Mario Borghezio e l’accusa di furto all’Archivio di Stato di Torino

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-30

Un funzionario dell’Archivio accusa il politico, appassionato di storia, di avere cercato di portarsi a casa alcuni documenti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Lui risponde che è tutto un equivoco

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La procura di Torino indaga per un presunto tentativo di sottrarre alcuni documenti dall’Archivio di Stato di Torino. Protagonista della vicenda Mario Borghezio, storico esponente della Lega a lungo deputato e parlamentare europeo. Un funzionario dell’Archivio accusa il politico, appassionato di storia, di avere cercato di portarsi a casa alcuni documenti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale e relative alle misure di prevenzione dei bombardamenti.

Mario Borghezio e l’accusa di furto all’Archivio di Stato di Torino

Un “equivoco” per Borghezio, che a suo dire voleva soltanto fotocopiare le carte, anche se il regolamento non lo prevede. L’episodio è stato segnalato ai carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale (Tpc). E ora, a fare luce sulla vicenda, sarà la Procura di Torino, intenzionata a capire se l’ex parlamentare ha agito realmente in ‘buona fede’.

Nel maggio scorso Borghezio, non ricandidato all’europarlamento per decisione di Matteo Salvini, si lamentava con il Corriere della Sera delle querele e dei risarcimenti pagati:

Non sarà che lei è troppo a destra perfino per Salvini?
«Ma va! Ripeto: rispetto a Salvini io sembro Rumor!»

Questa poi!
«È così! Soprattutto dopo gli esborsi ai quali mi ha costretto l ’obiettivissima magistratura italiana…In un anno ho dovuto tirar fuori poco meno di 100.000 euro».

Per le querele?
«Ne ho dovuti pagare 40.000 a dei nomadi che non hanno i soldi per i bambini ma erano forniti di avvocati di prim’ordine. E 58.500 alla signora Cécile Kyenge…».

Ci credo: l’aveva chiamata «Bonga Bonga» dicendo che voleva «imporre le sue tradizioni tribali in Italia»!
«Ora capisce che su argomenti così, che abbiano una vaghissima attinenza con razzismo o xenofobia, quando parlo sono la controfigura moderata di un doroteo».

Borghezio confessava all’epoca tranquillamente che ora non diceva più cose razziste perché sennò finiva nei guai.

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