine nell’esclusivo interesse dei cittadini. Io non ho emanato un’ordinanza che ha fissato il prezzo massimo d’acquisto. Per cominciare io credo che sia davvero importante comprendere e condividere queste parole e a buon intenditor poche parole”.
No caro Arcuri, “a buon intenditor poche parole” una cippa. Perché non spieghi per bene ai cittadini la questione? Cerchiamo di essere trasparenti. Visto che non lo fa Arcuri lo faccio io: poiché i “libberisti” avevano ragione da vendere, quello che farà lo stato sarà di comprare anche le mascherine con un prezzo superiore ai 50 centesimi e di indennizzare i rivenditori che, data l’emergenza, hanno acquistato o acquisteranno mascherine a prezzi superiori ai 50 centesimi. In altre parole nessuna lotta senza tregua alle “distorsioni e speculazioni di mercato”, nessuna fissazione di un prezzo “assolutamente giusto ed equo per remunerare le imprese” come ci aveva assicurato il presidente Conte. Semplicemente lo stato si farà carico dei costi aggiuntivi laddove non siano possibili approvvigionamenti a basso prezzo. È giusto? Può esserlo sicuramente nulla da ridire, però bisogna essere trasparenti. Bisogna spiegarlo che non c’è nessuna vittoria sugli speculatori e che il costo sarà semplicemente girato alla fiscalità generale (cioè a tutti noi). Ma soprattutto, perché non spiegare ai cittadini perché non è stato fissato due mesi fa un prezzo imposto? Quando la speculazione era ancora maggiore e riguardava anche i disinfettanti? Vi spiego io anche questa cosa: due mesi fa sarebbe costato alla fiscalità generale ancora di più e non ci sarebbe stato lo stesso alcun effetto sulla scarsità.
Inoltre lo stato, come ci spiega Arcuri, ha anche dato incentivi a imprese italiane (altri soldi dalla fiscalità generale) per produrre mascherine. In particolare:
“Ieri abbiamo chiamato le 106 imprese che sono state incentivate con Cura Italia, li abbiamo assicurati che compreremo tutto quello che produrranno”.
È giusto? Può esserlo, anche se vorrei sapere in cosa consistono esattamente questi accordi, abbiamo assicurato delle imprese che compreremo tutto quello che produrranno per quanto tempo e a quale prezzo? Il rischio che tra qualche mese le mascherine saranno disponibili a 10 centesimi, mentre noi le pagheremo 40 per onorare accordi pregressi con queste imprese. Possiamo sapere per quanto tempo ci siamo impegnati? Lo dico solo perché vorrei che ci fosse trasparenza e per spiegare alle persone il prezzo di ogni scelta invece di sventolate sempre e solo il feticcio dei “libberisti”.
La conferenza stampa continua (sorvoliamo sulle spiegazioni maccheroniche del funzionamento del mercato che fanno torto alla sua laurea in economia) e Arcuri pare voler togliersi qualche sassolino dalle scarpe per le critiche ricevute nelle ultime settimane (non solo dai “libberisti”) sulla mancanza di mascherine e altri dispositivi:
“Nei magazzini delle regioni ne giacciono 47 milioni, tradotto ne abbiamo distribuite di più di quelle che servivano e le regioni illuminate, che ringrazio per la collaborazione che ci danno, ne hanno messa da parte una quota…”
E poi
“Da lunedì noi potremo distribuirne se serviranno 12 milioni al giorno, tre volte l’attuale fornitura che è superiore alla richiesta tant’è che ci sono i magazzini sono pieni. E poi da giugno 18 milioni, dal mese di luglio 25 milioni, a settembre 30 milioni al giorno”
Tutto questo ci fa molto piacere, ma se le regioni hanno molte più mascherine di quelle che servono e le fondamenta dei nostri magazzini stanno cedendo sotto il peso di un eccesso di mascherine inutilizzate, perché fissare il prezzo imposto a 50 centesimi? Regaliamole a tutti no? Soprattutto perché lo stato continuerà a comprare tutte le mascherine disponibili sul mercato a qualunque prezzo? Forse Arcuri confonde il fabbisogno degli operatori sanitari con quello dei cittadini quando dice che 12 milioni al giorno è tre volte il fabbisogno che abbiamo? Forse non è sicuro di conseguire questi obiettivi? Non sarebbe il caso di essere più chiari? Vuoi vedere che qualche giornalista curioso chiede spiegazioni? Ah no! Dimenticavo che i giornalisti italiani non amano chiedere spiegazioni.
Arcuri continua con una precisa stoccata indovinate contro chi? Sì, contro i “libberisti”:
“Pensate, e poi non polemizzo più, è un numero sufficiente perché anche i liberisti dai loro divani potranno avere le mascherine”.
È evidente che per Arcuri i “libberisti” non deambulano e stanno sempre seduti sui divani col bicchiere pieno. In alcuni passaggi poi si abbandona alla retorica più bieca dimenticando di non essere un politico, roba che neanche un Di Maio o un Salvini in forma smagliante:
“È come sempre succede queste voci e queste urla hanno sovrastato il silenzio dei cittadini che sono soddisfatti”.
Le voci e le urla ovviamente sono quelle dei “libberisti”, i cittadini soddisfatti sono quelli che avranno le mascherine.
A fine conferenza Arcuri parla di accordi da concludere con Federfarma e Assofarm, accordi che, ma non lo dice chiaramente, dovranno appunto sistemare la piccola questione delle mascherine che i farmacisti hanno comprato o compreranno a più di 50 centesimi. Pare, infatti, che le farmacie continueranno ad avere un ruolo centrale per la venduta delle mascherine, il che ci pare strano visto che abbiamo e avremo sempre più magazzini sul punto di esplodere.
Per concludere: in caso di scarsità di una merce fissare un prezzo imposto tende a ridurre la disponibilità di quel prodotto e non può eliminare la speculazione (qualcuno lo spieghi al presidente Conte), tuttavia lo stato può decidere di calmierare il prezzo a spese della fiscalità generale. I soldi da qualche parte devono uscire, nel breve periodo non si può porre rimedio agli effetti della scarsità (prezzo e disponibilità) né con una legge né con un’ordinanza. Vi giuro che funziona così, non è colpa dei “libberisti”.